Piano Triennale Prevenzione Corruzione
Informazioni sul documento
| Specialità | Amministrazione Pubblica, Scienze Politiche, Giurisprudenza |
| Azienda | IRCCS CROB |
| Tipo di documento | Piano Triennale |
| Lingua | Italian |
| Formato | |
| Dimensione | 8.38 MB |
Riassunto
I.Trasparenza Amministrativa e Prevenzione della Corruzione
Il documento delinea un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) per l'IRCCS CROB, allineandosi alla normativa sulla trasparenza amministrativa (D.lgs. 33/2013 e Legge 190/2012). Il PTPC mira a ridurre il rischio di corruzione, identificando aree sensibili e implementando misure di prevenzione della corruzione. Un ruolo chiave è affidato al Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPCT), responsabile dell'implementazione e del monitoraggio del piano, inclusa la gestione del risk management e l'applicazione di un patto di integrità per i contratti pubblici. L'accesso civico ai dati e documenti è garantito, promuovendo il controllo pubblico sull'utilizzo delle risorse pubbliche. Sono definiti obblighi di pubblicazione delle informazioni per garantire la massima trasparenza.
1. Definizione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione PTPC
Il documento presenta il PTPC dell'IRCCS CROB, un piano per la prevenzione della corruzione in linea con il D.lgs. 33/2013 e la Legge 190/2012 sulla trasparenza amministrativa. Il piano definisce criteri per valutare il livello di esposizione al rischio di corruzione per gli uffici e le strutture aziendali. Identifica le attività ad alto rischio di corruzione e indica misure di informazione, formazione e controllo per prevenirle e contrastarle. Il PTPC è concepito come un processo in costante evoluzione, soggetto a correzioni e implementazioni periodiche sulla base di analisi e monitoraggi condotti dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPCT). L'obiettivo principale è garantire la trasparenza amministrativa e la corretta gestione delle risorse pubbliche, in linea con gli obblighi di pubblicazione previsti dalla legge. Il piano si applica a tutti i dipendenti e collaboratori dell'IRCCS CROB.
2. Ruolo del Responsabile della Prevenzione della Corruzione RPCT
Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPCT) ha un ruolo centrale nell'implementazione e nel monitoraggio del PTPC. I suoi compiti non sono delegabili, se non in casi eccezionali e motivati, con la responsabilità del delegante che rimane ferma sia in vigilando che in eligendo. La responsabilità per i fenomeni corruttivi è imputata al RPCT, ma ciascun dipendente mantiene la propria responsabilità in relazione ai compiti svolti. L'attività del RPCT deve essere strettamente collegata e coordinata con quella di tutti i soggetti presenti nell'organizzazione. In caso di ripetute violazioni delle misure di prevenzione, il RPCT risponde ai sensi dell'articolo 21 del d.lgs. 165/2001 e sul piano disciplinare. La mancata predisposizione del piano o la mancata formazione dei dipendenti in settori a rischio corruzione costituiscono elementi di valutazione della responsabilità dirigenziale, con obiettivi specifici inseriti nella negoziazione dell'incarico e nel Piano della Performance.
3. Obblighi di Pubblicazione e Trasparenza
Il documento sottolinea l'importanza della pubblicazione di dati e informazioni relative all'organizzazione e alle attività delle pubbliche amministrazioni sui siti istituzionali. Queste informazioni devono essere pubblicate in un formato idoneo a garantire l'integrità del documento, essere aggiornate, di semplice consultazione, indicare la provenienza ed essere riutilizzabili. L'obbligo di durata della pubblicazione è fissato in 5 anni. Il documento fa riferimento agli obblighi di trasparenza previsti dal d.lgs. n. 33/2013 e dalla delibera n. 50/2013 dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), specificando la necessità di conformarsi alle linee guida ANAC. Sono citate anche altre disposizioni legislative in materia di trasparenza, come la legge n. 190/2012 (art. 1, comma 32) e la legge n. 15/2009 (commi 7 e 8), sottolineando l’immediata precettività degli adempimenti di trasparenza e l’importanza del rispetto dei termini stabiliti dalla legge.
4. Il Patto di Integrità e la Rotazione del Personale
Per prevenire la corruzione e valorizzare comportamenti etici, l'IRCCS CROB adotta un "Patto di integrità in materia di contratti pubblici", che i partecipanti alle gare d'appalto devono sottoscrivere. L'accettazione del patto è condizione di ammissione alla gara. Il documento evidenzia inoltre l'importanza della rotazione dei dirigenti e funzionari nei settori a rischio corruzione, come previsto dall'intesa del 24 luglio 2013 tra Governo, Regioni ed Enti Locali per l'attuazione dell'art. 1, commi 60 e 61, della legge 190/2012. La rotazione mira ad evitare il consolidarsi di posizioni di privilegio nella gestione di attività a rischio, pur garantendo le competenze e la continuità della gestione. La rotazione, previa informativa sindacale, avviene secondo criteri oggettivi e, salvo casi di revoca dell'incarico o misure cautelari, al termine dell'incarico, la cui durata deve essere contenuta. La formazione del personale, con affiancamento e utilizzo di professionalità interne, è fondamentale per salvaguardare la continuità amministrativa.
5. Accesso Civico e Trasparenza Amministrativa
Il documento descrive l'accesso civico, previsto dall'art. 5 del D.lgs. n. 33/2013 (modificato dal D.lgs. 97/2016), come strumento per promuovere la trasparenza e la partecipazione dei cittadini. L'accesso civico permette a chiunque di richiedere dati e informazioni detenuti dalla pubblica amministrazione, indipendentemente dall'obbligo di pubblicazione, nel rispetto della tutela degli interessi pubblici e privati. L'IRCCS CROB assicura l'accesso civico ai sensi del D.lgs. 33/2013 e del Programma Triennale della Trasparenza, per un periodo di 5 anni, con tempi specifici per le informazioni relative ai componenti degli organi di indirizzo politico e ai titolari di incarichi dirigenziali. Il Responsabile della Trasparenza e della Prevenzione della Corruzione (RPCT) controlla e assicura la regolare attuazione dell'accesso civico, segnalando eventuali inadempienze.
II.Gestione del Rischio etico e Compliance
Il documento definisce il rischio di fallimento etico come la possibilità di comportamenti non etici o corruttivi che incidono negativamente sull'utilizzo delle risorse pubbliche. Viene descritta una metodologia di risk management, basata sull'identificazione di potenziali eventi rischiosi e sulla valutazione della loro probabilità e impatto. L'analisi dei rischi include la valutazione dei controlli interni ed esterni, e l'analisi di precedenti giudiziari o disciplinari. Il PTPC include misure per la compliance, tra cui la formazione del personale sulle tematiche di etica pubblica e legalità, la rotazione del personale nelle aree a rischio e la gestione dei conflitti di interesse, anche in ottica di pantouflage.
1. Definizione del Rischio di Fallimento Etico
Il documento definisce il rischio di fallimento etico come la probabilità che si verifichino comportamenti non etici, non integri o legati alla corruzione, influenzando negativamente l'utilizzo delle risorse pubbliche. Questo rischio è considerato in un'ottica di divario tra la manifestazione di un fenomeno e la situazione attesa, potendo assumere sia manifestazioni negative (minacce), con risultati peggiori delle aspettative, sia manifestazioni positive (opportunità), con risultati migliori del previsto. L'analisi del rischio si concentra sull'impatto negativo sulla trasparenza, efficienza, efficacia ed equità nell'utilizzo delle risorse pubbliche. La comprensione del contesto e del campo di applicazione della metodologia di risk management è fondamentale per identificare potenziali eventi rischiosi di diversa natura che possono ostacolare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Il documento fa riferimento ai principi per la gestione del rischio tratti dalla UNI ISO 31000:2010, sottolineando l'importanza di un approccio integrato e proattivo alla gestione del rischio.
2. Metodologia di Risk Management e Analisi dei Rischi
La metodologia di risk management descritta prevede l'identificazione di potenziali eventi rischiosi, la valutazione della loro probabilità e impatto, e la definizione di azioni di trattamento. La stima della probabilità tiene conto dei controlli vigenti, considerando non solo la loro esistenza in astratto, ma anche la loro effettiva efficacia. L'analisi include la considerazione di precedenti giudiziali e disciplinari che hanno interessato l'Istituto, nonché dei criteri indicati nell'Allegato 5 del PNA, come la discrezionalità, la rilevanza esterna, la complessità del processo, il valore economico, la razionalità del processo e i controlli. Vengono considerate anche le colonne di impatto economico, organizzativo e di immagine. La ponderazione dei rischi permette di stabilire priorità e urgenza di trattamento, classificandoli in base al livello di rischio. Le aree a più elevato rischio vengono individuate per un trattamento prioritario.
3. Misure di Compliance Rotazione del Personale e Gestione dei Conflitti di Interesse
Per garantire la compliance e prevenire la corruzione, il documento sottolinea l'importanza della rotazione del personale nelle aree a rischio, evitando il consolidarsi di posizioni di privilegio. Questa misura, prevista anche dall'intesa del 24 luglio 2013 tra Governo, Regioni ed Enti Locali, viene implementata con criteri oggettivi e previa informativa sindacale, tenendo conto delle specificità professionali e della continuità della gestione amministrativa. La formazione del personale è fondamentale per garantire l'adeguamento alle norme e la prevenzione della corruzione. Il documento fa riferimento all'art. 16, comma 1, lett. I quater), del D. Lgs. n. 165/2001, sulla tutela anticipata contro la corruzione. Viene inoltre affrontata la tematica dei conflitti di interesse, con l'obbligo di astensione per i responsabili di procedimento in caso di conflitto di interesse, anche potenziale, e il dovere di segnalazione per gli stessi soggetti, in linea con il Codice di comportamento generale (art. 6).
4. Pantouflage e Patto di Integrità
Il documento affronta il tema del pantouflage o revolving doors, regolato dall'art. 53, c. 16-ter, del D.lgs. 165/2001, che vieta ai dipendenti pubblici, negli ultimi tre anni di servizio, di svolgere attività lavorativa presso soggetti privati destinatari dell'attività svolta nella pubblica amministrazione. Questa norma mira a contenere il rischio di corruzione dopo la cessazione del rapporto di lavoro. Per prevenire la corruzione nei contratti pubblici, l'IRCCS CROB adotta un "Patto di integrità", che i partecipanti alle gare d'appalto devono sottoscrivere e che costituisce condizione di ammissione. L'obiettivo è valorizzare comportamenti eticamente adeguati da parte di tutti i concorrenti, garantendo un processo di affidamento di lavori, beni e servizi trasparente ed equo.
III.Tutela del Whistleblower e Segnalazioni di Illeciti
Il documento dedica una sezione alla Whistleblowing Policy, tutelando i dipendenti che segnalano illeciti (art. 54 bis D.lgs. 165/2001). Le segnalazioni devono riguardare comportamenti, rischi o irregolarità a danno dell'interesse pubblico, comprendendo violazioni del Codice Penale e situazioni di malfunzionamento dell'attività a causa dell'uso privato delle funzioni. La segnalazione è fondamentale per la prevenzione della corruzione ed è incentivata per migliorare la trasparenza e l'integrità dell'Istituto.
1. Whistleblowing Policy e Tutela del Dipendente
Il documento introduce una "Whistleblowing Policy", una procedura per incoraggiare le segnalazioni di illeciti e tutelare i dipendenti (whistleblower) che li denunciano. Coloro che segnalano fenomeni di corruzione sul posto di lavoro sono considerati "sentinelle civiche", contribuendo a migliorare il sistema e a liberarlo da possibili illegalità e frodi. La legislazione, in particolare l'art. 1, comma 51, della Legge 190/2012 e l'art. 54 bis del D.lgs. 165/2001, garantisce la protezione del dipendente pubblico che segnala condotte illecite all'autorità giudiziaria, alla Corte dei Conti, all'ANAC o al proprio superiore gerarchico. Il dipendente segnalante non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto a misure discriminatorie per motivi collegati alla denuncia, salvo casi di calunnia o diffamazione. La segnalazione deve essere orientata ad eliminare ogni forma di malpractice e fattore di corruzione, considerando rilevanti le segnalazioni che riguardano comportamenti, rischi, reati o irregolarità a danno dell'interesse pubblico, anche al di là del rilievo penale.
2. Tipologia di Segnalazioni Rilevanti
Le segnalazioni rilevanti ai sensi della Whistleblowing Policy non si limitano alla violazione degli articoli del Codice Penale relativi ai delitti contro la Pubblica Amministrazione. Sono considerate rilevanti anche le situazioni in cui, a prescindere dal rilievo penale, emerge un malfunzionamento dell'attività a causa dell'uso a fini privati delle funzioni attribuite. Le segnalazioni non devono riguardare lagnanze o rivendicazioni personali del segnalante relative al rapporto di lavoro o a rapporti interpersonali, per le quali è prevista una diversa disciplina e procedure. L'obiettivo è quello di individuare e contrastare ogni forma di comportamento non etico che possa danneggiare l'interesse pubblico, promuovendo la trasparenza e l'integrità dell'amministrazione. La segnalazione di illeciti è uno strumento fondamentale per prevenire e contrastare la corruzione.
IV.Formazione del Personale e Monitoraggio
Il PTPC prevede un piano di formazione capillare e diffuso, con particolare attenzione alle aree a maggior rischio di corruzione. La formazione, principalmente in-house, si concentra sulla Legge 190/2012, i decreti attuativi e i codici di comportamento, con l'obiettivo di promuovere un'etica pubblica e la legalità. Il monitoraggio del piano è effettuato dal RPCT, con segnalazione di eventuali inadempienze al Direttore Generale, all'OIV e all'ANAC.
1. Piano di Formazione del Personale
Il piano di formazione, parte integrante del PTPC, mira a garantire una formazione continua, capillare e diffusa a tutto il personale dell'IRCCS CROB, considerando la molteplicità delle attività svolte (amministrative, sanitarie e sociosanitarie). La formazione si svolge prevalentemente in-house, con cadenza periodica e un sistema a cascata. Per la prima annualità (2014), il piano prevedeva diverse fasi: una prima fase di formazione generale a carico del Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPCT) o dei suoi Referenti; una seconda fase, curata dai Referenti del RPCT, focalizzata sui contenuti della Legge n. 190/2012, dei decreti attuativi e sulle tematiche dell'etica pubblica e della legalità, con particolare attenzione ai codici di comportamento e all'obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse; una quarta fase di aggiornamento per i dipendenti addetti alle attività ad alto rischio di corruzione, con analisi specifiche del rischio e meccanismi di valutazione del livello formativo acquisito. L'obiettivo è assicurare una formazione mirata ed efficace, anche specifica e settoriale, nell'ottica della massima economicità.
2. Metodologia di Formazione e Monitoraggio
Per assicurare la massima efficacia e diffusione della formazione, i Referenti del RPCT implementano un sistema a cascata, coinvolgendo tutti i dipendenti nell'attività di analisi, valutazione e proposta di misure di monitoraggio per il PTPC. La formazione si basa su un approccio valoriale e sull'esame di casi concreti, prevedendo anche l'organizzazione di focus group per affrontare problematiche di etica in contesti specifici. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPCT) o i suoi Referenti curano l'aggiornamento dei dipendenti addetti alle attività ad alto rischio di corruzione, focalizzando gli interventi su analisi specifiche del rischio di corruzione e illegalità. I corsi di formazione prevedono meccanismi di valutazione e verifica, per eventuali azioni migliorative. Le relazioni sull'attività di formazione sono inoltrate al RPCT e al Direttore Generale. Il flusso informativo verso il RPCT è costante, capillare e diffuso, garantendo il pieno coinvolgimento di tutto il personale.
V.Tracciabilità dei Procedimenti e Accesso Civico
Per garantire la trasparenza, il documento sottolinea l'importanza della tracciabilità dei procedimenti amministrativi attraverso la dematerializzazione dei flussi, la semplificazione dei flussi documentali e la standardizzazione dei provvedimenti. L'accesso civico (art. 5 D.lgs. 33/2013), ampliato dal D.lgs. 97/2016, è garantito per dati, documenti e informazioni detenuti dalla Pubblica Amministrazione, favorendo il controllo pubblico e la partecipazione al dibattito pubblico. La pubblicazione delle informazioni è obbligatoria per un periodo di 5 anni.
1. Tracciabilità dei Procedimenti Amministrativi
Il documento sottolinea l'importanza della tracciabilità dei procedimenti amministrativi per garantire la trasparenza e l'efficacia degli interventi organizzativi previsti dal piano di prevenzione della corruzione. Questa tracciabilità deve essere assicurata dai responsabili di tutte le UU.OO., uffici e dipartimenti, utilizzando tutti gli strumenti e le tecnologie a disposizione. Le misure per garantire la tracciabilità includono: la dematerializzazione dei flussi amministrativi per ridurre il cartaceo, razionalizzare i flussi informativi e rendere trasparenti i processi; la semplificazione dei flussi documentali; la standardizzazione delle tipologie di provvedimenti mediante modelli e percorsi fruibili trasversalmente; e la trasparenza del procedimento istruttorio per assicurare la tracciabilità delle varie fasi e l'individuazione degli operatori responsabili. La tracciabilità dei procedimenti è una misura ordinaria per garantire l'effettività degli interventi organizzativi del piano di prevenzione della corruzione, facilitando il monitoraggio dello stato di un atto e la tempestiva risposta a sollecitazioni di cittadini, fornitori e altre amministrazioni.
2. Monitoraggio dei Rapporti con Soggetti Esterni
Per garantire l'effettività della vigilanza, i responsabili delle articolazioni dell'Istituto, anche nella qualità di Referenti del Responsabile della prevenzione della corruzione, devono segnalare trimestralmente gli esiti del monitoraggio effettuato sui rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che stipulano contratti o sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici. La relazione deve essere circostanziata e documentata, segnalando eventuali relazioni di parentela o affinità tra i soggetti esterni e i dipendenti o dirigenti dell'amministrazione. Il Responsabile della prevenzione della corruzione può direttamente monitorare questi rapporti, richiedendo informazioni scritte ai dipendenti o dirigenti incaricati. In qualsiasi momento, può inoltre richiedere delucidazioni scritte su comportamenti che possano integrare, anche solo potenzialmente, un rischio di corruzione o illegalità, assicurando un flusso informativo costante, capillare e diffuso.
3. Accesso Civico ai Dati e Documenti
Il documento descrive l'accesso civico (art. 5 D.lgs. n. 33/2013, modificato dal D.lgs. 97/2016), che garantisce a chiunque il diritto di richiedere dati, documenti e informazioni detenuti dalla Pubblica Amministrazione, indipendentemente dalla dimostrazione di uno specifico interesse o dall'obbligo di pubblicazione. Questo diritto di accesso, definito come "Freedom of Information Act" (FOIA), va oltre gli obblighi di pubblicazione tradizionali, ampliando la massa di informazioni accessibili al cittadino. L'accesso civico promuove forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche, favorendo la partecipazione del cittadino al dibattito pubblico. L'IRCCS CROB assicura l'accesso civico nel rispetto dei limiti relativi alla tutela degli interessi pubblici e privati, per un periodo di 5 anni decorrenti dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello da cui decorre l'obbligo di pubblicazione, con eccezioni per i componenti degli organi di indirizzo politico e i titolari di incarichi dirigenziali.
VI.Contesto Territoriale Province di Potenza e Matera
Il documento accenna brevemente al contesto territoriale delle province di Potenza e Matera, evidenziando la presenza di criminalità organizzata nella provincia di Potenza, con particolare riferimento al traffico di stupefacenti, e una situazione più contenuta nella provincia di Matera, dove le attività delinquenziali sono circoscritte allo spaccio di stupefacenti, estorsioni e gioco d'azzardo. L'analisi considera il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata campana, calabrese e pugliese in relazione alle grandi opere in Basilicata.
1. Provincia di Potenza Presenza di Criminalità Organizzata
La provincia di Potenza, per la sua posizione geografica e la vicinanza a regioni con forte presenza di criminalità organizzata (Puglia, Campania e Calabria), rappresenta un punto di transito per traffici illeciti. Nonostante le attività di contrasto abbiano disarticolato le organizzazioni criminali di stampo mafioso, recenti indagini documentano la persistenza di reati, in particolare traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, perpetrati da elementi criminali locali e da soggetti provenienti dalle regioni limitrofe, soprattutto dalla Campania. Nel resto del territorio sono presenti gruppi criminali locali di modesto profilo, con interessi limitati allo spaccio di stupefacenti. Il documento evidenzia il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata campana, calabrese e pugliese, attratte dalle grandi opere in esecuzione o in programmazione in Basilicata.
2. Provincia di Matera Criminalità Diffusa
La provincia di Matera, per la sua posizione geografica con sbocco sullo Ionio, è soggetta all'interesse di elementi criminali provenienti da Puglia e Calabria. Tuttavia, a differenza della provincia di Potenza, non emergono segnali di riconducibilità alla criminalità organizzata di stampo mafioso (ex art. 416 bis). Le attività delinquenziali appaiono circoscritte allo spaccio di stupefacenti, estorsioni di media rilevanza e gioco d'azzardo. L'analisi del contesto territoriale è quindi finalizzata ad evidenziare le potenziali vulnerabilità e a considerare i rischi specifici connessi alla presenza di criminalità organizzata o criminalità diffusa, in relazione all'attività dell'IRCCS CROB e all'implementazione delle misure di prevenzione della corruzione.
