Il ruolo della TARE nella terapia dell'epatocarcinoma

Il ruolo della TARE nella terapia dell'epatocarcinoma

Informazioni sul documento

Autore

Grazia Levrero

Scuola

Università Degli Studi Di Genova

Specialità Medicina E Chirurgia
Anno di pubblicazione 2019/2020
Luogo Genova
Tipo di documento Tesi
Lingua Italian
Numero di pagine 76
Formato
Dimensione 1.23 MB
  • Carcinoma epatocellulare
  • Radioembolizzazione
  • Terapia dell'epatocarcinoma

Riassunto

I. Introduzione

Il carcinoma epatocellulare (HCC) rappresenta il tumore maligno primitivo più comune del fegato, con un'incidenza in costante aumento a livello globale. La maggior parte dei casi viene diagnosticata in stadi avanzati, rendendo difficile l'accesso a terapie radicali. La TARE (Trans-Arterial Radioembolization) emerge come una valida alternativa terapeutica, particolarmente per i pazienti non candidabili a trapianto. Questa tecnica prevede l'iniezione di microparticelle caricate con un radioisotopo, che emettono radiazioni β, distruggendo le cellule tumorali. La letteratura suggerisce che la TARE possa offrire risultati comparabili alle terapie tradizionali, con una tollerabilità migliore. L'obiettivo di questo studio è valutare l'efficacia della TARE in pazienti trattati presso l'Ospedale San Martino, analizzando dati clinici e demografici per determinare la sopravvivenza e la risposta al trattamento.

II. Epidemiologia

L'HCC è la quinta neoplasia più frequente al mondo e la seconda causa di morte per tumore. L'incidenza varia significativamente a livello globale, con tassi più elevati in Asia e Africa sub-sahariana. In Italia, nel 2018, sono stati registrati circa 12.800 nuovi casi, con una predominanza nel sesso maschile. La sopravvivenza a 5 anni per i pazienti con HCC è solo del 20%, evidenziando la gravità della malattia. La variabilità geografica è influenzata da fattori eziologici, tra cui età, sesso e fattori infettivi. La comprensione di queste dinamiche epidemiologiche è cruciale per sviluppare strategie di prevenzione e trattamento efficaci.

III. Eziologia

La cirrosi epatica è il principale fattore di rischio per lo sviluppo dell'HCC, presente in oltre il 90% dei pazienti. Le infezioni da virus dell'epatite B e C, l'abuso di alcol e la steatoepatite non alcolica sono le cause più comuni di epatopatia. In Italia, l'HCV è responsabile di circa la metà dei casi di cirrosi e HCC. La capacità del virus dell'epatite B di integrarsi nel genoma cellulare rappresenta un meccanismo carcinogenetico significativo. Altri fattori di rischio, sebbene meno comuni, includono l'esposizione a tossici e condizioni genetiche. La consapevolezza di questi fattori è fondamentale per la diagnosi precoce e la gestione dell'HCC.

IV. Opzioni terapeutiche

Le opzioni terapeutiche per l'HCC includono la resezione epatica, il trapianto di fegato e le terapie ablative. La TARE si inserisce tra le terapie loco-regionali, offrendo un'alternativa per i pazienti non idonei a interventi chirurgici. La selezione dei pazienti è cruciale per il successo della TARE, che richiede una valutazione attenta delle condizioni cliniche e della stadiazione della malattia. La letteratura suggerisce che la TARE possa migliorare la qualità della vita e la sopravvivenza nei pazienti con HCC in stadi avanzati. La continua ricerca e l'analisi dei risultati clinici sono essenziali per ottimizzare l'uso di questa terapia.

Riferimento del documento

  • Il ruolo della TARE (Trans-Arterial Radioembolization) nella terapia dell’epatocarcinoma (Grazia Levrero)
  • Epidemiologia del carcinoma epatocellulare
  • Eziologia del carcinoma epatocellulare
  • Complicanze della radioembolizzazione
  • Follow up e valutazione della risposta radiologica