
Forze armate e storia turca (1980-2010)
Informazioni sul documento
Scuola | Università di Venezia |
Specialità | Asia Meridionale e Occidentale: Lingue, Culture e Istituzioni |
Tipo di documento | Tesi di Laurea |
Luogo | Venezia |
Lingua | Italian |
Formato | |
Dimensione | 630.39 KB |
Riassunto
I.Il Governo di Atatürk e la Nascita di un Identità Turca Secolare
Questo capitolo analizza il periodo 1923-1938, governato da Atatürk, focalizzandosi sulla costruzione di una Repubblica turca secolare. Atatürk, leader del CHP (Partito Repubblicano del Popolo), attuò profonde riforme per separare lo Stato dalla religione, abolendo il Califfato e le corti islamiche. La turchizzazione del culto (traduzione del Corano in turco, utilizzo del turco negli appelli alla preghiera) e l'adozione del codice civile svizzero segnano un radicale cambiamento nella vita sociale e familiare, introducendo il divieto di poligamia e il ripudio. L'introduzione del calendario gregoriano, dell'alfabeto latino e del sistema metrico decimale completano la modernizzazione del paese. L'identità turca, in precedenza legata alla religione nell'Impero Ottomano, viene ridefinita in chiave nazionalista kemalista, fondata sull'etnia turca e sull'allontanamento dalle altre comunità ottomane. Questo processo di costruzione di una nuova identità turca avviene anche attraverso l'abolizione di titoli e l'adozione di cognomi. Kemal Atatürk, quindi, diviene il simbolo di questa nuova nazione. Questo processo contribuisce significativamente alla definizione del secolarismo in Turchia.
1. La Fondazione della Repubblica Turca e il Ruolo di Atatürk
La sezione descrive la nascita della Repubblica Turca nel 1923, dopo la sconfitta dell'Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale. Mustafa Kemal, futuro Atatürk, guida la lotta di liberazione nazionale e diventa il primo presidente, assumendo anche la leadership del CHP (Partito Repubblicano del Popolo), l'unico partito al potere fino al 1945. Inizialmente, Atatürk consolida il suo potere rimuovendo l'opposizione interna all'esercito, gestendo le divergenze su quale tipo di governo adottare. La sua ideologia, il Kemalismo, si caratterizza per un tentativo di sintesi tra Occidente e Islam, mirando a riformare quest'ultimo e a limitarne l'influenza nella vita pubblica. La turchizzazione delle pratiche del culto (passaggio dall'arabo al turco negli appelli alla preghiera e nei sermoni, traduzione del Corano) ne è un esempio. Viene inoltre approvata una “Legge sulle associazioni” che vieta la creazione di gruppi basati su sette religiose, e la Costituzione proibisce qualsiasi atto contro il secolarismo, impedendo ai partiti di cercare supporto religioso. Il secolarismo in Turchia, in questa fase, viene fortemente promosso.
2. Riforme Kemalisate Secolarizzazione e Modernizzazione
Questo paragrafo approfondisce le riforme di Atatürk per creare uno Stato laico e modernizzare la Turchia. L'abolizione del Califfato (1924) e del Sultanato (1922), la soppressione del Seyh-ül-Islam (capo dell'ufficio per l'istruzione religiosa) e del ministro della Şeriat, nonché la chiusura delle medrese e delle corti islamiche, rappresentano una drastica riduzione dell'influenza delle istituzioni religiose. Nel 1928 l'Islam viene rimosso dalla Costituzione, sostituito dal secolarismo nel 1937. La modernizzazione investe anche il sistema legale: il nuovo Codice Civile del 1926, ispirato a quello svizzero, introduce cambiamenti radicali, come il divieto di poligamia e di ripudio, garantendo pari diritti a uomini e donne in caso di divorzio e la libertà di cambiare religione. L'adozione del calendario gregoriano, dell'orologio a 24 ore, del sistema metrico decimale e dell'alfabeto latino sottolineano la volontà di allineamento con gli standard occidentali. L'imposizione di cognomi e l'abbandono dei titoli imperiali completano il processo di costruzione di una nuova identità nazionale, basata sull'etnia turca e sul distacco dall'eredità ottomana. Atatürk, cambiando il suo nome da Kemal ad Atatürk (“Padre dei Turchi”), diventa il simbolo di questa trasformazione. La costruzione della moderna identità turca è un processo complesso e basato sul superamento del passato ottomano.
3. La Nuova Identità Turca Un Processo di Esclusione e Ricostruzione Nazionale
Questa sezione analizza il processo di costruzione di una nuova identità nazionale turca sotto Atatürk. Si sottolinea come il concetto di identità basato sull'etnia turca fosse estraneo alla popolazione dell'Impero Ottomano, dove la religione giocava un ruolo predominante. La nuova identità, quindi, viene costruita in negativo, attraverso il distacco dalle altre comunità ottomane. Il regime dei Giovani Turchi accelera questo processo di esclusione, lasciando come elemento propriamente “turco” solo lo stato territoriale. La minacciata integrità territoriale, dopo la Prima Guerra Mondiale, viene salvaguardata e legittimata da un gruppo ristretto di ufficiali militari. Questo gruppo, una volta assicurato il territorio, tenta di plasmarlo a immagine della civiltà europeo-occidentale, ricostruendo il territorio, la nazione e la sua legittimità. La formazione della nuova identità nazionale si basa quindi su un processo di esclusione e ridefinizione dei confini nazionali. Il Kemalismo gioca un ruolo cruciale in questo processo di costruzione di un nuovo concetto di nazione turca.
II.Dal Multipartitismo ai Colpi di Stato La Crisi della Democrazia Turca
La morte di Atatürk nel 1938 segna l'inizio di un periodo di transizione verso il multipartitismo, con İnönü che continua la sua politica. La nascita del Partito Democratico (DP), guidato da Adnan Menderes, porta alla competizione elettorale (vincendo le elezioni del '50, '54 e '57). L'analisi di autori come Heper e Keyman evidenzia il clientelismo come fattore di instabilità politica. L'inefficienza delle politiche dei partiti e la crescente polarizzazione politica, conduce ai colpi di stato del 1960, 1971 e 1980, evidenziando la debolezza cronica del potere civile e la persistente influenza dei militari nella politica turca. Il colpo di stato del 1980, in particolare, porta alla creazione del Consiglio di Sicurezza Nazionale (MGK), istituzionalizzando l'intervento militare nella politica. L'elezione di Turgut Özal come Presidente nel 1989 e la sua politica economica liberista, pur portando a crescita economica, è segnata da scandali di corruzione. La gestione della questione curda, con l'iniziale apertura e il successivo ritorno al conflitto armato, rappresenta un altro elemento di instabilità. La successiva leadership di Tansu Çiller, prima donna Primo Ministro, non riesce a evitare l'intervento militare del 1997.
1. La Transizione al Multipartitismo e l Emergere del Partito Democratico
Dopo la morte di Atatürk nel 1938, İnönü, suo fedelissimo, prosegue la guida del paese. Nel 1946, si compie la transizione al multipartitismo, con la nascita del Partito Democratico (DP) come principale forza di opposizione al CHP. Guidato da Adnan Menderes, il DP adotta i principi kemalisti ma con un'enfasi populista sulla sovranità nazionale e su scelte politiche dal basso. L'abolizione di articoli costituzionali che vietavano la formazione di associazioni basate su distinzioni di classe o regione, porta alla nascita di partiti di ispirazione socialista e comunista. Le prime elezioni multipartitiche nel 1946 vedono la vittoria del CHP, ma le successive elezioni del 1950, 1954 e 1957 sanciscono la vittoria del DP, che interpreta il Kemalismo in modo più flessibile rispetto al CHP, accusato di rigidità e di un approccio anacronistico. Il DP si propone di creare le sovrastrutture per lo sviluppo del paese, promettendo di trasformarlo in una “piccola America” in una generazione, focalizzandosi sull'industrializzazione e sull'espansione delle infrastrutture. Questa fase di sviluppo economico, però, non è priva di problemi, come evidenziato dalle analisi di Heper e Keyman sul clientelismo come fattore di inefficienza politica e mancanza di pianificazione a lungo termine.
2. L Inefficienza Politica e i Colpi di Stato Militari
La crescente inefficienza delle politiche dei partiti, aggravata dal clientelismo, contribuisce alla crescente instabilità politica che culmina nei colpi di stato militari. Il primo intervento militare significativo si verifica nel 1960, seguito da altri nel 1971 e nel 1980. Questi eventi dimostrano la fragilità del sistema democratico e la persistente influenza dei militari nella politica turca. Il colpo di stato del 1980, in particolare, è un intervento radicale volto alla ricostruzione del sistema politico, ma la sua attuazione avviene con metodi repressivi, caratterizzati da imprigionamenti, torture e censura. Il periodo post-colpo di stato vede la creazione di nuove istituzioni come il Consiglio di Sicurezza Nazionale (MGK), che formalizza l'intervento militare nelle decisioni politiche, garantendo ai militari un ruolo di supervisione e controllo sul governo civile. Questo periodo evidenzia la debolezza cronica del potere civile e il conseguente deficit di governabilità, con il TSK (Forze Armate Turche) che si pone come garante dell'ordine e della stabilità, sebbene con metodi antidemocratici.
3. Il Governo Özal e l Influenza Continua dei Militari
Il periodo successivo al colpo di stato del 1980 vede l'ascesa di Turgut Özal, inizialmente come vice primo ministro responsabile dell'economia, poi come presidente della Repubblica nel 1989. Özal adotta politiche economiche liberiste, con campagne di privatizzazione delle industrie di Stato, ma il suo governo è anche segnato da scandali di corruzione legati ad appalti pubblici. La gestione della questione curda mostra un iniziale tentativo di apertura seguito da un ritorno al conflitto armato, dimostrando l'influenza dei militari nelle decisioni governative. Dopo la morte di Özal nel 1993, Süleyman Demirel gli succede alla presidenza, tornando ad abbracciare i valori kemalisti e la ragion di Stato. La nomina di Tansu Çiller come Primo Ministro, la prima donna a ricoprire tale ruolo, è un tentativo di dare un'immagine moderna e occidentale al paese. Il suo governo, però, si regge su una fragile coalizione e subisce forti pressioni da parte degli ufficiali. L'intervento militare del 1997, considerato il primo colpo di stato “post-moderno”, dimostra la persistente influenza dei militari, anche se in una forma meno diretta rispetto ai precedenti interventi. Questo intervento, scatenato da eventi come la manifestazione di Sincan e la formazione dell'“Unità Operativa Occidentale”, mirava a contrastare le presunte minacce fondamentaliste allo stato.
III.L Ascesa dell AKP e il Tentativo di Riforma Democratica
L'arrivo dell'AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo), guidato da Recep Tayyip Erdoğan, nel 2002 segna una svolta nella politica turca. L'AKP, pur avendo radici islamiche, si presenta come partito favorevole all'ingresso nella UE e si impegna in una serie di riforme volte ad allontanare l'esercito dalla politica. L'ideologia dell'AKP, definita “democrazia conservatrice”, si distingue da quella dei precedenti partiti islamici, enfatizzando il libero mercato, i diritti umani e il secolarismo (inteso in forma 'passiva'), pur mantenendo un'influenza religiosa. Le riforme legislative, tra cui l'abolizione della pena di morte e l'armonizzazione con gli standard europei (pacchetti di armonizzazione), mirano a rafforzare lo stato di diritto e a limitare il potere dei militari. L'espansione del partito, le vittorie elettorali e la nuova politica estera turca promuovono una maggiore presenza regionale e un ruolo di mediazione tra Oriente e Occidente. La questione curda rimane un punto cruciale, con l'AKP che cerca un approccio più conciliante, anche se la questione del velo crea forti tensioni con l'establishment secolare. La gestione degli accordi internazionali e l’influenza della Commissione europea influenzano costantemente le riforme e l’apertura dei negoziati con la Turchia. La crisi politica del 2007 in seguito alla candidatura di Abdullah Gül alla presidenza della Repubblica evidenzia ancora una volta la tensione tra forze secolari e religiose e il ruolo del TSK (Forze Armate Turche). Il referendum del 2010 e le successive riforme costituzionali segnano un tentativo di bilanciare i poteri, limitare il potere dei militari e affrontare questioni come i diritti dei curdi e la libertà religiosa.
1. L Ascesa dell AKP e la sua Ideologia Democrazia Conservatrice
L'arrivo dell'AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) nel 2002 segna una svolta nella politica turca. Forte di un ampio sostegno elettorale, l'AKP, pur avendo radici islamiche, si presenta come un partito liberale e favorevole all'ingresso nella UE. La sua ideologia, definita “democrazia conservatrice”, si differenzia da quella dei precedenti partiti islamici. L'AKP enfatizza la centralità dell'individuo, l'economia di libero mercato, una forte società civile, il dialogo, la tolleranza e i diritti umani universali. A differenza dei partiti islamici precedenti, l'AKP si dichiara apertamente favorevole al secolarismo, visto come condizione essenziale per la democrazia e garanzia di libertà di religione e coscienza. Il partito si richiama esplicitamente ai principi e alle riforme di Atatürk, ma interpreta il conservatorismo come la preservazione di valori e non di istituzioni esistenti. Il programma dell'AKP, intitolato “Programma di democrazia e sviluppo”, promette di elevare gli standard dei diritti umani in linea con la Dichiarazione internazionale dei diritti dell'uomo e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Studiosi come Hale e Özbudun distinguono tra un secolarismo assertivo e uno passivo: l'AKP sembra propendere per una visione più passiva, a differenza del secolarismo assertivo tipico del Kemalismo.
2. Riforme dell AKP e il Nuovo Bilanciamento dei Poteri
Durante i suoi anni di governo, l'AKP, con l'appoggio del CHP e seguendo le linee europee, ha promosso un'intensa opera di revisioni costituzionali e cambiamenti legislativi. Nel 2004, entrano in vigore numerosi emendamenti: viene abolita la pena di morte, gli accordi internazionali hanno precedenza sulle leggi nazionali in caso di conflitto, e viene rimosso il rappresentante delle Forze Armate dal Consiglio dell'Istruzione Superiore. Queste e altre riforme mirano a cambiare sostanzialmente il ruolo e il peso politico dei militari, delineando un nuovo bilanciamento di poteri tra governo e TSK (Forze Armate Turche). Dal 2002 al 2004, vengono adottati pacchetti di armonizzazione con gli standard di Copenaghen del 1999, riguardanti la libertà di pensiero, di associazione e di religione, la prevenzione della tortura, i diritti dei minori e le relazioni tra civili e militari. L'AKP ha inoltre inaugurato una nuova fase della politica estera turca, promuovendo un ruolo di ponte tra Oriente e Occidente e cercando una maggiore cooperazione con i paesi confinanti. La pubblicazione “Profondità strategica” di Ahmet Davutoğlu (poi ministro degli Esteri) illustra questa nuova visione geopolitica.
3. La Questione Curda le Relazioni con l UE e la Crisi del 2007
La questione curda rimane un nodo cruciale per l'AKP, che, per la prima volta, propone un approccio diverso, anche grazie alla presenza di numerosi parlamentari curdi tra le sue file. Le riforme promosse dai negoziati con l'UE garantiscono maggiori diritti alla minoranza curda (es. canale TV in lingua curda nel 2009). Le relazioni con l'Unione Europea sono strettamente legate alle riforme dell'AKP, con la Commissione europea che nel 2004 dà parere favorevole all'apertura dei negoziati di adesione. Tuttavia, il processo subisce rallentamenti a causa della questione cipriota, delle richieste europee su diritti umani, il riconoscimento dei curdi come minoranza e del genocidio armeno. Un forte conflitto emerge nel 2007 con la crisi istituzionale causata dalla candidatura di Abdullah Gül, membro dell'AKP, alla presidenza. La resistenza delle forze secolari, sostenuta anche da parte dei militari (come le dichiarazioni del generale Büyükanıt), evidenzia i timori di una possibile islamizzazione del paese e la preoccupazione per l'ampio potere discrezionale del Presidente. La presenza di mogli velate di esponenti AKP in occasioni ufficiali accentua le tensioni, riflettendo il dibattito sul divieto di indossare il velo nelle istituzioni. Questo evento mette in luce il conflitto tra forze laiche e religiose in Turchia, e il ruolo del TSK nel preservare un sistema secolare.