
Costituzione cubana: storia e geopolitica
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Riassunto
I.L Ascesa di Cuba e la Crisi di San Domingo
Tra il XIX e il XX secolo, Cuba acquisì notevole importanza economica a seguito del declino di Haiti (San Domingo), precedentemente la principale produttrice di zucchero dei Caraibi. Questa crisi, causata dalla rivolta degli schiavi, offrì a Cuba l'opportunità di rimpiazzare Haiti come fornitore europeo di zucchero. L'aumento della produzione saccarifera cubana, però, fu strettamente legato all'importazione di schiavi africani, autorizzata dalla Spagna nel 1791, trasformando l'isola in una vera e propria "prigione di zucchero". L'isolamento della Spagna, dovuto alla Rivoluzione Francese e alle guerre napoleoniche, favorì lo sviluppo di intensi rapporti commerciali con gli Stati Uniti.
1. Il Declino di Haiti e l Opportunità per Cuba
Il periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo vide Cuba assumere un'importanza crescente sulla scena internazionale, grazie soprattutto alla crisi che colpì Haiti (o Saint-Domingue). Precedentemente principale produttrice di zucchero nei Caraibi, Haiti subì un forte declino a causa della rivolta degli schiavi. Questo evento rappresentò un'insperata opportunità per Cuba, che riuscì rapidamente a supplire alla mancanza di zucchero sul mercato europeo, diventando il principale fornitore. Questo rapido sviluppo economico cubano, però, fu strettamente legato ad un elemento oscuro: l'aumento della produzione di zucchero fu possibile solo grazie ad una massiccia importazione di schiavi dall'Africa, inizialmente limitata ma poi liberalizzata dalla corona spagnola nel 1791. Questa politica trasformò l'isola in una “prigione di zucchero”, un'immagine forte che evidenzia l'aspetto spietato di tale crescita economica. Un ulteriore fattore chiave fu l'isolamento della Spagna dalle sue colonie a causa del caos in Europa (Rivoluzione Francese e Guerre Napoleoniche), che spinse Cuba a stringere forti legami commerciali con gli Stati Uniti, aprendo la strada a una complessa rete di relazioni internazionali.
2. L Isolamento Spagnolo e i Rapporti con gli Stati Uniti
L'isolamento della Spagna, conseguente alle turbolenze in Europa, ebbe un impatto significativo sulla situazione politica ed economica di Cuba. La madrepatria, sempre più debole e disinteressata alle complesse dinamiche delle sue colonie americane, iniziò a relegare i rapporti con Cuba a un mero aspetto economico, imponendo pesanti restrizioni commerciali. Questa politica provocò un crescente malcontento tra la nascente aristocrazia creola cubana, che sentiva sempre di più la mancanza di una reale rappresentanza politica. I timori dei creoli si concretizzarono con la soppressione della rappresentanza cubana nelle Cortes, nonostante le previsioni della Costituzione di Cadice del 1812 (ripristinata tra il 1836 e il 1837). Questa mancanza di voce politica, unita alle crescenti difficoltà economiche, gettò le basi per un futuro di tensioni e rivendicazioni d'indipendenza. Il contrasto tra la volontà della Spagna di mantenere un controllo economico sull'isola e l'aspirazione dei creoli a una maggiore autonomia politica e commerciale costituisce un elemento cruciale nella comprensione delle cause che portarono alle successive rivolte e guerre d'indipendenza.
II.La Guerra dei Dieci Anni e l Indipendenza Cubana
Le crescenti restrizioni economiche imposte dalla Spagna e la mancanza di rappresentanza politica (soppressione della rappresentanza cubana nelle Cortes) portarono all'insurrezione cubana del 1868, nota come Guerra dei Dieci Anni o Prima guerra di indipendenza cubana (1868-1878). Guidata da Carlos Manuel de Céspedes y Quesada, la rivolta mirava alla creazione di una repubblica indipendente con suffragio universale e abolizione della schiavitù. La Costituzione di Guáimaro fu la prima carta costituzionale di questo periodo, seppur provvisoria, e dichiarava la libertà di tutti gli abitanti della Repubblica. Gli scontri si concentrarono principalmente nella parte orientale dell'isola.
1. Le Cause della Guerra dei Dieci Anni
La Guerra dei Dieci Anni (1868-1878), o Prima guerra d'indipendenza cubana, fu scatenata da una serie di fattori che alimentarono il crescente malcontento tra i ceti medio-alti cubani. Le nuove strette politiche ed economiche imposte dalla Spagna, ormai in declino, crearono un clima di tensione e frustrazione. La mancanza di rappresentanza politica, con la Spagna che tolse ai cubani la rappresentanza nelle Cortes nonostante le previsioni della Costituzione di Cadice del 1812, aggravò la situazione. L'arbitrario governo spagnolo, la corruzione, l'elevata tassazione e la soppressione delle libertà politiche (di riunione e di petizione), furono tra le principali cause della sollevazione, come evidenziato nel manifesto diffuso da Céspedes. Questi elementi, uniti alla volontà di una porzione sempre maggiore della popolazione di ottenere l'indipendenza, portarono alla ribellione armata, segnando un momento cruciale nella storia di Cuba.
2. La Leadership di Céspedes e gli Obiettivi Indipendentistici
La guida del movimento indipendentista fu assunta da Carlos Manuel de Céspedes y Quesada, un ricco proprietario terriero dell'est dell'isola. Céspedes, dopo aver incitato i cubani alla ribellione, compì un gesto simbolico e di grande impatto: liberò i suoi schiavi, arruolandoli nell'esercito rivoluzionario. Questo atto sottolineava uno degli obiettivi principali della ribellione: l'emancipazione degli schiavi. Nel suo manifesto, Céspedes esplicitò le cause della sollevazione, sottolineando l'arbitrarietà e la corruzione del governo spagnolo, l'eccessiva tassazione e la privazione delle libertà politiche. L'obiettivo finale era la creazione di una repubblica indipendente basata sul suffragio universale e sull'abolizione della schiavitù. In questo contesto si inserisce la prima esperienza costituzionale del periodo: la Carta di Guáimaro. Questa costituzione, composta da soli ventinove articoli, rappresentò un tentativo di fornire una base amministrativa per i territori controllati dai ribelli, contenendo tra le altre disposizioni, una dichiarazione sulla libertà di tutti gli abitanti della Repubblica (art. 24). Céspedes, divenuto capo di un governo provvisorio, decretò la distruzione delle piantagioni di zucchero per spingere gli schiavi a unirsi alla lotta per l'indipendenza, dimostrando la volontà di rompere con il sistema economico esistente.
3. Gli Scontri Armati e il Limite Territoriale
Sebbene la parte orientale di Cuba fosse sotto il quasi totale controllo dei ribelli, la Guerra dei Dieci Anni non riuscì a conseguire una vittoria decisiva. Gli scontri rimasero concentrati principalmente nella zona orientale, più povera e meno integrata nel commercio internazionale. La difficoltà dei ribelli di infliggere sconfitte significative alle forze spagnole nella parte occidentale dell'isola, il cuore della produzione dello zucchero, fu un fattore determinante per l'esito del conflitto. Questo limite territoriale sottolinea la difficoltà di una rivolta che, pur ottenendo significativi successi in alcune zone, non riuscì a scalfire seriamente il potere spagnolo in tutto il paese. La mancata riconoscenza internazionale della causa dei belligeranti cubani da parte delle potenze estere, inoltre, limitò ulteriormente le possibilità di successo della rivolta, rendendo ancora più difficile ottenere un cambiamento significativo nello scenario politico cubano.
III.La Guerra di Indipendenza e l Intervento Americano
La seconda guerra di indipendenza cubana (1895-1898) vide la partecipazione di figure chiave come José Martí (fondatore del Partito Rivoluzionario Cubano nel 1892) e Máximo Gómez e Antonio Maceo. L'affondamento della corazzata statunitense Maine nell'Avana nel 1898, seppur controverso, servì come pretesto per l'intervento degli Stati Uniti, motivato da interessi economici (investimenti nel settore dello zucchero) e geopolitici (controllo dell'istmo americano e del Canale di Panamá). La guerra concluse con la vittoria statunitense e la fine della dominazione spagnola a Cuba, Portorico, Filippine e Guam.
1. La Guerra di Indipendenza Cubana 1895 1898 Contesto e Leader
La guerra contro la Spagna riprese nel 1895, guidata da figure chiave del movimento indipendentista cubano. José Martí, esule negli Stati Uniti e fondatore del Partito Rivoluzionario Cubano (PRC) nel 1892, giocò un ruolo fondamentale nella pianificazione della rivolta. La guerra iniziò in tre punti diversi della parte orientale dell'isola, ma si rivelò più lunga e complessa del previsto. Martí stesso perse la vita nel maggio del 1895. Il comando passò quindi a Máximo Gómez e Antonio Maceo, che estesero le operazioni anche nella parte occidentale di Cuba, cuore della produzione dello zucchero. In questo contesto, nel settembre 1895, un'assemblea costituente elaborò la Costituzione di Jimaguayú, di carattere provvisorio, valida solo per il periodo bellico. Successivamente, nel 1897, venne promulgata la Costituzione di La Yaya, più dettagliata, anch'essa temporanea. Entrambe prevedevano un governo di sei membri e un'assemblea con ampi poteri, garantendo notevole autonomia all'esercito. La Costituzione di La Yaya, inoltre, includeva una dichiarazione dei diritti individuali, tra cui libertà di espressione, associazione, petizione e culto, e il divieto di condanna per leggi successive al fatto.
2. L Intervento degli Stati Uniti Interessi Economici e Geopolitici
L'intervento degli Stati Uniti nel conflitto cubano, spesso attribuito all'affondamento della corazzata Maine nell'Avana (febbraio 1898), fu in realtà motivato da fattori più complessi. Gli Stati Uniti avevano crescenti interessi economici a Cuba, con significativi investimenti nel settore dello zucchero. A questi si aggiungevano interessi geopolitici, legati al controllo dell'istmo americano per la costruzione del Canale di Panamá e alla difesa degli stati del sud-est. Il debole dominio spagnolo, precedentemente non considerato una minaccia per la penetrazione economica statunitense, divenne un problema con la crescente possibilità di una vittoria degli indipendentisti cubani. Questo portò gli Stati Uniti a un cambio di rotta, attuato anche tramite una campagna di persuasione dell'opinione pubblica condotta dalla stampa americana prima delle elezioni presidenziali del 1896, che portarono all'elezione di McKinley. Con il pretesto dell'affondamento del Maine, gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Spagna nell'aprile del 1898, segnando un punto di svolta nella storia di Cuba.
3. La Vittoria degli Stati Uniti e il Protettotorato
La guerra tra Stati Uniti e Spagna, tra una potenza emergente e una in declino, terminò rapidamente con la vittoria statunitense. In poco più di tre mesi, gli Stati Uniti sconfissero gli spagnoli. La pace di Parigi (dicembre 1898), alla quale non parteciparono rappresentanti cubani, sancì la fine della presenza spagnola a Cuba, Portorico, Filippine e Guam, che passarono sotto il controllo americano. Nel caso di Cuba, l'emendamento Teller alla joint resolution del Congresso statunitense impediva l'annessione dell'isola, ma di fatto Cuba divenne un protettorato americano. Questo evidenzia la complessità dell'intervento statunitense, che pur dichiarando di non voler annettere Cuba, impose comunque un controllo significativo sul suo destino politico ed economico. L'assenza di rappresentanza cubana nei negoziati di pace sottolinea ulteriormente la subordinazione di Cuba agli interessi americani, segnando l'inizio di una nuova fase di dipendenza.
IV.La Repubblica di Cuba e l Influenza Statunitense
Nel 1901, sotto amministrazione militare statunitense, Cuba adottò una nuova costituzione, ispirata al modello statunitense, con separazione dei poteri e suffragio universale maschile. Tuttavia, Cuba divenne di fatto un protettorato americano, come sancito dall'emendamento Platt. Gli Stati Uniti intervennero militarmente in diverse occasioni durante le presidenze di Tomás Estrada Palma, José Miguel Gómez e Mario García Menocal, spesso a seguito di crisi politiche e instabilità interna. La presenza militare statunitense a Cuba contribuì a creare un clima di instabilità e dipendenza.
1. La Costituzione del 1901 e il Protettotorato Americano
Dopo la guerra ispano-americana e la fine della dominazione spagnola, Cuba, nel 1901, ancora sotto amministrazione militare statunitense, adottò una nuova Costituzione. Questa carta costituiva una repubblica presidenziale sul modello statunitense, caratterizzata dalla separazione dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) e dalla separazione tra Stato e Chiesa. Il suffragio universale maschile era garantito. Il presidente, eletto per un mandato di quattro anni rinnovabile una sola volta da una commissione elettorale, aveva ampi poteri, mal bilanciati da un debole parlamento bicamerale. Nonostante ciò, al parlamento era affidato il potere di riformare la Costituzione, con la necessità di una approvazione a maggioranza dei due terzi in ogni camera e una successiva ratifica da una convenzione costituzionale. Tuttavia, l'emendamento Teller alla joint resolution che autorizzava l'intervento americano impediva l'annessione di Cuba agli Stati Uniti, ma, di fatto, l'isola divenne un protettorato americano, sottolineando la forte influenza statunitense sulla neonata Repubblica.
2. Gli Interventi Statunitensi e l Instabilità Politica
L'influenza statunitense su Cuba si manifestò anche attraverso diversi interventi militari nel corso degli anni successivi alla promulgazione della Costituzione del 1901. Gli Stati Uniti rioccuparono l'isola tra il 1906 e il 1909 a seguito di un'insurrezione causata dalla contestata rielezione di Tomás Estrada Palma. Ulteriori interventi si verificarono durante le presidenze di José Miguel Gómez (soprannominato “el tiburón”) e Mario García Menocal (“el mayoral”), entrambi accusati di corruzione. Nel 1912, gli Stati Uniti intervennero in risposta a una rivolta di neri contro una legge che vietava partiti politici su base razziale, mentre nel 1917 intervennero contro una serie di frodi elettorali. In questo secondo caso, gli Stati Uniti si schierarono a fianco di Menocal, dichiarando che non avrebbero riconosciuto un governo arrivato al potere in modo extracostituzionale. Menocal, approfittando della situazione, governò in modo dittatoriale e cleptocratico fino al 1921, protetto dalla presenza di migliaia di marines statunitensi rimasti sull'isola fino al 1923. Questi interventi evidenziano come, nonostante la formale indipendenza, Cuba rimase sotto la forte influenza degli Stati Uniti, la cui presenza militare contribuiva a determinare l'assetto politico e sociale dell'isola.
3. Il Regime di Machado e la Crisi Istituzionale
La presidenza di Gerardo Machado, eletta nel 1925 con un programma nazionalista, si caratterizzò per un crescente autoritarismo ispirato al fascismo italiano. Machado, attraverso leggi che vietavano la formazione di nuovi partiti e la riorganizzazione di quelli esistenti, fece largo uso della violenza contro gli oppositori e della censura contro i giornali. Rieletto nel 1929 per un secondo mandato in elezioni senza altri candidati, Machado aumentò la durata della carica presidenziale da quattro a sei anni ed eliminò la possibilità di rielezione consecutiva. La repressione delle proteste studentesche, con la morte di Rafael Trejo nel 1930, segnò una svolta nella lotta contro il regime. Il malcontento si diffuse tra studenti, forze anti-Machado, e il partito comunista, che pianificava uno sciopero generale. Anche un gruppo borghese, chiamato “ABC”, si oppose al regime con metodi estremisti. La mediazione statunitense, seppur inefficace nel cambiare la situazione, contribuì ad evitare un ulteriore intervento militare americano, ma la successiva crisi politica portò al rovesciamento di Machado e ad un periodo di governi provvisori.
V.Il Regime di Machado e la Rivoluzione del 1933
La presidenza di Gerardo Machado, caratterizzata da autoritarismo e repressione, portò a nuove proteste, con la partecipazione attiva del Directorio Estudiantil Universitario. La mediazione statunitense, tramite Sumner Weller, portò all'insediamento di un governo provvisorio (la pentarchia), ma la situazione rimase instabile. L'ascesa di Fulgencio Batista come capo di stato maggiore segnò un ulteriore passaggio verso un nuovo regime.
1. L Ascesa e l Autoritarismo di Gerardo Machado
Eletto nel 1925 con un programma tendenzialmente nazionalista, Gerardo Machado, durante il suo mandato, abbracciò un modello autoritario ispirato al fascismo italiano. Machado represse con violenza le opposizioni politiche, vietando la formazione di nuovi partiti e riorganizzando quelli esistenti per renderli a lui fedeli. La censura colpì i giornali e la violenza fu ampiamente usata contro gli avversari politici. Approvando una legge di modifica costituzionale, Machado incrementò la durata del mandato presidenziale da 4 a 6 anni, eliminando la possibilità di rielezione consecutiva e la carica di vicepresidente. Questo gli permise di essere rieletto nel 1929 come unico candidato. Le proteste studentesche, coordinate dal Directorio Estudiantil Universitario, furono represse con forza, culminando con la morte di Rafael Trejo nel 1930. Questo evento segnò una svolta nella lotta contro il regime, spingendo studenti e altre forze anti-Machado ad adottare metodi altrettanto violenti.
2. L Opposizione a Machado Studenti Comunisti e Gruppi Borghesi
L'opposizione a Machado si articolò su diverse forze. Il Directorio Estudiantil Universitario, organizzazione studentesca, fu tra i più tenaci oppositori del regime, mostrando una determinazione che richiamava la lotta contro il precedente regime di Machado. Il Partito Comunista cubano, puntando sul coinvolgimento della classe proletaria, progettò un grande sciopero generale per paralizzare il governo. Un gruppo borghese, denominato “ABC”, organizzato in cellule e con metodi estremisti, si unì alla lotta contro il dittatore. Queste diverse forze, seppur con strategie differenti, condividevano l'obiettivo di rovesciare il regime di Machado, evidenziando la diffusa insofferenza nei confronti della sua politica autoritaria e repressiva. La varietà delle forze in opposizione sottolineava la natura multiforme del malcontento popolare, che coinvolgeva diverse classi sociali e ideologie.
3. La Caduta di Machado e l Ascesa di Batista
La mediazione statunitense, tramite il diplomatico Sumner Weller, tentò di risolvere la crisi, ma senza successo nel collaborare con il Directorio, che si considerava erede ideologico di Martí e contrario a qualsiasi intervento americano. Weller e l'esercito cubano nominarono Carlos Manuel de Céspedes (figlio del protagonista della prima guerra d'indipendenza) presidente provvisorio. Céspedes ripristinò la Costituzione precedente alle modifiche del 1928 e sciolse il Congresso di Machado. Tuttavia, questa soluzione non soddisfece gli studenti, che chiedevano una nuova costituzione, né i quadri intermedi dell'esercito, tra cui Fulgencio Batista, che temevano epurazioni e riduzione degli stipendi. Nel settembre 1933, queste fazioni rovesciarono Céspedes, installando una commissione di cinque uomini (la pentarchia), con Batista che si autoproclamò capo di stato maggiore. La pentarchia, mai riconosciuta dagli Stati Uniti, si rivelò incapace di governare, portando alla nomina di Raúl Grau San Martí come presidente provvisorio. Questa rapida successione di governi provvisori, e l'ascesa di Batista, segnarono la fine del regime di Machado e un periodo di transizione verso una nuova fase politica.
VI.Il Secondo Batistado e la Rivoluzione Castrista
Il regime di Batista, caratterizzato da elezioni truccate e repressione, fu contestato da diverse fazioni, tra cui gli studenti e il movimento guidato da Fidel Castro. L'attacco alla caserma Moncada nel 1953, pur fallito, aumentò la popolarità di Castro. La guerriglia nella Sierra Maestra, con la partecipazione di Raúl Castro ed Ernesto Guevara, culminò con la caduta di Batista nel 1959 e l'ascesa al potere di Fidel Castro. Il nuovo governo, inizialmente riconosciuto dagli Stati Uniti, intraprese una serie di riforme sociali e economiche.
1. Il Regime di Batista Repressione e Disordini Sociali
Il secondo periodo di Batista al potere (1952-1959) fu caratterizzato da un regime autoritario, con elezioni truccate (1954) e una bassa partecipazione nonostante l'obbligatorietà del voto. La repressione fu costante, con la polizia che faceva ampio uso della tortura per ottenere informazioni sugli oppositori. Numerosi disordini sociali si verificarono, organizzati da studenti (riuniti nel Directorio Revolucionario) e da gruppi politici, con alcuni militari che tentarono persino un colpo di stato nel 1956. Il Movimento 26 de Julio, guidato da Fidel Castro, rappresentava una delle principali forze di opposizione a Batista. La repressione del regime, inclusi i tentativi di infiltrazione e la tortura, non fece altro che aumentare il malcontento popolare e rafforzare la determinazione delle forze rivoluzionarie ad attuare un cambiamento. La mancanza di libertà e la violenza del regime contribuirono alla crescente polarizzazione della società cubana.
2. L Ascesa di Fidel Castro e la Guerriglia
Fidel Castro, ispirato dalle idee di José Martí e Eduardo Chibás, guidò l'assalto alla caserma Moncada nel 1953, un tentativo fallito di rovesciare Batista. Nonostante il fallimento militare, Castro guadagnò notorietà grazie alla sua arringa difensiva durante il processo (“La historia me absolverá”), accusando a sua volta il regime di Batista. Nel 1956, Castro, insieme a Raúl Castro e Ernesto Guevara, sbarcò a Cuba con lo yacht Granma, dando inizio alla guerriglia nella Sierra Maestra. Difficoltà logistiche e imprevisti ritardarono lo sbarco, impedendo il coordinamento con le forze interne e portando a una dispersione dei ribelli. Nonostante ciò, Castro e i suoi compagni crearono dei “territori liberi”, esercitando alcune funzioni tipiche dello Stato, come la raccolta delle tasse, la gestione della sanità e dell'istruzione, e l'amministrazione della giustizia. Questo approccio riuscì ad attrarre le simpatie della popolazione rurale, che si convinse della necessità di rovesciare Batista.
3. La Caduta di Batista e l Inizio della Rivoluzione Castrista
L'azione della guerriglia di Castro nella Sierra Maestra, alla quale il più numeroso, ma inefficiente, esercito cubano era impreparato, combinata con scioperi e disordini urbani condotti dal Directorio, dagli Auténticos e dai comunisti, creò un clima di guerra civile. La repressione di Batista alienò ogni suo sostegno popolare. L'amministrazione Eisenhower rifiutò di fornire armi al governo cubano e dichiarò che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti. Batista lasciò Cuba il 1° gennaio 1959, e Castro fece il suo ingresso trionfale a L'Avana una settimana dopo. Il movimento di Castro ottenne un ampio sostegno popolare, tanto che la sua leadership fu accettata pacificamente dalla maggior parte dei cubani. Nonostante ciò, inizialmente Castro non assunse un ruolo di governo diretto, nominando Manuel Urrutia presidente. Gli Stati Uniti riconobbero il nuovo governo il 7 gennaio 1959. Tuttavia, i contrasti con Castro portarono alle dimissioni di Urrutia e alla nomina di Osvaldo Dorticós Torrado a presidente nell'ottobre dello stesso anno. L'entrata in vigore della Ley Fundamental nel febbraio 1959 segnò l'inizio della fase costituzionale e legale della rivoluzione castrista.
VII.La Rivoluzione Cubana e il Periodo Socialista
La rivoluzione castrista si caratterizzò per la riforma agraria, la nazionalizzazione delle imprese statunitensi e l'avvicinamento all'Unione Sovietica. L'embargo statunitense e il tentativo della Baia dei Porci rafforzarono l'alleanza tra Cuba e l'URSS. La Costituzione socialista del 1976, ispirata al modello sovietico, consolidò l'ordinamento socialista cubano, sebbene mantenesse elementi codicistici. Il Partito Comunista di Cuba (PCC) divenne il partito unico, guidato da Fidel Castro.
1. Riforme e Nazionalizzazioni del Governo Rivoluzionario
Dopo la presa del potere, il governo rivoluzionario di Fidel Castro attuò una serie di riforme e nazionalizzazioni che trasformarono profondamente l'economia e la società cubana. La riforma agraria, la nazionalizzazione delle imprese statunitensi presenti a Cuba e altre leggi di nazionalizzazione, iniziarono un periodo di espropri rivoluzionari che colpirono duramente le classi medio-alte, causando un flusso migratorio verso la Florida. Queste politiche, attuate prima ancora dell'istituzione di un'economia socialista, minacciarono gli interessi economici statunitensi a Cuba, portando a una reazione da parte di Washington. Gli Stati Uniti, cessando le importazioni di zucchero cubano (presto sostituite dall'Unione Sovietica con un accordo commerciale “petrolio in cambio di zucchero”), ruppero le relazioni diplomatiche con L'Avana nel gennaio 1961 e imposero un embargo che portò al razionamento dei beni sull'isola. Il fallimento del tentativo statunitense di rovesciare Castro con l'invasione della Baia dei Porci (aprile 1961) ebbe l'effetto di rafforzare l'alleanza tra Cuba e l'Unione Sovietica, che divenne il principale alleato di Cuba nella sua sfida agli Stati Uniti.
2. L Alleanza con l URSS e la Politica Estera di Castro
L'alleanza con l'URSS fu un punto di svolta per Cuba, che trovò in Mosca un sostegno economico e politico di fronte all'ostilità statunitense. Tuttavia, questa alleanza non fu priva di tensioni. Castro, i suoi fratelli, e Guevara credevano che le condizioni socio-economiche che avevano innescato la rivoluzione cubana fossero presenti anche in altre parti del subcontinente, portando a contatti con gruppi rivoluzionari e antimperialisti latinoamericani. Questo tentativo di esportare la rivoluzione, basato sulla guerriglia, creò contrasti con l'URSS, che preferiva una via pacifica al socialismo per i paesi del Terzo Mondo, e con i partiti comunisti sudamericani, accusati dai cubani di legalismo e perdita dello spirito rivoluzionario. Solo i partiti comunisti di Colombia, Guatemala e Venezuela abbracciarono l'idea della guerriglia, ma per brevi periodi e con divisioni interne. La resistenza del Vietnam all'invasione americana divenne un simbolo per Cuba, che cercò di allargare il suo coinvolgimento internazionale per creare “due, tre, molti Vietnam”, costringendo gli Stati Uniti a disperdere le proprie forze su più fronti. Questa politica estera, aggressiva e interventista, caratterizzò la Cuba socialista.
3. L Economia Socialista Cubana e il Ruolo del PCC
L'economia cubana sotto il regime socialista, inizialmente caratterizzata da tentativi di industrializzazione rapida sul modello sovietico e diversificazione della produzione agricola, tornò a puntare sullo zucchero come principale motore economico, grazie ad accordi con l'URSS e altri paesi socialisti. Il tentativo di realizzare il comunismo attraverso tappe forzate, con l'eliminazione degli incentivi materiali e la gratuità dei servizi, portò a una recessione economica alla fine degli anni '60. Questa strategia fu poi abbandonata, dando spazio a una implementazione più ortodossa di riforme economiche già applicate in URSS e negli altri paesi del blocco socialista. L'ingresso nel COMECON (Consiglio di Mutua Assistenza Economica) nel 1972 e la difesa dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968 segnarono un rafforzamento dei legami con l'URSS. Il Partito Comunista di Cuba (PCC), inizialmente minoritario e mal organizzato, divenne il partito unico, guidato da Fidel Castro. La sua struttura capillare e il suo primato, sancito in Costituzione, sottolineano il ruolo centrale del PCC nella vita politica e sociale dell'isola.
VIII.Il Periodo Speciale e le Riforme Economiche
La dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 segnò l'inizio del "periodo especial", una grave crisi economica cubana. Sotto Raúl Castro, Cuba intraprese un processo di aggiornamento (actualización) del modello economico, aprendo gradualmente al turismo e al settore privato (cuentapropismo), pur mantenendo l'ideologia socialista. Questa fase fu segnata dalla necessità di diversificare l'economia, riducendo la dipendenza dalla zucchero e dall'Unione Sovietica.
1. Il Periodo Speciale Crisi Economica e Reazione del Governo
La dissoluzione dell'URSS nel 1991 segnò l'inizio del "periodo especial en tiempo de paz" a Cuba, una profonda crisi economica. Fidel Castro definì la situazione come un periodo di sacrifici paragonabile a quello della guerra. Il governo cubano rispose con una serie di misure volte a raggiungere l'autosufficienza alimentare e incrementare la produzione agricola per l'export, puntando sul lavoro volontario. Le importazioni di cibo, materie prime, carburante e macchinari furono drasticamente ridotte, così come la spesa sociale e le forniture energetiche. Il turismo divenne una priorità per attrarre valuta estera. I risultati furono disastrosi: il PIL diminuì di oltre il 30% tra il 1989 e il 1993, il razionamento si estese a quasi tutti i beni, e si verificarono frequenti black-out (apagones) che potevano durare fino a 18 ore al giorno. La crisi economica ebbe un impatto devastante sulla vita quotidiana dei cubani, aggravata dalla diminuzione degli aiuti sovietici e dalla crisi del debito estero.
2. Il IV Congresso del PCC e l Adattamento al Nuovo Contesto
Nel 1991, in risposta alla crisi economica e politica causata dalla fine del blocco sovietico, si tenne il IV Congresso del Partito Comunista di Cuba (PCC). Il Congresso definì la fine del blocco sovietico un disastro politico che richiedeva un'adeguamento delle strategie cubane. Il ritiro delle truppe cubane dall'Africa e da altre aree di intervento militare fu una delle prime decisioni. Sul piano economico, si decise di puntare sul turismo e di regolamentare le libere professioni e il lavoro in proprio (cuentapropismo), cercando di contrastare il mercato nero e promuovere gli investimenti stranieri. Questa apertura economica, sul modello cinese, si accompagnava a una riconferma del ruolo guida del marxismo-leninismo, ma con una minore rigidità dogmatica e una maggiore attenzione alle circostanze mutuate. Il PCC fu ridefinito come avanguardia della nazione cubana, piuttosto che solo della classe operaia, assumendo un carattere più martianamente nazionale che marxista-leninista.
3. Riforme Economiche e Modifiche Costituzionali 1992
Le riforme economiche intraprese a seguito del IV Congresso del PCC si concretizzarono in modifiche costituzionali nel 1992. Queste modifiche miravano ad adeguare l'ordinamento cubano alle nuove esigenze determinate dalla fine della Guerra Fredda. Si diede maggiore autonomia alle amministrazioni provinciali e municipali, creando nuovi organi esecutivi-amministrativi e consigli popolari con una maggiore responsabilità locale. Il PCC fu ridefinito come avanguardia della nazione cubana, piuttosto che della classe operaia. Si costituzionalizzò una nuova forma di proprietà, quella delle imprese miste, società e associazioni economiche, aprendo ulteriormente all'investimento straniero. I diritti degli stranieri furono meglio tutelati, creando un contesto più favorevole agli investimenti esteri. Tuttavia, la mancanza di una specifica legislazione di dettaglio e il ritardo nella sua attuazione limitarono l'impatto effettivo di queste riforme. Questo processo di cambiamento, pur rappresentando un adattamento alle nuove condizioni internazionali, manteneva intatto il carattere socialista del sistema e l'antimperialismo come bussola della politica internazionale.
IX.Le Relazioni con gli Stati Uniti e il Venezuela
Le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti hanno oscillato tra momenti di tensione e di distensione. L'amministrazione Obama avviò un processo di normalizzazione dei rapporti, culminato con la visita del presidente Obama a L'Avana nel 2016. Tuttavia, l'amministrazione Trump inasprì nuovamente le sanzioni, riaccendendo la tensione. L'alleanza con il Venezuela, sotto Hugo Chávez, fornì a Cuba un importante sostegno economico (petrolio a prezzi agevolati) in cambio di assistenza sanitaria ed educativa.
1. Le Relazioni con gli Stati Uniti Oscillazioni tra Tensione e Distensione
Le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti sono state caratterizzate da forti oscillazioni tra momenti di tensione e di distensione. Dopo l'embargo imposto da Washington e il fallimento della Baia dei Porci, che spinse Cuba tra le braccia dell'URSS, le relazioni rimasero ostili per decenni. Durante gli anni '70, sotto le presidenze Ford e Carter, si registrarono alcuni miglioramenti e limitate aperture, ma la situazione tornò a deteriorarsi sotto Reagan. L'amministrazione Ford, ad esempio, votò nel 1975 una risoluzione a San José per rimuovere le sanzioni dell'OSA contro Cuba, permettendo alle filiali di aziende americane all'estero di vendere prodotti a Cuba e evitando di sanzionare altri paesi che commerciavano con il regime. La questione dei ricongiungimenti familiari tra esuli cubani negli USA e le loro famiglie a Cuba rappresentò un altro punto di contatto, ma gli USA non emisero mai più di 2000 visti all'anno. L'amministrazione Obama, invece, avviò un processo di normalizzazione dei rapporti, con aperture sulle rimesse degli esuli e sui viaggi verso l'isola, culminato nella visita presidenziale a L'Avana nel 2016 e nella riapertura delle ambasciate. Tuttavia, l'amministrazione Trump ha invertito questa tendenza inasprendo nuovamente le sanzioni.
2. Relazioni con l Unione Sovietica Alleanza e Autonomia
Cuba mantenne un'alleanza con l'URSS fino alla sua dissoluzione, sebbene con un certo grado di autonomia e imprevedibilità nella politica estera. L'amicizia e la cooperazione con l'URSS furono fondamentali, ma anche fonte di tensioni, con Mosca che si immischiò negli affari interni cubani, contrastando il nazionalismo cubano e le sue ambizioni internazionali. Negli anni '80, Cuba cercò di uscire dall'isolamento in America Latina, instaurando relazioni anche con regimi più conservatori, come dimostrato dal sostegno all'Argentina nel conflitto delle Falkland/Malvinas nel 1982. Dal punto di vista economico, Cuba continuò a dipendere fortemente dall'URSS per il petrolio e gli aiuti, senza riuscire a superare i problemi strutturali della sua economia (forte dipendenza dal settore dello zucchero, bassa produttività e dipendenza dalle importazioni). I tentativi di intensificare i legami commerciali con l'Europa occidentale, il Canada e il Giappone ebbero scarso successo a causa delle scarse riserve di valuta convertibile a Cuba e delle pressioni statunitensi.
3. L Alleanza con il Venezuela e il Ruolo di Hugo Chávez
L'alleanza con il Venezuela, in particolare sotto la presidenza di Hugo Chávez, rappresentò un punto di svolta per Cuba, fornendo un importante sostegno economico in un momento di difficoltà. L'afflusso di petrolio venezuelano a prezzi preferenziali risolse i problemi di sicurezza energetica sorti dopo la dissoluzione dell'URSS. In cambio, Cuba inviò decine di migliaia di medici, insegnanti e tecnici in Venezuela per sostenere le “misiones”, un vasto programma di assistenza sociale. Questa alleanza aiutò Cuba a fronteggiare il nuovo peggioramento della situazione economica iniziato nel 2001, causato da diversi fattori: il rallentamento dell'economia mondiale, la diminuzione degli introiti turistici e delle rimesse dall'estero, la caduta dei prezzi dello zucchero e del nichel, e i danni causati dall'uragano Michelle. L'inasprimento dei rapporti tra Washington e L'Avana sotto l'amministrazione Bush, accentuato dagli eventi dell'11 settembre, aggravò ulteriormente la situazione. La stretta collaborazione con il Venezuela rappresentò dunque un'ancora di salvezza per l'economia cubana, in un contesto internazionale difficile e segnato dall'embargo statunitense.
X.La Nuova Costituzione del 2019 e il Futuro di Cuba
La nuova Costituzione del 2019, adottata sotto la presidenza di Miguel Díaz-Canel, riafferma il socialismo ma introduce aperture economiche e in materia di diritti e libertà. L'implementazione delle riforme economiche e il futuro delle relazioni con gli Stati Uniti rimangono elementi incerti, condizionati dalla complessa situazione politica ed economica internazionale.
1. Il Passaggio di Potere da Fidel a Raúl Castro e le sue Conseguenze
Un evento fondamentale che ha plasmato il contesto cubano è stato il passaggio del potere da Fidel a Raúl Castro, avvenuto nel 2006. Questa successione, inizialmente provvisoria a causa dei problemi di salute di Fidel, divenne ufficiale nel febbraio 2008 quando l'ANPP nominò Raúl Castro presidente del Consejo de Estado e capo del governo. Fidel Castro, pur non ricoprendo più cariche ufficiali, mantenne una forte influenza politica, esprimendo le proprie opinioni su Granma e Cubadebate, talvolta criticando il governo del fratello. Raúl Castro mantenne la carica di primo segretario del PCC fino al VI Congresso (aprile 2011), quando la carica passò a suo fratello, creando una situazione inedita nel contesto socialista: la separazione delle più alte cariche dello Stato e del partito, seppur all'interno della stessa famiglia. Questo passaggio di potere segna una svolta, aprendo a un periodo di transizione verso una nuova generazione di leader.
2. Il VI Congresso del PCC e la Modernizzazione dell Economia
Il VI Congresso del PCC, tenutosi nell'aprile 2011, dopo quasi quindici anni dall'ultima riunione, si concentrò sulla necessità di modernizzare l'economia cubana mantenendo la pianificazione centrale. Questo processo fu caratterizzato da un ampio dibattito popolare (lineamientos) in cui i cittadini non solo vennero informati sulle riforme in programma, ma ebbero anche la possibilità di influenzarne il disegno. Tra le misure più importanti, si possono ricordare l'ulteriore implementazione delle politiche di concessione di terre in usufrutto e lo spostamento di lavoratori dal settore pubblico a quello privato (cuentapropismo). Vennero liberalizzate circa centottanta professioni, aprendo per la prima volta alla possibilità di assumere lavoratori non familiari, affittare spazi per le attività por cuenta propia e accedere al credito bancario anche per contadini e cooperative. Queste riforme, pur mantenendo la pianificazione economica al centro del sistema, rappresentarono un significativo tentativo di adattamento alle nuove esigenze economiche.
3. La Nuova Costituzione del 2019 Apertura Economica e Riconoscimento dei Diritti Umani
L'entrata in vigore della nuova Costituzione cubana il 10 aprile 2019 rappresenta la naturale prosecuzione del processo di actualización del sistema avviato da Raúl Castro. Dopo oltre dieci anni alla presidenza del Consejo de Estado, Raúl Castro ha ceduto il passo a Miguel Díaz-Canel, mantenendo però la carica di primo segretario del partito unico. La nuova Costituzione, pur ribadendo il socialismo e l'aspirazione al comunismo, introduce aperture economiche e in materia di diritti e libertà. Viene riconosciuto formalmente il rispetto dei diritti umani e la laicità dello Stato. Tuttavia, l'implementazione delle misure economiche previste dalla Costituzione, condizione necessaria ma non sufficiente per superare le difficoltà economiche e politiche legate alla crisi venezuelana e allo stop della normalizzazione con gli Stati Uniti sotto la presidenza Trump, rimane un punto interrogativo. Il largo uso della riserva di legge richiede l'attesa della legislazione successiva e della sua applicazione per valutare l'effettiva tutela dei diritti e delle libertà sanciti dalla carta costituzionale.