Abusi Sessuali Minori: Legge e Pena
Informazioni sul documento
| Autore | Liliya Frascadore Shevchuk |
| Scuola | Dipartimento di Giurisprudenza |
| Specialità | Diritto Penale |
| Tipo di documento | Tesi di Laurea |
| Lingua | Italian |
| Formato | |
| Dimensione | 1.12 MB |
Riassunto
I.Aspetti Storici della Pedofilia e della Corruzione di Minori
Il documento traccia un'analisi storica dell'approccio giuridico e sociale alla pedofilia e alla corruzione di minori, confrontando le diverse concezioni nell'antica Grecia e Roma, dove la pederastia era vista in modo diverso rispetto alla concezione moderna. Si evidenzia il passaggio da una visione filosofica greca ad una più brutale e sopraffattrice in ambito romano, con la distinzione tra ragazzi liberi e schiavi. Si analizza l'evoluzione della legislazione italiana, mostrando come il Codice Rocco, pur influenzato dal regime fascista, abbia introdotto articoli specifici sui delitti contro la libertà sessuale, seppur con una iniziale confusione tra reato e peccato. L'abrogazione di alcune disposizioni, come quella del matrimonio riparatore, e l'evoluzione del concetto di violenza sessuale sono elementi chiave di questa sezione storica.
1. La rappresentazione della sessualità nella letteratura antica il caso del Satyricon
L'estratto dal Satyricon di Petronio introduce la tematica, presentando una scena che descrive una proposta di sfruttamento sessuale di una bambina di sette anni. Questo frammento letterario fornisce un esempio di come, nell'antichità, la sessualità, soprattutto quella infantile, venisse percepita e rappresentata in modo differente rispetto alla sensibilità moderna. La reazione del narratore evidenzia una presa di coscienza sulla gravità dell'atto proposto, ma il contesto sociale descritto suggerisce una maggiore tolleranza, o almeno una minore consapevolezza, rispetto alle implicazioni di tali comportamenti. Si nota la contrapposizione tra la reazione di orrore del narratore e l'accettazione, o addirittura l'approvazione, da parte degli altri personaggi presenti. Questo contrasto introduce il tema centrale del documento: l'evoluzione della percezione e della condanna della pedofilia nel corso della storia e la conseguente modifica delle normative a riguardo.
2. Concezioni greca e romana dell amore per i ragazzi pederastia e abuso
Il documento prosegue confrontando le diverse concezioni dell'amore per i ragazzi nell'antica Grecia e Roma. Nell'ordinamento ateniese, la legislazione sulla violenza sessuale sui paides era complessa e differenziata a seconda dell'età del minore: sotto i 12 anni, qualsiasi rapporto sessuale era considerato un illecito punibile severamente; tra i 12 e i 14 anni era consentito solo all'interno di un legame affettivo finalizzato all'educazione del ragazzo; mentre dai 15 ai 18 anni i paides potevano scegliere liberamente i propri amanti. Questo sistema, seppur con le sue criticità per gli standard odierni, evidenzia una complessa regolamentazione sociale e un'attenzione, seppur distorta, alle dinamiche relazionali. A Roma, invece, l'eredità greca cede il passo a una maggiore brutalità e sopraffazione, con la pederastia che coinvolgeva prevalentemente schiavi e nemici sconfitti, evidenziando un netto cambiamento nella concezione di tale pratica. Il limite principale per i Romani riguardava il coinvolgimento di ragazzi liberi, in quanto il loro futuro ruolo sociale richiedeva autonomia e non sottomissione ai desideri altrui. L'uso della bulla d'oro sui figli liberi, per evitare confusione con gli schiavi e proteggerli da possibili approcci, sottolinea una forma di tutela sociale, pur non arrivando alla condanna esplicita della pederastia come la conosciamo oggi.
3. L evoluzione del diritto penale italiano dal Codice Rocco all attuale legislazione
Il documento approfondisce l'evoluzione della legislazione italiana in materia di reati sessuali, a partire dal Codice Rocco (1930). La relazione Appiani sul progetto preliminare del Codice Rocco evidenzia l'intento dello Stato fascista di tutelare la “stirpe”, focalizzandosi sulla sanità fisica e morale. I reati sessuali erano inizialmente divisi tra “delitti contro la moralità pubblica e il buon costume” e “delitti contro la famiglia”. La versione finale del codice, pur mantenendo alcuni elementi del pensiero fascista, mostra un maggior equilibrio, distinguendo i delitti contro la libertà sessuale, le offese al pudore e all'onore sessuale, e disposizioni comuni. Un aspetto significativo era l'art. 544 c.p., che prevedeva l'estinzione del reato con il matrimonio tra reo e offeso (una reminiscenza del matrimonio riparatore), abrogato nel 1981. Si evidenzia quindi un’evoluzione, anche se lenta e graduale, del diritto penale italiano sulla trattazione dei reati a sfondo sessuale, che si allontana progressivamente da una visione moralizzatrice a una più focalizzata sulla tutela della libertà sessuale e dell'integrità fisica e psicologica delle vittime. L’analisi del Codice Rocco mette in luce come la legislazione abbia dovuto evolversi per adeguarsi alle mutate concezioni sociali e alla crescente consapevolezza della gravità degli abusi sui minori.
II.Definizione e Classificazione della Pedofilia
Il testo definisce la pedofilia, distinguendola dall'atto pedofilo, chiarendo come non tutti i pedofili siano necessariamente dei child molester (abusatori di minori). Si analizza l'evoluzione diagnostica del DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), mostrando il cambiamento di classificazione della pedofilia nel tempo, dall'essere considerata una devianza sessuale ad un orientamento sessuale, distinguendola dal disturbo pedofilico. Vengono inoltre illustrate le differenze tra pedofili "regrediti" e "fissati", secondo la psicosessuologia. L'importanza della distinzione tra pedofilia e child molestation è sottolineata per una comprensione più accurata del fenomeno.
1. Distinzione tra Pedofilia e Child Molester
Il testo introduce una distinzione cruciale tra il termine "pedofilo" e "child molester", quest'ultimo prevalentemente utilizzato negli Stati Uniti. Mentre il primo indica una condizione caratterizzata da attrazione sessuale persistente verso bambini prepuberi, il secondo si riferisce a chi compie atti sessuali illeciti con minori, indipendentemente dal sesso, dalla frequenza degli atti, dalla presenza di violenza o dal tipo di rapporto con la vittima (pubere, prepubere, conosciuto o sconosciuto, familiare o estraneo). È fondamentale questa distinzione, perché non tutti i pedofili mettono in atto abusi sessuali; la pedofilia può manifestarsi solo attraverso fantasie o autoerotismo. Al contrario, un child molester non è necessariamente un pedofilo: potrebbe avere preferenze per partner adulti, ma compiere abusi su minori per diverse ragioni. Questa distinzione è fondamentale per una corretta comprensione del fenomeno e per indirizzare le strategie di prevenzione e intervento, evitando generalizzazioni dannose. La comprensione di questa differenza è essenziale per la definizione precisa e la classificazione corretta dei comportamenti.
2. Evoluzione della classificazione della Pedofilia nel DSM
Il documento analizza l'evoluzione della classificazione della pedofilia nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il manuale diagnostico-statistico dei disturbi mentali. Nelle prime edizioni (DSM-I e DSM-II), la pedofilia era considerata rispettivamente una sessualità patologica e una deviazione sessuale. Nel DSM-III e DSM-III-R, viene classificata tra le parafilie, come disturbo dell'eccitazione sessuale richiedente stimoli specifici (feticismo, sadismo, voyeurismo). Il DSM-IV introduce il concetto di "comportamenti ricorrenti" e fissa un limite di età per il partner (13 anni), con l'abusante che deve avere almeno 16 anni e una differenza di età minima di 5 anni. La svolta significativa arriva con il DSM-V (2013), che cambia la classificazione da disturbo a orientamento sessuale o preferenza, senza consumazione, distinguendola nettamente dal disturbo pedofilico, che implica compulsione e azione. Questa evoluzione riflette la crescente comprensione della complessità della pedofilia, distinguendo la tendenza (pedofilia) dall'atto (disturbo pedofilico), aprendo la strada ad approcci terapeutici più mirati e a una maggiore consapevolezza del problema. La continua evoluzione del DSM dimostra la necessità di un costante aggiornamento delle conoscenze in questo campo.
3. Tipologie di Pedofili Regressed e Fixated
Il documento introduce una ulteriore distinzione tra pedofili "regressed" (regrediti) e "fixated" (fissati), basata sulla psicosessuologia. I pedofili regrediti presentano un'attrazione verso soggetti prepuberi come conseguenza di un cambiamento, un regresso da forme più mature di attrazione sessuale. Spesso sono sposati, hanno rapporti sessuali con adulti e non sono necessariamente omosessuali. Al contrario, i pedofili fissati mostrano un arresto dello sviluppo psicosessuale, con l'attrazione verso i minori presente sin dall'adolescenza. Sono spesso celibi e tendono a mettere in atto condotte pedofile nei confronti di sconosciuti. Questa distinzione, pur non essendo una classificazione definitiva o esaustiva, aiuta a comprendere la variabilità delle manifestazioni della pedofilia e la necessità di approcci terapeutici differenziati in base al profilo del singolo individuo. La comprensione di queste diverse tipologie di pedofili è fondamentale per sviluppare strategie di intervento più efficaci e personalizzate.
III.L Impatto Sociale e Giuridico degli Abusi Sessuali sui Minori
Il documento analizza le ragioni del silenzio sociale passato sugli abusi sessuali sui minori, sottolineando il ruolo della famiglia, dei legami di vicinato e dell'egemonia di grandi aggregati sociali. Si discute la scarsità di dati ufficiali fino al ruolo di Telefono Azzurro e Istat nella raccolta di informazioni, con l'importanza di un registro permanente degli abusi. L'intervento del Papa e le controversie con la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) sul dovere di denuncia da parte dei vescovi sono evidenziati. La Convenzione per i Diritti del bambino dell’ONU e la Convenzione di Lanzarote sono citate come strumenti internazionali cruciali per la protezione dei minori.
1. Le ragioni del silenzio sociale sugli abusi sessuali sui minori
Il documento analizza le cause storiche che hanno contribuito a un lungo silenzio sociale riguardo agli abusi sessuali sui minori in Italia. Tra le principali ragioni, si evidenzia il ruolo centrale della famiglia nella società italiana, che rendeva difficile la denuncia di episodi di violenza all'interno del nucleo familiare (tre quarti delle violenze erano commesse da familiari o conoscenti). La forte coesione sociale a livello di vicinato e di quartiere contribuiva a un controllo sociale endogeno, aumentando la diffidenza dei bambini verso gli estranei e limitando la segnalazione di abusi. Inoltre, l'egemonia di grandi aggregati collettivi come partiti e sindacati scoraggiava la nascita di associazioni focalizzate su tematiche specifiche come la pedofilia. Infine, il documento sottolinea il ruolo della stampa e della televisione, che in passato si concentravano su altre emergenze sociali, limitando l'attenzione mediatica sul problema degli abusi. Questo periodo di silenzio ha contribuito a ostacolare la comprensione del fenomeno e l'implementazione di adeguate misure di prevenzione e contrasto. La mancanza di attenzione pubblica e istituzionale ha permesso che gli abusi sessuali sui minori restassero per lungo tempo nell'ombra.
2. Dati statistici e la necessità di un registro permanente
Il documento evidenzia la difficoltà di reperire dati ufficiali e affidabili sugli abusi sessuali sui minori. Si cita Telefono Azzurro, che fornisce dati aggiornati, lanciando una campagna di sensibilizzazione intitolata "Non stiamo zitti" e promuovendo la necessità di un registro permanente per raccogliere dati sulla condizione dei bambini vittime di violenza sessuale e un aumento delle risorse per il contrasto degli abusi. Si sottolinea l'indisponibilità, dal 2006, dei dati annualmente pubblicati dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, un sistema di raccolta dati (basato sulle denunce e non sulle condanne) che forniva informazioni su vittime, autori e tipo di relazione tra loro. Attualmente, l'Istat è la principale fonte di dati ufficiali. La mancanza di un sistema di raccolta dati completo e sistematico impedisce una corretta valutazione del fenomeno e rende più difficile l'implementazione di politiche efficaci di prevenzione e contrasto. La richiesta di un registro permanente sottolinea l'urgenza di una maggiore trasparenza e di un monitoraggio costante del fenomeno degli abusi sessuali sui minori.
3. L impegno della Chiesa Cattolica e le controversie sulla denuncia obbligatoria
Il documento tratta l'impegno della Chiesa Cattolica nella lotta contro la pedofilia, evidenziando il contrasto tra lo spirito innovatore di Papa Bergoglio e le resistenze della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Si cita la nuova versione delle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, approvata nel 2014 dopo la bocciatura di una precedente versione da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. La CEI, nel nuovo testo, si limita ad affermare il "dovere morale", ma non l'obbligo giuridico, per i vescovi di denunciare gli abusi all'autorità giudiziaria statale. Questo atteggiamento della CEI è in contrasto con l'impegno del Papa per una lotta senza quartiere contro la pedofilia, e le indicazioni della Congregazione sull'obbligo giuridico della denuncia rimangono inascoltate. Questo contrasto evidenzia la complessità del problema e le difficoltà nell'ottenere una piena collaborazione tra istituzioni religiose e autorità civili nella lotta contro gli abusi sessuali sui minori. La mancanza di un obbligo giuridico di denuncia da parte della CEI rappresenta un ostacolo significativo alla prevenzione e al contrasto del fenomeno.
4. Strumenti internazionali per la protezione dei minori Convenzioni ONU e di Lanzarote
Il documento cita l'importanza degli strumenti internazionali per la protezione dei minori dagli abusi sessuali. Viene menzionata la Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo del 1959, che sottolinea il diritto del bambino alla protezione da ogni forma di negligenza, crudeltà e sfruttamento, e definisce il ruolo degli adulti come funzionali alla crescita psicofisica del minore. La Convenzione per i Diritti del bambino e l’Alleanza Internazionale per la Salvezza del Bambino definiscono lo sfruttamento sessuale come una forma di schiavitù contemporanea, con gravi conseguenze fisiche e psicologiche a lungo termine. La Comunicazione del 1996 della Commissione europea sul turismo sessuale che coinvolge l’infanzia e l’Azione comune del 1997 del Consiglio dell’Unione europea per la lotta contro la tratta e lo sfruttamento sessuale dei bambini, sottolineano l’urgenza di misure condivise a livello internazionale. Questi strumenti internazionali mostrano una crescente consapevolezza del problema e un impegno per la cooperazione tra gli Stati nella protezione dei minori. La Convenzione di Lanzarote è menzionata in relazione all'error aetatis.
IV.La Pedopornografia e il Ruolo di Internet
Questa sezione si concentra sul ruolo di Internet e delle nuove tecnologie nella diffusione della pedopornografia. Si sottolinea come la Rete sia uno strumento sia di crescita che di grave pericolo per i bambini a causa della facile accessibilità a contenuti dannosi e alla possibilità per i pedofili telematici di agire in modo subdolo. Il documento descrive diverse tipologie di siti web che diffondono materiale pedopornografico, evidenziando la complessità della lotta contro questo fenomeno e la difficoltà di individuare e punire i colpevoli.
1. L avvento di Internet e la diffusione della pedopornografia
La sezione analizza l'impatto delle nuove tecnologie, in particolare di internet e dei cellulari, sul fenomeno degli abusi sessuali sui minori. Si evidenzia come la diffusione di internet abbia dato un nuovo volto alla pedopornografia, che dilaga senza soluzione di continuità. Internet, pur rappresentando un'opportunità di crescita e comunicazione, è anche una realtà complessa e insidiosa, priva di controlli e regolamentazioni efficaci in alcuni ambiti. Proprio in questi spazi sfuggenti al controllo si insinuano contenuti dannosi per i bambini, tra cui centinaia di migliaia di immagini e video pedopornografici facilmente accessibili. La facilità di accesso a questi materiali, unita alla semplicità di produzione tramite telefoni e videocamere, rende il problema ancora più grave e difficile da contrastare. Si sottolinea dunque l'ambiguità di internet, che da strumento di crescita può diventare veicolo di grave pericolo per i minori a causa della pedopornografia.
2. Tipologie di siti web e modus operandi dei pedofili telematici
Il testo descrive diverse tipologie di siti web coinvolti nella diffusione della pedopornografia online. Si menzionano siti contenenti immagini e video esplicitamente pornografici e violenti; siti di associazioni pedofile che giustificano la pedofilia e forniscono contatti di professionisti (medici e avvocati) favorevoli alla causa; siti di singoli pedofili che pubblicano foto di bambini in contesti apparentemente innocui (es. in costume da bagno in spiaggia). I siti di ricerca online vengono identificati come i più pericolosi perché spesso mascherano contenuti pedopornografici all'interno di ambienti di svago, come videogiochi, consentendo ai pedofili di mimetizzarsi e di interagire con i minori in modo subdolo. Il pedofilo telematico agisce in via surrettizia, cercando di instaurare rapporti di fiducia con i bambini ignari, spesso utilizzando filtri speciali per rendersi irrintracciabile. Il documento mette in luce la sofisticazione delle tecniche utilizzate dai pedofili online per accedere ai minori e la necessità di strategie di contrasto altrettanto sofisticate.
3. Il deep web e le indagini della Polizia Postale
Il documento accenna al "deep web", la parte nascosta del web accessibile tramite software come Tor, come ambiente privilegiato per la diffusione della pedopornografia. Questo spazio, accessibile tramite codici crittografati, offre ai criminali una maggiore anonimità e libertà d'azione. Si evidenzia come il deep web, pur ospitando anche contenuti leciti (es. per cittadini di paesi con censura), sia una forte attrazione per i produttori di materiale pedopornografico. Si cita un esempio di indagine della Polizia Postale nel 2014, che ha scoperto una rete di pedofili nel Centro e Nord Italia che utilizzava Tor per comunicare in modo non intercettabile. Questa indagine ha dimostrato la capacità dei criminali di sfruttare le nuove tecnologie per compiere abusi e diffondere materiale pedopornografico in modo occulto, richiedendo alle forze dell'ordine competenze informatiche avanzate per contrastarli. L'uso del deep web rappresenta una sfida significativa nella lotta contro la pedopornografia, richiedendo un'innovazione tecnologica e strategica da parte delle forze dell'ordine.
V.Conseguenze Psicologiche e Giuridiche dell Abuso Sessuale Infantile
Il documento descrive le conseguenze psicologiche devastanti degli abusi sessuali sui minori, sia a breve che a lungo termine, distinguendo tra Disturbi d’Adattamento, Disturbo Psicotico Breve e Disturbo Post-Traumatico da Stress. Si evidenzia la necessità di interventi terapeutici oltre alla risposta punitiva. Si discutono gli aspetti giuridici, analizzando le problematiche relative all'error aetatis e alla necessità di una legislazione più efficace nel contrastare lo sfruttamento sessuale e la pornografia minorile, anche in relazione alla tutela dell'ultraquattordicenne. Si analizza la necessità di una protezione integrale della personalità del minore e delle sue conseguenze a lungo termine.
1. Conseguenze psicologiche dell abuso sessuale infantile
Il documento evidenzia le gravi conseguenze psicologiche derivanti dagli abusi sessuali subiti durante l'infanzia. Vengono menzionati diversi disturbi, classificati secondo il DSM-IV: Disturbi d’Adattamento (con sintomatologia lieve o moderata, che insorge entro tre mesi dall'evento), Disturbo Psicotico Breve (durata da uno a meno di trenta giorni) e Disturbo Post-Traumatico da Stress (connesso ad eventi di maggiore gravità, con minaccia per la vita o l'integrità fisica). Le conseguenze variano in base alla natura e alla durata dell'abuso, al tipo di relazione con l'abusante, al ricorso alla violenza, alla reazione della vittima e al tipo di intervento successivo. Il bambino potrebbe reagire con negazione del trauma, cercando di tenere a bada i ricordi, oppure vivendo completamente all'interno del problema. Le conseguenze psicologiche possono includere crisi d'ansia, sintomi fobici o ossessivi, insonnia, incubi, disturbi alimentari (anoressia o bulimia), atteggiamenti seduttivi, difficoltà scolastiche e aggressività. L'abuso da parte di un genitore aggrava ulteriormente le conseguenze a causa della confusione dei ruoli e del senso di tradimento. È fondamentale evitare di indurre il minore a dimenticare il trauma, o di attribuirgli un peso eccessivo, ma aiutarlo a elaborare l'esperienza nel contesto familiare, con l'eventuale supporto di figure professionali.
2. Aspetti giuridici error aetatis e tutela dell ultraquattordicenne
La sezione approfondisce gli aspetti giuridici legati all'abuso sessuale infantile, concentrandosi sul tema dell'’error aetatis. Si discute l'evoluzione della legislazione in merito all'ignoranza dell'età della vittima, inizialmente considerata irrilevante solo nei casi di minori di quattordici anni (art. 609 sexies c.p., introdotto nel 1996). Il limite di età è stato successivamente innalzato a diciotto anni, considerando la presunzione di immaturità, fragilità e vulnerabilità del minore. La Corte Costituzionale, pur non dichiarando l'illegittimità costituzionale della norma, ha proposto un’interpretazione adeguatrice, ritenendo irrilevante l'ignoranza dell'età solo se inescusabile. La legge di ratifica della Convenzione di Lanzarote ha chiarito ulteriormente la portata della disciplina, rimediando alla disparità di trattamento tra diverse fattispecie di reato. L'articolo 609 sexies c.p. è stato riscritto, includendo anche il reato di adescamento di minorenni, e l'articolo 602 quater c.p. è stato aggiunto per i delitti contro la personalità individuale. L'ignoranza sull'età della vittima è scusante solo se inevitabile. La legislazione si concentra sulla protezione del minore, indipendentemente dal suo consenso, riconoscendo la vulnerabilità legata alla minore età. La discussione evidenzia i complessi aspetti giuridici che si intersecano con la tutela del minore.
3. Sfruttamento sessuale e la questione del consenso
Il documento analizza la questione dello sfruttamento sessuale dei minori, anche senza fini di lucro, e la necessità di una legislazione più efficace. Si evidenzia come lo sfruttamento sessuale, anche senza finalità commerciali, persegue sempre intenti egoistici, e la legislazione dovrebbe riflettere questo aspetto. La legislazione italiana, sotto pressione della comunità internazionale, ha inasprito le pene per lo sfruttamento sessuale a fini commerciali, ma permangono lacune normative. Si evidenzia, ad esempio, la mancanza di sanzioni per chi introduce o immette materiale pedopornografico in rete, per il cliente che si procura prestazioni sessuali da un minore, o per chi cede materiale ottenuto dallo sfruttamento sessuale, anche gratuitamente. Il documento sottolinea l'importanza di considerare lo sfruttamento sessuale dei minori come una forma di schiavitù contemporanea, simile all’asservimento manifesto della persona, ma attuata con modalità più subdole. Si sottolinea la necessità di un intervento più efficace a tutela della personalità individuale del minore, nella sua complessità e vulnerabilità, indipendentemente dal suo eventuale consenso, che è sempre considerato irrilevante.
VI.Strumenti di Prevenzione e Lotta alla Pedofilia
L'ultima sezione delinea gli strumenti di prevenzione e lotta alla pedofilia, sottolineando l'importanza della cooperazione internazionale e la necessità di misure condivise a livello europeo. Si fa riferimento all'azione del Comitato per il coordinamento alla lotta alla pedofilia e al Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia sulla Rete Internet (CNCPO), evidenziando le strategie investigative e di monitoraggio dei siti web illegali. L'importanza della sensibilizzazione e dell'educazione è sottolineata come strumento cruciale per prevenire gli abusi sessuali sui minori.
1. L azione del Comitato per il coordinamento alla lotta alla pedofilia e gli impegni comunitari
La sezione evidenzia l'azione del Comitato per il coordinamento alla lotta alla pedofilia e l'importanza degli impegni assunti a livello comunitario per contrastare questo fenomeno. Le istituzioni europee hanno ripetutamente sottolineato l'urgenza di misure condivise per affrontare la natura transnazionale del problema. Si citano l'azione comune 97/154/GAI del Consiglio dell'Unione europea (febbraio 1997), la decisione 2000/375/GAI (maggio 2000) e la decisione-quadro 2004/68/GAI (dicembre 2003) riguardante la lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile. Questi interventi a livello comunitario dimostrano la necessità di una cooperazione internazionale per contrastare un fenomeno che non si limita ai confini nazionali. L'azione del Comitato nazionale e gli accordi raggiunti in ambito comunitario sottolineano l'importanza di un approccio coordinato e multilivello per la prevenzione e il contrasto della pedofilia.
2. Il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia sulla Rete Internet CNCPO
Il documento descrive il ruolo del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia sulla Rete Internet (CNCPO) nella lotta contro la pedopornografia online. Il CNCPO svolge un'azione di monitoraggio e filtraggio di siti pedopornografici, raccogliendo informazioni da diverse fonti (organi di polizia italiani e stranieri, soggetti pubblici e privati, gestori di servizi online). I siti illegali vengono catalogati in una blacklist e segnalati ai fornitori di connettività italiani per impedire l'accesso tramite provider nazionali. Il CNCPO si avvale anche dei dati statistici del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio e ha accesso alle informazioni creditizie della Banca d'Italia per tracciare i flussi finanziari che alimentano il mercato della pedopornografia. Questo sistema integrato di monitoraggio, analisi e contrasto dimostra l'importanza di un approccio multidisciplinare e tecnologicamente avanzato per combattere la diffusione di materiale pedopornografico online. L'accesso alle informazioni creditizie sottolinea la necessità di bloccare anche i flussi economici che alimentano questo crimine.
3. Lacune legislative e strumenti di prevenzione
Il documento evidenzia alcune lacune legislative nella lotta contro la pedopornografia, come la mancanza di sanzioni per chi immette materiale illegale in rete o per i clienti di minori. Si sottolinea anche la mancanza di codici di autoregolamentazione per i provider e di un registro dei proprietari di siti web, che facilitano l'anonimato e la diffusione di contenuti illegali. La mancanza di schedatura dei pedofili condannati e l'assenza di una banca dati per gli indagati rappresentano ulteriori limiti. Si menziona il Comitato di Vigilanza sulla pedofilia, istituito nel 2000, con funzioni di osservazione, studio e prevenzione, focalizzato inizialmente sull'esclusione della pedofilia dalle agevolazioni carcerarie. Il documento conclude sottolineando la necessità di maggiori sforzi nella prevenzione e nella terapia, evitando di limitarsi esclusivamente alla risposta punitiva, e considerando anche l’importanza di fattori biologici nell’orientamento pedofilo. La necessità di un approccio più olistico che integri prevenzione, repressione e terapia è evidenziata.
