Diffamazione online: Postmodernità e e-democracy
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Riassunto
I.Sistemi Politici e Teoria del Sistema
Il documento analizza i sistemi politici, definendoli come complessi di interazioni tra individui e gruppi per l'allocazione autoritativa di valori. Si esplorano concetti chiave come la definizione di sistema, ambiente, risposta e retroazione, evidenziando la loro azione sinergica per la 'vitalità' del sistema. L'analisi si concentra su sottosistemi come quelli partitici, sindacali e lobbistici, che influenzano le scelte collettive. Autori come Domenico Fisichella forniscono una base teorica per comprendere questi complessi meccanismi, enfatizzando l'importanza dell'analisi di sistema in ambito politologico.
1. Definizione di Sistema Politico
Il documento inizia definendo il termine "sistema" nella sua accezione più generale come un complesso di interazioni tra le unità che lo compongono. Questa definizione viene poi applicata specificamente al concetto di sistema politico, descritto come un insieme di interazioni tra individui e gruppi, volto all'assegnazione autoritativa di determinati valori entro specifici confini. Si sottolinea che i comportamenti esterni a questa "authoritative allocation" definiscono l'ambiente circostante, che include diverse dimensioni sociali (biologica, ecologica, psicologica, sociologica, etnica, linguistica, ecc.). L'importanza di questa definizione risiede nella sua capacità di fornire un quadro analitico per comprendere la complessità delle dinamiche politiche, mettendo in luce le interazioni tra diverse componenti del sistema stesso. Un sistema politico non è un'entità monolitica, ma un insieme di elementi interconnessi che interagiscono continuamente. Questa prospettiva sistemica consente di analizzare le dinamiche di potere, influenza e decision-making in maniera più completa.
2. I Quattro Pilastri dell Analisi del Sistema Fisichella
L'analisi del sistema politico, secondo l'autore Domenico Fisichella (Lineamenti di scienza politica, Carocci, Roma, 2010, pag. 102), si basa su quattro pilastri fondamentali: il concetto di sistema stesso (considerato utile in ambito politologico come sistema di comportamento, analogamente alle scienze naturali); il concetto di ambiente, inteso come spazio esterno al sistema ma che lo influenza; l'idea di risposta, ovvero le variazioni interne al sistema come sforzi per regolare o fronteggiare crisi interne o ambientali; e la nozione di retroazione (feedback), che descrive la capacità del sistema di persistere nonostante le tensioni, grazie all'influenza delle retroazioni sugli attori e decision-makers. Questi quattro elementi sono interconnessi e interagiscono tra loro, contribuendo a delineare un modello di analisi del sistema politico completo ed efficace. La presenza e la natura delle retroazioni sono cruciali per la sopravvivenza e l'evoluzione del sistema nel tempo.
3. Sottosistemi Politici e Interazioni
Il documento evidenzia che un sistema politico comprende numerosi sottosistemi che interagiscono tra loro intensamente. Vengono citati come esempio i sottosistemi partitici, sindacali e lobbistici. Questi sottosistemi, con modalità e tempi diversi, contribuiscono a determinare o quantomeno a coartare la scelta collettiva. L'analisi di queste interazioni è fondamentale per comprendere come le decisioni politiche sono influenzate da diversi attori e interessi. La presenza di questi sottosistemi crea una complessità intrinseca all'interno del sistema politico, rendendo necessario un approccio analitico in grado di considerare le relazioni e le interdipendenze tra le diverse parti. Comprensione di come questi sottosistemi interagiscono è essenziale per una comprensione completa delle dinamiche di potere all'interno di un sistema politico.
II.Modernizzazione e Postmodernità
Il documento discute il concetto di modernizzazione, distinguendolo da fenomeni correlati come industrializzazione e urbanizzazione. Si confrontano le definizioni di Apter e Black, che focalizzano rispettivamente sul passaggio dalla socialità tradizionale a quella moderna e sulle modificazioni funzionali delle istituzioni. Si introduce poi la postmodernità, caratterizzata dall'incertezza epistemologica e dalla perdita di fiducia nelle grandi narrazioni, come descritto da Anthony Giddens. L'analisi mette in luce la complessità del passaggio dalla modernità alla postmodernità e il suo impatto sui sistemi politici.
1. La Modernizzazione Definizione e Ambiguità
Il documento affronta il concetto di modernizzazione, evidenziando subito la sua natura elusiva e la sua frequente confusione con fenomeni ad essa correlati, come l'industrializzazione, l'urbanizzazione, la centralizzazione del potere, la razionalizzazione, la secolarizzazione e l'occidentalizzazione. Il termine, secondo l'autore, è stato spesso usato in modo inappropriato nel gergo socio-politico. Si cita Weiner, che sottolinea l'ambiguità del termine. Due definizioni formali vengono presentate: quella del politologo statunitense che la definisce come un processo di direzione e controllo consapevole delle conseguenze sociali derivanti dall'aumento delle differenziazioni di ruolo e della complessità organizzativa; e quella del politico britannico che si concentra sulle modificazioni funzionali delle istituzioni in risposta alle nuove conoscenze scientifiche. Entrambe le definizioni, tuttavia, vengono considerate non esaustive, in quanto riducono la modernizzazione ad alcuni dei suoi sintomi, trascurando altri fattori costitutivi della sua essenza. Il testo propone quindi una definizione alternativa, più completa.
2. Definizione di Modernizzazione secondo Fisichella
Il documento preferisce la definizione di Fisichella, che presenta la modernizzazione come un tipo di sviluppo delimitato a una fase storica caratterizzata da specifici cambiamenti culturali. Questa definizione, a differenza delle precedenti, si presenta più ampia e sfaccettata, cercando di cogliere l'essenza del fenomeno al di là dei suoi aspetti più superficiali. L'importanza di questa scelta risiede nella necessità di andare oltre una semplice enumerazione di sintomi, per abbracciare una comprensione più profonda e articolata del processo di modernizzazione. La prospettiva di Fisichella permette di considerare la modernizzazione in tutte le sue complessità e interconnessioni con altri fattori sociali, economici e politici. Tale prospettiva fornisce una base più solida per l'analisi del processo di modernizzazione e del suo impatto sulla società e sulle istituzioni.
3. La Postmodernità Caratteristiche e Attributi
Il testo introduce il concetto di postmodernità, definendola come una nuova fase storica che si allontana dalle istituzioni della modernità, puntando verso un diverso tipo di ordine sociale. La crisi della fiducia nelle leggi del mercato e nei sistemi politici con pretesa di fondamento universale, e la perdita di senso della fede dogmatica, sono presentati come premesse all'emergere della postmodernità. Giddens viene citato come autore di riferimento, evidenziando tre attributi principali della postmodernità: la scoperta dell'incertezza epistemologica (nulla è dato conoscere con certezza); la mancanza di teleologia nella storia (assenza di progresso lineare); e la nascita di un nuovo programma sociale e politico che dà crescente importanza alle preoccupazioni ecologiche e ai nuovi movimenti sociali. Si evidenzia la complessità intrinseca del periodo “post”, dove il declino di un elemento (X) può portare al ritorno di caratteristiche precedenti, rendendo l'analisi del periodo post-moderno particolarmente sfaccettata e complessa.
III.Comunicazione Media e Digital Divide
L'analisi si concentra sull'impatto della digitalizzazione sulla comunicazione politica, esaminando il modello del two-step flow of communication di Katz e Lazarsfeld e le riflessioni di Zittel sul paradigma relazionale unidirezionale imposto dalla rivoluzione digitale. Il documento evidenzia il ruolo del digital divide, ovvero la disparità nell'accesso e nell'utilizzo della Rete, che accentua le disuguaglianze sociali e politiche. Si sottolinea che il Web influenza, ma non determina unicamente, i cambiamenti d'opinione, richiamando le teorie di Berelson e Gaudet sull'influenza selettiva dei mass media e di Klapper sulla loro funzione di rafforzamento di opinioni preesistenti.
1. Digitalizzazione e Comunicazione Il Modello a Due Fasi e le sue Limiti
La sezione analizza l'impatto della digitalizzazione sulla comunicazione, confrontando il modello tradizionale top-down con un nuovo paradigma relazionale unidirezionale, dove il cittadino utente risulta un soggetto passivo. Si richiama la teoria del two-step flow of communication di Katz e Lazarsfeld (1955), che postulava un flusso informativo bidirezionale: dai media ai leader d'opinione, e da questi ai gruppi sociali. Zittel, citato nel testo, suggerisce che la digitalizzazione, pur modificando il panorama comunicativo, non ha completamente superato questo modello a due fasi, poiché l'influenza del contatto personale rimane preminente a causa della disomogeneità sociale nell'utilizzo della Rete. L'influenza dei mass media è quindi descritta come selettiva e di rafforzamento di opinioni preesistenti, richiamando gli studi di Berelson e Gaudet e di Klapper.
2. Il Digital Divide e le Disuguaglianze Sociali
Il documento evidenzia l'esistenza del digital divide, ovvero il divario nell'accesso e nell'utilizzo delle tecnologie digitali, accentuando le disuguaglianze sociali. La Rete, pur presentandosi come una piattaforma democratica, è soggetta alle disponibilità economiche e alle conoscenze tecnico-scientifiche degli individui. Questo crea situazioni di monopolio e inquina la lotta per la conquista di spazi socio-politici. Il digital divide è visto come un fattore che inasprisce il conflitto sociale e balcanizza lo scontro politico, interagendo con altre forme di diseguaglianza. Si citano Rose e Norris, che sottolineano la correlazione tra accesso a Internet e indicatori di ricchezza materiale e progresso tecnologico, oltre alla relazione tra il digital divide e le caratteristiche socio-demografiche degli individui, tracciando i profili psico-sociali degli utenti informatici e il loro grado di partecipazione politica.
3. Il Ruolo del Web nei Cambiamenti d Opinione
Il documento conclude questa sezione affermando che il Web, pur potendo influenzare l'andamento della comunicazione, non è il solo responsabile dei cambiamenti d'opinione. La disomogeneità nell'utilizzo della Rete e l'influenza del contatto personale mantengono un ruolo significativo. Si ribadisce l'idea che la comunicazione dei mass media abbia un'influenza selettiva, rafforzando opinioni preesistenti piuttosto che creando nuove. Questa riflessione sottolinea la complessità del processo di formazione dell'opinione pubblica nell'era digitale, dove la Rete interagisce con altri fattori sociali e comunicativi, senza essere l'unico determinante dei cambiamenti di prospettiva. La comprensione di questa complessità è essenziale per un'analisi completa dell'impatto delle nuove tecnologie sulla società e sulla politica.
IV.E democracy e Partecipazione Politica
Il documento approfondisce il tema della e-democracy, sottolineando che essa non dipende dal determinismo tecnologico, ma è influenzata dai contesti socio-politici. Si analizza il trasferimento della dialettica politica nell'universo virtuale e la conseguente destrutturazione di paradigmi democratici consolidati, con l'emergere di sistemi maggioritari e diretti, distanti dall'idea madisoniano-rappresentativa di governo. Si discute dell'influenza dei processi di digitalizzazione sulle scelte degli attori sociali e sulla formazione delle loro coscienze, citando l'importanza di considerare le comunità socio-politiche di riferimento (De Mucci).
1. E democracy Contesto Socio Politico e Non Determinismo Tecnologico
La sezione introduce il concetto di e-democracy, sottolineando che la sua effettiva implementazione non dipende da un determinismo tecnologico, ma è fortemente condizionata dai contesti socio-politici di riferimento. Le relazioni tra politica e tecnologia sono presentate come ambigue e complesse, rendendo azzardata l'idea di una semplice subordinazione del dialogo politico alla comunicazione mediale. La digitalizzazione ha, tuttavia, una forte influenza sulle scelte degli attori sociali, plasmando le loro coscienze e condizionando il loro pensiero. La dialettica politica si è spostata nell'universo virtuale, trasformando i paradigmi democratici tradizionali. De Mucci viene citato per l'importanza di studiare le comunità socio-politiche di riferimento nell'analisi di un paradigma democratico diretto, sottolineando la complessità delle interazioni tra tecnologia e contesto sociale.
2. Trasformazione dei Paradigmi Democratici nello Spazio Digitale
L'analisi si concentra sul ruolo degli spazi digitali nella destrutturazione dei paradigmi democratici consolidati. Si evidenzia l'emergere di sistemi maggioritari e diretti, in contrasto con l'idea “madisoniano-rappresentativa” di governo. La digitalizzazione ha condizionato le scelte dei diversi attori sociali, plasmando le loro coscienze e influenzando il processo decisionale. La dialettica politica si è trasferita nell'universo virtuale, creando nuove dinamiche di potere e partecipazione. Il passaggio ad un modello di democrazia diretta, o e-democracy, solleva interrogativi sulla reale capacità di questo nuovo scenario di garantire una partecipazione effettiva e una rappresentanza adeguata. Il documento sottolinea la necessità di approfondire queste tematiche, considerando le specificità dei contesti socio-politici.
3. Limiti e Potenzialità della Democrazia Digitale
La sezione prosegue con una riflessione sui limiti e le potenzialità della democrazia digitale. Si accenna alla possibilità di manipolazione della volontà popolare tramite strumenti digitali, sottolineando come l'uso di schemi decisionali preimpostati possa portare ad una elusione del dissenso e ad un indebolimento della democrazia. La democrazia 2.0 viene menzionata in relazione all'abolizione del divieto di mandato imperativo, una prospettiva compatibile con il Web ma potenzialmente incompatibile con le istanze dell'istituzione parlamentare. Si sottolinea che, anche in un contesto digitalizzato, la funzione parlamentare e la mediazione dei partiti rimangono elementi cruciali, richiedendo ai partiti un adattamento strutturale per essere permeabili al contributo di nuove formazioni e per promuovere, tramite la Rete, l'impegno collettivo e la partecipazione politica.
V.Democrazia Deliberativa e i suoi Limiti
Si presenta un'analisi della democrazia deliberativa, esaminando i diversi modelli proposti. Si discute il modello di Fishkin, che considera l'intersezione degli attributi disposizionali democratici (uguaglianza, non autoritarismo, efficacia deliberativa), e si sottolinea la difficoltà di valutare empiricamente la maggiore efficacia di un idealtipo rispetto a un altro. Si fa riferimento ai policy network di Heclo e Wildawsky e ai loro limiti, evidenziando il rischio di deriva lobbistica. Si analizza il concetto di postdemocrazia di Colin Crouch, caratterizzata dalla riduzione del dibattito politico e dalla perdita di influenza del popolo sulle decisioni.
1. La E democracy Oltre il Determinismo Tecnologico
La sezione dedicata all'e-democracy evidenzia che questa forma di democrazia non è semplicemente il risultato di un determinismo tecnologico. La sua forma e la sua efficacia sono profondamente influenzate dai contesti socio-politici di riferimento. Le dinamiche tra politica e tecnologia sono complesse e difficili da interpretare, e non si può semplicisticamente affermare che il dialogo politico sia subordinato alla comunicazione mediale. La digitalizzazione, pur non determinando l'e-democracy, ha una forte influenza sulle scelte dei diversi attori sociali, plasmando le loro coscienze e coartando il loro pensiero. L'analisi di De Mucci viene citata come esempio dell'importanza di considerare le comunità socio-politiche di riferimento nello studio di un paradigma democratico diretto. La tecnologia digitale offre nuove opportunità ma non garantisce automaticamente una migliore democrazia.
2. Spazi Digitali e Trasformazione dei Paradigmi Democratici
Il testo analizza la trasformazione dei paradigmi democratici indotta dall'utilizzo degli spazi digitali. Si evidenzia come questi spazi abbiano destrutturato modelli democratici consolidati, proponendo sistemi maggioritari e diretti, ben lontani dall'idea 'madisoniano-rappresentativa' di governo. Questa trasformazione ha portato a una ridefinizione delle modalità di partecipazione politica e di formazione dell'opinione pubblica. La dialettica politica si è trasferita nell'universo virtuale, influenzando profondamente il processo decisionale. Si sottolinea la necessità di un'analisi approfondita delle dinamiche che governano le relazioni tra politica e tecnologia in questo nuovo contesto, tenendo conto delle implicazioni per la rappresentanza, la partecipazione e la qualità della democrazia.
3. Esempi di Partecipazione Digitale e Limiti della Democrazia 2.0
La sezione presenta esempi di utilizzo della Rete per la partecipazione politica, come nel caso del Marocco e dell'Islanda, dove piattaforme online hanno influenzato processi di revisione costituzionale e di elaborazione di bozze legislative. Questi esempi mostrano il potenziale della tecnologia per una maggiore partecipazione, ma allo stesso tempo il documento sottolinea i limiti e i rischi di una “democrazia 2.0”. Si evidenzia la possibilità che sistemi digitali preimpostati possano portare a trappole tiraniche, eludendo il dissenso e indebolendo le fondamenta della democrazia. Si discute della necessità di preservare la funzione parlamentare e la mediazione dei partiti, pur adattandoli al nuovo contesto digitale. Il ruolo dei partiti viene ridefinito: devono evolversi per essere fluidi e permeabili al contributo di nuove formazioni, promuovendo l'impegno collettivo tramite la Rete.
VI.Il Caso Italiano Storia e Evoluzione del Sistema Politico
La sezione si concentra sull'evoluzione del sistema politico italiano, analizzando il ruolo della Democrazia Cristiana, del Partito Comunista Italiano e il contesto della Guerra Fredda e dell' anticomunismo. Si descrivono le riforme degli anni del “centrismo”, come la riforma agraria e la creazione della Cassa per il Mezzogiorno. Si analizza la legge truffa del 1952 e il suo impatto sull'instabilità politica. Si esamina il “compromesso storico” proposto da Berlinguer e l'emergere dell' eurocomunismo. Infine si analizza la transizione dalla Prima Repubblica al sistema bipolare, con l'ascesa di Silvio Berlusconi e la nascita di Forza Italia, e l'evoluzione verso un sistema bipartitico PD-PDL. Figure chiave includono Alcide De Gasperi, Enrico Mattei, Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer, e Silvio Berlusconi.
1. Democrazia Deliberativa Modelli e Definizioni
La sezione introduce la democrazia deliberativa, esaminando diversi modelli e approcci. Si sottolinea che un sistema democratico si basa su istituzioni che permettono ai governati di sostituire i governanti senza ricorrere alla forza. Il rendimento di un sistema democratico è misurato dalla fedeltà con cui le scelte collettive rispecchiano le preferenze individuali. Un regime è considerato democratico se soddisfa i criteri di uguaglianza (libera espressione della scelta politica), non autoritarismo (assenza di imposizione di una data opzione) ed efficacia partecipativa. Il modello di Fishkin, focalizzato sull'intersezione di questi attributi, aiuta a comprendere le risultanze derivanti dalla loro combinazione, ma non può riprodurre l'evoluzione storica e la complessità dinamica delle istituzioni. Si evidenzia la difficoltà di una verifica empirica della maggiore efficacia di un idealtipo rispetto ad un altro.
2. Policy Networks e i Limiti della Deliberazione
Heclo e Wildawsky vengono citati per la loro analisi della democrazia deliberativa all'interno dei policy network, microcomunità informali di attori istituzionali ed extraistituzionali. Questi network, pur potendo facilitare i processi deliberativi e ridurre le barriere comunicative, presentano dei limiti. L'operare in ambiti ristretti favorisce l'emersione di interessi particolari (high demanders e preference outliers) che possono entrare in conflitto con il carattere ecumenico di una collettività democratica. Questa “torsione particolarista” può portare alla deriva lobbistica, trasferendo il potere nelle mani di aziende, associazioni e sindacati, a danno di interessi diffusi ma politicamente disorganizzati. Lo scetticismo di Regonini riguardo alla discrepanza tra l'idea di regime deliberativo e la sua concreta realizzazione viene evidenziato come ulteriore critica.
3. Instant Democracy Modello Plebiscitario e Postdemocrazia
Il testo discute i modelli della instant democracy e quello plebiscitario, evidenziando i loro limiti e il rischio di derive non democratiche. Si afferma che il passaggio da una democrazia rappresentativa a una deliberativa non è un processo lineare e automatico, e che non necessariamente un'evoluzione in tal senso passa attraverso questi modelli. Si sottolinea come la postdemocrazia, descritta da Colin Crouch, rappresenti una situazione dove, pur mantenendosi le elezioni, il dibattito politico è ridotto e l'influenza popolare sulle decisioni è limitata. L'analisi conclude che la coesistenza di uguaglianza, non autoritarismo ed efficacia deliberativa è un obiettivo complesso e spesso irrealizzabile, e che la democrazia deve essere in grado di adattarsi alle continue sollecitazioni esterne. Il modello di democrazia deliberativa, seppur utile, non può essere considerato un modello statico e universale.
VII.Populismo e Antipolitica
Il documento conclude con un'analisi del populismo, distinguendo tra populismo statalista e liberista. Si evidenzia il ruolo dell' antipolitica come indicatore di populismo in Italia, caratterizzato da critica alla classe politica, ostilità verso gli immigrati e la ricerca di un leader forte. Si confrontano esempi di populismo in Gran Bretagna, analizzando le figure di Salisbury, Baldwin e Thatcher. Si discute brevemente la teoria dell’ancoraggio di Leonardo Morlino e la sua relazione con la democratizzazione.
1. Populismo in Italia Tre Indicatori Principali
La sezione sul populismo inizia focalizzandosi sul caso italiano, identificando tre indicatori principali del fenomeno: la mobilitazione dell'antipolitica, manifestata attraverso la critica, la disaffezione e l'estraneità verso la classe politica e le istituzioni democratiche, radicata nel risentimento per l’'espropriazione' della sovranità popolare; la feroce ostilità nei confronti degli immigrati extracomunitari, con critiche al potere politico per l'incapacità di tutelare i caratteri etnoculturali del popolo; e la pressante richiesta di autorità, che si traduce nella ricerca di un leader espressione della volontà popolare e capace di rivalorizzare il patrimonio culturale nazionale. Questi tre elementi, secondo il testo, sono fondamentali per comprendere la natura e la manifestazione del populismo nel contesto italiano.
2. Populismo Statalista vs. Liberista
Il documento contrappone due idealtipi di populismo: quello statalista e quello liberista. Albertazzi e McDonnell vengono citati per la loro teorizzazione del populismo liberista, che ruota attorno al concetto di libertà e vede nel cittadino l'argine all'incapacità della classe dirigente. Il populismo antistatalista mira allo smantellamento del potere centrale, considerando lo Stato un 'Leviatano' da distruggere. A differenza degli Stati Uniti (es. Tea Party), l'Europa non si è mai contraddistinta per un forte antistatalismo. Vengono citati esempi di partiti europei considerati liberisti antistatalisti (Partito della Libertà olandese, austriaco, Libertas irlandese, UKIP britannico, ecc.), che condividono la lotta all'immigrazione islamica e rivendicazioni fiscali. Si evidenzia come molti di questi partiti demonizzino l'Unione Europea.
3. Populismo in Gran Bretagna Un Analisi Storica
L'analisi del populismo si estende al caso britannico, ricostruendo storicamente le relazioni tra popolo e potere nel contesto del Partito Conservatore. Si analizzano le figure di Salisbury (fine Ottocento), presentato come un precursore del populismo moderno per la sua retorica antipolitica e il distacco dai 'politici di professione'; Baldwin (anni '30), che inaugura il 'populismo delle immagini', basato sulla costruzione di un'immagine pubblica del leader come figura popolare e rispettabile; e Thatcher, che segna una nuova fase. L'analisi del populismo britannico offre un'ulteriore prospettiva comparativa, mostrando come questo fenomeno abbia assunto forme diverse nel tempo e nei diversi contesti nazionali. Si evidenzia il ruolo della retorica antipolitica, della costruzione di immagini pubbliche e dell'utilizzo di strumenti di comunicazione di massa.
