
Maqāmāt-i Hindī: Studio di Bāʿabūd
Informazioni sul documento
Autore | Abū Bakr b. Muḥsin Bāʿabūd al-ʿAlawī |
school/university | Corso di Laurea in Asia meridionale e occidentale: lingue, culture e istituzioni |
subject/major | Asia meridionale e occidentale: lingue, culture e istituzioni |
Tipo di documento | Prova finale di laurea |
Lingua | Italian |
Formato | |
Dimensione | 1.07 MB |
Riassunto
I.La Superiorità della Lingua Araba e i Nomi Musulmani in India
Il documento analizza la posizione privilegiata della lingua araba, scelta come lingua del Corano – ultima rivelazione di Dio. Si concentra poi sull'uso, talvolta improprio o di "pseudo-arabo", nella formazione di nomi musulmani in India (esempi: Ghulām al-Rasūl, ʿAbd ʿAlī, Abū al-Kalām, Islām al-Dīn, Sāmiʿ Allāh), evidenziando come alcuni appellativi, pur ispirati all'arabo, non abbiano un significato corretto nella lingua. Questo aspetto sottolinea la complessità della diffusione e dell'apprendimento della lingua araba in un contesto culturale diverso, come quello indiano. Keywords: Lingua araba, Corano, Nomi musulmani, India, Pseudo-arabo, Ghulām al-Rasūl, ʿAbd ʿAlī.
1. La Superiorità della Lingua Araba e il Corano
Il documento inizia affermando la superiorità della lingua araba, considerata la lingua del Corano, il "sigillo delle profezie" e ultima rivelazione di Dio. Si cita Bausani (1974, pag. 68) per sostenere l'idea della lingua araba come creata da Dio stesso. Questo concetto è ribadito tramite un estratto dalla seconda sura del Corano, che descrive la scelta di Adamo come vicario di Dio sulla Terra e la sua successiva istruzione divina sui nomi di tutte le cose. Questa sezione pone le basi per comprendere il ruolo centrale e sacro della lingua araba all'interno della cultura e della religione islamica, preparando il terreno per l'analisi successiva del suo utilizzo e della sua diffusione in un contesto culturale diverso, come quello indiano. La sacralità della lingua araba, intrinsecamente legata alla rivelazione divina, costituisce un elemento fondamentale per comprendere la sua influenza nella formazione culturale e linguistica del mondo musulmano e la sua successiva penetrazione in contesti culturali diversi.
2. Antroponimi Musulmani in India Uso Improprio o Pseudo Arabo
La sezione si concentra sull'analisi dei nomi propri musulmani in India, evidenziando come, accanto ai nomi tradizionali, si siano diffusi esempi di utilizzo improprio o di "pseudo-arabo". Si citano esempi come Ghulām al-Rasūl ("servo del Profeta") o ʿAbd ʿAlī ("servo di ʿAlī"), sottolineando che, mentre in arabo il termine "servo" (ʿabd) indica la condizione dell'uomo di fronte a Dio, il suo utilizzo riferito ad altri uomini, anche se Profeta o suoi compagni, è insolito. Altri esempi citati includono Abū al-Kalām ("padre della parola"), Islām al-Dīn ("Islam della religione"), e Sāmiʿ Allāh ("colui che sente Dio"), tutti nomi che, secondo l'analisi, non avrebbero un significato corretto in arabo. L'articolo cita Qutubuddin (2007, pag. 326 e 325) a supporto di questa analisi. Inoltre si evidenzia l'impiego inusuale di attributi divini come Raḥmān (misericordioso) e Jabbār (il potente). Questa sezione esplora la dinamica della trasformazione linguistica che si verifica quando una lingua, portatrice di valori religiosi e culturali specifici, entra in contatto con una realtà linguistica e culturale diversa. Questo aspetto offre un punto di vista sul processo di adattamento e innovazione linguistica, legato all'appropriazione e trasformazione di elementi linguistici in contesti culturali nuovi. L'analisi approfondisce la complessità di questo processo.
II.L Apprendimento dell Arabo in India e le sue Conseguenze Cognitive
Lo studio affronta le implicazioni cognitive dell'apprendimento dell'arabo come lingua straniera in India. Si evidenzia come l'apprendimento dopo i dodici anni di età influisca sulla memorizzazione del lessico (corteccia cerebrale vs. cervelletto), portando a una maggiore difficoltà nel reperire vocaboli e a una minore fluidità nella comunicazione orale. Tuttavia, si sottolinea come nella scrittura letteraria questo aspetto possa essere meno rilevante. Keywords: Apprendimento lingue, Lingua araba, India, Cervelletto, Corteccia cerebrale, Acquisizione lessico.
1. L apprendimento di una lingua straniera e le sue conseguenze cerebrali
Questa sezione del documento si concentra sulle conseguenze cognitive dell'apprendimento di una lingua straniera, in particolare l'arabo, in età adulta. Si evidenzia come l'acquisizione linguistica dopo i dodici anni di età differisca significativamente da quella che avviene nei primi anni di vita. Nel caso dell'apprendimento precoce, le informazioni linguistiche verrebbero registrate nel cervelletto, mentre in età successiva si depositerebbero nella corteccia cerebrale. Questa differenza, secondo il testo, implica una maggiore macchinosità, lentezza, e dispendio energetico nel reperimento di vocaboli per chi impara una lingua straniera in età più avanzata, portando a una minore intuitività nella comunicazione orale. Si cita Balboni (2008, pag. 10 e 11) a supporto di questa affermazione. Tuttavia, si specifica che nella produzione letteraria, dove la velocità non è un fattore determinante, questa differenza potrebbe risultare meno significativa. L'analisi si concentra quindi sulle implicazioni neurocognitive dell'apprendimento linguistico, evidenziando come l'età di acquisizione possa influenzare l'efficienza e la fluidità comunicativa. Si tratta di un argomento rilevante nello studio dell'apprendimento delle lingue e dell'influenza dei fattori biologici sull'acquisizione del linguaggio.
III.La Diffusione dell Arabo in India Vie Marittime e Contatti Storici
La diffusione dell'arabo in India è collegata a eventi storici cruciali, come la spedizione di Muḥammad b. Qasīm nel Sind (92/711 d.C.), che portò famiglie arabe nella regione e contribuì all'istituzione di moschee e madrase dove l'arabo occupava un ruolo centrale. La via marittima della seta e il ruolo dei mercanti arabi nell'Oceano Indiano, dal periodo omayyade fino all'arrivo dei portoghesi, sono altresì considerati fattori determinanti. Keywords: Diffusione lingua araba, India, Muḥammad b. Qasīm, Sind, Via marittima della seta, Mercanti arabi, Periodo omayyade.
1. La Spedizione di Muḥammad b. Qasīm e l Istituzione del Potere Islamico
Il testo ipotizza che l'istituzione della lingua araba in India sia avvenuta tramite contatti storici, in particolare con la spedizione nel Sind nel 92/711 d.C., durante il califfato di al-Walid. Il generale diciassettenne Muḥammad b. Qasīm, a capo di un piccolo esercito, aveva lo scopo di contrastare predoni e pirati che minacciavano le coste nord-occidentali dell'India (Bredi, 2008, pag. 21 e 34). Questa spedizione portò un certo numero di famiglie arabe nella regione (Idrīs, 1998, pag. 9). Con l'istituzione di un potere islamico, furono patrocinate moschee e madrase, dove l'arabo ebbe una posizione centrale nei programmi di studio (Akhlaq Ahmed, 1985, pag. 45). La conquista omayyade del Sind fu poi continuata da dinastie di origine turca provenienti dalle regioni afghane, in un periodo di decadenza del califfato abbaside. Questa sezione evidenzia l'importanza di eventi militari e politici nella diffusione della lingua e della cultura araba in India, mostrando come l'espansione del potere islamico abbia contribuito in modo significativo all'introduzione e alla diffusione della lingua araba.
2. Il Ruolo delle Vie Marittime e dei Mercanti Arabi
Oltre alla via terrestre, la diffusione dell'arabo in India è stata fortemente influenzata dalle vie marittime, soprattutto nell'epoca pre-moderna. Il trasporto marittimo offriva vantaggi significativi rispetto a quello terrestre: maggiore capacità di carico (superiore a quella di 1000 cammelli, Abu Lughod, 1989, pag. 111), maggiore velocità (circa quattro volte superiore a quella delle carovane, Pearson, 2007, pag. 33), e minore rischio di attacchi da parte di predoni e pirati. I mercanti arabi ebbero un ruolo centrale nella via marittima della seta, dall'Impero Omayyade fino all'arrivo dei Portoghesi (Abu Lughod, 1986, pag. 8), grazie alla loro posizione strategica nell'Oceano Indiano. Il testo cita Abu Lughod per evidenziare il ruolo chiave dei mercanti arabi nel commercio marittimo, paragonandolo a quello dei mercanti veneziani nel Mediterraneo. L'analisi mette in luce l'importanza delle rotte commerciali marittime nel processo di diffusione linguistica e culturale. La via marittima della seta, in particolare, emerge come fattore determinante nella diffusione dell'arabo e dello scambio culturale tra l'Oriente e l'Occidente, evidenziando l'intreccio tra commercio, lingua e cultura. Il confronto con i mercanti veneziani sottolinea l'importanza strategica delle rotte marittime per il dominio commerciale e culturale.
IV.Le Maqāmāt di Bāʿabūd Stile e Contenuto
Il cuore del documento è dedicato all'analisi delle maqāmāt di Bāʿabūd, opere in prosa (a volte rimata) che presentano una lingua araba semplificata per un pubblico potenzialmente non nativo. L'autore, probabilmente uno yemenita giunto a Surat, esprime nelle sue narrazioni un senso di sconforto legato all'esilio. Le maqāmāt esplorano vari temi, tra cui il viaggio (spesso motivato da povertà o ricerca di conoscenza), il commercio, e la satira sociale. La figura di Abū al-Ẓafar, protagonista delle storie, è centrale. Keywords: Maqāmāt, Bāʿabūd, Letteratura araba, India, Prosa rimata, Viaggio, Commercio, Abū al-Ẓafar, Surat, Yemen.
1. Le Maqāmāt di Bāʿabūd Una Prosa Semplificata
Questa sezione introduce le maqāmāt di Bāʿabūd, descrivendole come opere in prosa, talvolta rimata, caratterizzate da uno stile linguistico semplificato rispetto alla maqāma classica. Questa semplificazione linguistica è un elemento chiave, probabilmente voluta dall'autore per renderle accessibili a un pubblico non nativo di lingua araba. La scelta di una prosa piana, senza rime, è spiegata con la difficoltà di rendere comprensibile e efficace una prosa rimata in italiano, che avrebbe richiesto notevoli capacità letterarie e forse una maggiore libertà interpretativa nella traduzione. Si sottolinea che la semplificazione linguistica mira a facilitare la lettura e la comprensione dell’opera, avvicinandola al lettore dal punto di vista sintattico e semantico. Il testo evidenzia la scelta stilistica consapevole dell'autore, che si discosta dalla tradizione per rendere la sua opera più fruibile a un pubblico più ampio. Si sottolinea quindi l'aspetto stilistico e traduttivo, e come questo sia funzionale alla comprensione del testo in un contesto culturale diverso. L'autore sceglie una forma di linguaggio più semplice per rendere le sue maqāmāt accessibili al pubblico di lettori indiani.
2. Temi e Figure Centrali nelle Maqāmāt
Le maqāmāt di Bāʿabūd trattano diversi temi, tra cui il viaggio, spesso motivato dalla povertà o dalla ricerca del sapere (adab). Il documento cita esempi di viaggi intrapresi dal narratore per incontrare vari ʿulamāʾ, per partecipare a riunioni poetiche presso emiri, o per motivi commerciali (acquisto e vendita di merci). La figura di Abū al-Ẓafar, protagonista ricorrente delle storie, è fondamentale. L'autore, probabilmente uno yemenita giunto a Surat, esprime nelle sue narrazioni un senso di sconforto e malinconia legati all'esperienza dell'esilio. Il protagonista Abū al-Ẓafar, spesso presentato in misere condizioni, viene inizialmente sottovalutato dal narratore e dai suoi compagni, ma poi rivela la sua vera identità e capacità. La conclusione di ogni episodio vede la scoperta della vera natura del protagonista, in un gioco di equivoci e di inganni. Si mette in evidenza il tema ricorrente del viaggio come esperienza formativa e come elemento strutturante delle narrazioni. Le diverse motivazioni dei viaggi (ricerca del sapere, povertà, commercio) arricchiscono la complessità delle storie. La figura del protagonista, con la sua natura ambigua e sfuggente, è la chiave per comprendere il significato dell’intera opera.
V.Contesto Culturale e Religioso delle Maqāmāt di Bāʿabūd
L'opera di Bāʿabūd riflette il contesto culturale e religioso dell'India pre-moderna. Il documento evidenzia l'interazione tra tradizioni islamiche e pratiche locali, come si evince da alcuni episodi narrati nelle maqāmāt, tra cui la venerazione di una tomba di un cane e la descrizione di pratiche funerarie locali. L'analisi considera anche la scelta di città specifiche come ambientazioni, come Syalkūt, interpretata simbolicamente. Keywords: Maqāmāt, Bāʿabūd, Cultura indiana, Islam, Tradizioni locali, Syalkūt.
1. L India nelle Maqāmāt Un Contesto Culturale Ibrido
Le maqāmāt di Bāʿabūd offrono uno spaccato del contesto culturale e religioso dell'India pre-moderna, mostrando un'interessante interazione tra la cultura islamica e le tradizioni locali. La scelta delle ambientazioni geografiche nelle diverse maqāmāt non è casuale; ad esempio, Syalkūt, città occidentale nella raccolta, potrebbe simboleggiare un ritorno all'Islam, in analogia con la scelta di Sarūj come ultima città nelle maqāmāt di Ḥarīrī (Kilito, 1983, pag. 234). La presenza di un eremita musulmano indiano (maqāma 11) e di un protagonista che si identifica come brahmana ("per la casta, [qawm] sono dei brahmani") (maqāma 13) evidenzia questa commistione culturale. L'ambientazione delle storie non è semplicemente decorativa, ma riflette la complessità di un mondo multiculturale dove le tradizioni islamiche interagiscono e si intrecciano con quelle locali, creando un contesto ibrido e dinamico. L'analisi si concentra sull'integrazione degli aspetti culturali locali, mostrando come l'autore riesca a rappresentare la diversità culturale e religiosa del contesto indiano all'interno della struttura narrativa delle sue opere.
2. Aspetti Religiosi e Pratiche Locali nelle Narrazioni
Le maqāmāt di Bāʿabūd non si limitano a descrivere l'ambiente fisico, ma esplorano anche aspetti religiosi e pratiche locali. Un episodio significativo è quello della maqāma 46, che descrive musulmani indiani che adorano la tomba di un cane, sottolineando come pratiche religiose islamiche possano mescolarsi a credenze e rituali locali. Il protagonista, Abū al-Ẓafar, sfrutta questa credulità per ottenere profitto economico. Un altro esempio è la descrizione di un rito funebre (probabilmente di origine indiana), dove una vedova si dà fuoco insieme al corpo del marito (seconda parte). Questi episodi evidenziano l'integrazione di elementi culturali locali all'interno della cornice della narrazione islamica, non come semplici elementi secondari, ma come elementi costitutivi dell'identità multiculturale del contesto indiano. L'analisi si concentra su come l'autore rappresenta queste interazioni, mostrando la complessità dei rapporti tra le diverse tradizioni religiose e culturali in India. L’opera di Bāʿabūd è un riflesso della società indiana multietnica e multireligiosa del suo tempo.
VI.Confronto con altre Maqāmāt e il Pubblico Destinatario
Il lavoro confronta le maqāmāt di Bāʿabūd con quelle di autori come Ḥarīrī e Ṣayqal, evidenziando somiglianze e differenze nello stile e nel contenuto. Si discute infine del possibile pubblico delle maqāmāt di Bāʿabūd, considerando la semplificazione linguistica e ipotizzando un pubblico con diversa competenza nell'arabo, sia in India che nello Yemen. Keywords: Maqāmāt, Bāʿabūd, Ḥarīrī, Ṣayqal, Pubblico destinatario, Lingua araba, India, Yemen.
1. Confronto con le Maqāmāt di Ḥarīrī e Ṣayqal
Il documento confronta le maqāmāt di Bāʿabūd con quelle di altri autori importanti del genere, come Ḥarīrī e Ṣayqal. Si evidenzia una corrispondenza nella scelta della collocazione dell'ultima maqāma: la scelta di Syalkūt da parte di Bāʿabūd potrebbe essere un'imitazione simbolica della scelta di Sarūj da parte di Ḥarīrī, interpretata come un ritorno all'Islam (Kilito, 1983, pag. 234). Il confronto si estende anche alla modalità di riconoscimento del protagonista, Abū al-Ẓafar, alla fine di ogni episodio: sia l'inseguimento da parte del narratore (come in Ḥarīrī), sia le missive lasciate dal protagonista (come in Ṣayqal, Jaakko Hämeen-Anttila, 2002, pag. 152 e 331) sono presenti nelle maqāmāt di Bāʿabūd. Questo confronto tra autori e stili mette in luce le peculiarità delle maqāmāt di Bāʿabūd e il suo rapporto con la tradizione letteraria precedente. L’analisi si concentra sulle similitudini e sulle differenze stilistiche tra gli autori, evidenziando come Bāʿabūd si collochi all'interno della tradizione delle maqāmāt ma con alcune innovazioni e adattamenti. La scelta della città finale, Syalkūt, è analizzata nel suo significato simbolico, legato al ritorno all’Islam.
2. Il Pubblico Destinatario delle Maqāmāt di Bāʿabūd
La sezione finale si concentra sul pubblico destinatario delle maqāmāt di Bāʿabūd. La semplificazione linguistica dell'opera suggerisce un pubblico con una conoscenza limitata della lingua araba. Non è chiaro se questo pubblico fosse principalmente indiano o yemenita (o entrambi), considerato che sia in India che nello Yemen potevano esistere, nel periodo considerato, persone con una competenza limitata nelle lettere arabe. L'autore, attraverso la scelta di una lingua più semplice, cerca di rendere le sue opere accessibili a un pubblico più vasto. La semplificazione linguistica delle maqāmāt si pone in contrasto con lo stile più complesso dei classici del genere, come Ḥarīrī e Ṣayqal, ed è un elemento fondamentale per comprendere il contesto e il pubblico per cui quest’opera è stata pensata. Si utilizza il modello di Itamar Even-Zohar (1990, pag. 31) per analizzare il repertorio condiviso tra autore e destinatario, sottolineando l'importanza di comprendere il codice culturale per interpretare correttamente l’opera. L’analisi si focalizza sulla scelta stilistica di Bāʿabūd come chiave interpretativa per individuare il suo target di riferimento, evidenziando anche la difficoltà di determinare con precisione il pubblico destinatario a causa della mancanza di informazioni certe.
VII.Āzād al Bilgrāmī e la Visione dell India nella Cosmologia Arabo Islamica
Il documento menziona brevemente l'opera di Āzād al-Bilgrāmī (1177/1764), che utilizza gli ḥadīth per rappresentare l'India come un luogo sacro nella cosmologia arabo-islamica, collegandolo alla discendenza di Adamo. Questo evidenzia come la letteratura araba in India cercasse di integrare il nuovo contesto geografico e culturale nella sua tradizione letteraria e religiosa. Keywords: Āzād al-Bilgrāmī, ḥadīth, Cosmologia arabo-islamica, India, Adamo.
1. Āzād al Bilgrāmī e la rappresentazione dell India
Il documento accenna brevemente all'opera di Āzād al-Bilgrāmī, un poeta importante in arabo in India, che nel 1177/1764 (circa cinquant'anni dopo le maqāmāt di Bāʿabūd) scrisse un'opera suddivisa in quattro parti. Carl W. Ernst (1955, pag. 556-564) ne ha tradotto il primo capitolo, evidenziando come Āzād al-Bilgrāmī, utilizzando i ḥadīth (anche se di debole isnād), presenti l'India come "un reame scelto da Dio e distinto per la sua vicegerenza (dār al-khilāfa)" (Ernst, 1955, pag. 557). Questa rappresentazione integra l'India nella cosmologia arabo-islamica, collegando la sua storia alla discesa di Adamo a Sarīndīb (Ceylon, Sri Lanka) e alla diffusione della sua discendenza nel subcontinente. L'opera di Āzād al-Bilgrāmī offre una prospettiva interessante sulla integrazione dell'India nel contesto culturale e religioso arabo-islamico, mostrando come la letteratura araba abbia cercato di ricontestualizzare la nuova realtà geografica all'interno della tradizione.