Cap. 7 - Le soluzioni (pdf) - 1.09 MB

Soluzioni chimiche: solvente e soluto

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Specialità Chimica
Tipo di documento Appunti universitari

Riassunto

I.Le Soluzioni Definizione e Tipi di Miscibilità

Una soluzione è una miscela omogenea di due o più sostanze in un'unica fase, con percentuali costanti nel tempo. Il componente maggiore è il solvente, quello minore il soluto. La solubilità dipende dalle forze di attrazione tra le particelle: sostanze simili (es. etanolo e acqua, entrambi polari) si miscelano facilmente (miscibilità completa), mentre sostanze diverse (es. benzene e acqua) non formano soluzioni. La formazione di soluzioni è favorita dalla tendenza a raggiungere lo stato più probabile.

1. Definizione di Soluzione

Il testo introduce il concetto di soluzione definendola come una miscela omogenea di due o più sostanze in un'unica fase. Un aspetto fondamentale è la costanza delle percentuali dei componenti nel tempo. Si stabilisce una convenzione: il componente presente in maggiore quantità è denominato solvente, mentre quello in minore quantità è il soluto. Questa definizione iniziale pone le basi per la comprensione delle proprietà e del comportamento delle soluzioni in diversi contesti chimici e fisici. La distinzione tra solvente e soluto è cruciale per l'analisi quantitativa e qualitativa delle soluzioni, determinando le proprietà e le caratteristiche della miscela nel suo complesso. La stabilità delle percentuali nel tempo sottolinea la natura omogenea e ben definita della soluzione, a differenza di dispersioni o miscele eterogenee.

2. Miscibilità e Forze di Attrazione Intermolecolari

La sezione prosegue analizzando la miscibilità delle sostanze, evidenziando che alcune si miscelano spontaneamente in assenza di barriere energetiche, come nel caso dei gas. L'esempio dei gas inizialmente separati in due compartimenti, che si mescolano spontaneamente una volta uniti, illustra questo concetto. Mentre le forze di attrazione tra le particelle sono meno rilevanti nella fase gassosa, esse diventano cruciali nella formazione di soluzioni liquide. Il testo utilizza l'esempio di etanolo e acqua, completamente miscibili in qualsiasi proporzione, a contrasto con il benzene e l'acqua, che non formano soluzioni a causa delle differenze di polarità. Questo evidenzia l'importanza della similarità tra solvente e soluto per la formazione di soluzioni, legando il concetto di miscibilità alle forze intermolecolari e alla polarità delle molecole coinvolte. L'accento sulla spontaneità della miscelazione in assenza di barriere energetiche sottolinea l'aspetto termodinamico del processo di formazione delle soluzioni.

3. La Spontaneità della Formazione delle Soluzioni

La formazione di soluzioni liquide viene spiegata in relazione alla tendenza naturale di un sistema a raggiungere lo stato più probabile. Questa tendenza termodinamica è fondamentale per comprendere perché le soluzioni si formano spontaneamente. L'esempio dell'etanolo e dell'acqua, entrambi polari e capaci di formare legami a idrogeno, illustra come la similarità tra solvente e soluto favorisce la formazione di una soluzione. Al contrario, il benzene, essendo non polare, non si mescola con l'acqua. Questo confronto evidenzia il ruolo delle interazioni intermolecolari nella determinazione della solubilità e della miscibilità. Il principio di raggiungere lo stato più probabile è un concetto fondamentale in termodinamica e fornisce una spiegazione macroscopica della formazione spontanea delle soluzioni, collegando l'aspetto microscopico (interazioni intermolecolari) a quello macroscopico (stato di equilibrio).

II.Perché le Sostanze si Sciolgono Solvatazione e Idratazione

La solvatazione (o idratazione se il solvente è acqua) è il processo in cui le molecole di solvente circondano quelle di soluto. Composti polari come gli acidi subiscono ionizzazione, rompendo legami covalenti e formando ioni. Composti ionici come NaCl si dissociano in acqua, liberando ioni. Composti molecolari come lo zucchero si sciolgono grazie all'interazione con le molecole d'acqua. Soluzioni di composti ionici conducono elettricità, mentre quelle di composti molecolari no.

1. Solvatazione e Idratazione Il Processo di Dissoluzione

La sezione spiega il processo di dissoluzione attraverso il concetto di solvatazione. Durante la formazione di una soluzione, le molecole di solvente circondano le molecole di soluto, un fenomeno dovuto alle attrazioni tra solvente e soluto. Se il solvente è acqua, questo processo viene chiamato idratazione. La solvatazione è quindi il meccanismo chiave che permette la dispersione del soluto nel solvente, creando una miscela omogenea. L'efficacia della solvatazione dipende dalle forze intermolecolari tra le molecole di solvente e soluto; maggiore è l'attrazione, maggiore sarà la solubilità. La descrizione del processo mette in evidenza il ruolo fondamentale delle interazioni intermolecolari nella solubilità, spiegando come la disposizione delle molecole di solvente intorno al soluto stabilizza la soluzione e favorisce la dissoluzione.

2. Comportamento di Diversi Tipi di Composti in Soluzione

Il testo prosegue analizzando il comportamento di diversi tipi di composti in soluzione acquosa. I composti polari, come gli acidi (ad esempio, HCl), formano soluzioni in cui il dipolo dell'acqua rompe i legami covalenti polari della molecola di soluto, un processo chiamato ionizzazione. Questa ionizzazione porta alla formazione di ioni, che sono circondati dalle molecole d'acqua. I composti ionici, come NaCl, si dissociano in acqua, liberando ioni positivi e negativi che vengono idratati. Al contrario, i composti molecolari, come lo zucchero, formano soluzioni acquose perché l'acqua rompe i legami deboli tra le molecole di soluto, disperdendole nella soluzione. La differenza nel comportamento di composti polari, ionici e molecolari in soluzione acquosa è legata alla natura dei legami chimici presenti e all'interazione con le molecole di acqua. La capacità di condurre elettricità viene collegata alla presenza di ioni in soluzione, una conseguenza diretta dell'ionizzazione e della dissociazione.

3. Soluzioni di Solidi in Liquidi Il Caso del Cloruro di Sodio

Il testo estende l'analisi al caso delle soluzioni di solidi in liquidi, usando il cloruro di sodio (NaCl) come esempio. Quando NaCl viene disciolto in acqua, gli ioni sodio e cloro vengono completamente circondati dalle molecole d'acqua, un processo di idratazione. Il testo descrive le forze di attrazione reciproche tra le molecole d'acqua e tra gli ioni nel cristallo di NaCl prima della dissoluzione. Nella soluzione, le molecole d'acqua si dispongono attorno a ciascun ione, sostituendo le interazioni ioniche originali. Questo esempio illustra in modo concreto il processo di solvatazione/idratazione, mostrando come le interazioni solvente-soluto superano le interazioni soluto-soluto, portando alla dissoluzione del solido. La descrizione dettagliata delle forze di attrazione prima e dopo la dissoluzione evidenzia l'equilibrio energetico che determina la solubilità.

III. Solubilità Fattori che Influenzano la Solubilità

La solubilità è influenzata da temperatura e pressione. La temperatura è importante per la solubilità di solidi in liquidi. La pressione influisce sulla solubilità dei gas nei liquidi, come descritto dalla legge di Henry: la solubilità di un gas è direttamente proporzionale alla sua pressione parziale (Sg = KH · Pg). Le bevande gassate sono un esempio pratico.

1. Influenza della Temperatura e Pressione sulla Solubilità

La solubilità di una sostanza, ovvero la sua capacità di sciogliersi in un solvente, è influenzata da fattori esterni come temperatura e pressione. Il testo specifica che entrambi i fattori influenzano la solubilità dei gas nei liquidi, mentre per i solidi nei liquidi, solo la temperatura gioca un ruolo significativo. La maggior parte delle sostanze diventa più solubile all'aumentare della temperatura della soluzione. Questo comportamento è legato all'energia coinvolta nel processo di dissoluzione: fornendo energia sotto forma di calore, si favorisce la dissoluzione di una maggiore quantità di soluto. L'analisi evidenzia la natura dipendente dalla temperatura per la solubilità dei solidi, con un aumento della solubilità in genere all'aumentare della temperatura, e il ruolo della pressione specifica per i gas in soluzione.

2. La Legge di Henry e la Solubilità dei Gas

La sezione introduce la legge di Henry, che descrive la relazione tra la solubilità di un gas in un liquido e la pressione parziale del gas. La legge afferma che la solubilità di un gas (Sg) è direttamente proporzionale alla sua pressione parziale (Pg): Sg = KH · Pg, dove KH è una costante di proporzionalità che dipende dal soluto e dal solvente. Le bevande gassate vengono citate come un esempio pratico: la loro effervescenza è dovuta alla dissoluzione di anidride carbonica sotto pressione. Quando la bottiglia viene aperta, la pressione diminuisce e la solubilità del gas diminuisce, causando la fuoriuscita delle bolle. L'applicazione pratica della legge di Henry nelle bevande gassate illustra in modo chiaro la dipendenza della solubilità dei gas dalla pressione. L'equazione matematica fornisce un modello quantitativo per prevedere la solubilità di un gas in funzione della sua pressione parziale.

3. Applicazioni della Legge di Henry Immersioni Subacquee

Il testo approfondisce le conseguenze della legge di Henry nel contesto delle immersioni subacquee. Durante un'immersione, la pressione dell'aria respirata deve essere bilanciata con la pressione esterna dell'acqua. A profondità maggiori, la pressione aumenta significativamente, e di conseguenza, si scioglie più gas nel sangue. Questa maggiore solubilità dei gas a pressioni elevate può avere importanti implicazioni sulla sicurezza delle immersioni, sottolineando il rischio di decompressione se l'immersione non viene condotta correttamente. L'esempio delle immersioni subacquee evidenzia l'importanza pratica della legge di Henry e i potenziali pericoli associati alla maggiore solubilità dei gas a pressioni elevate. L'analisi mette in luce l'importanza di una corretta gestione della pressione durante le immersioni per evitare incidenti legati alla decompressione.

IV.La Concentrazione nelle Soluzioni Metodi di Espressione

La concentrazione indica la quantità di soluto in una soluzione. Si può esprimere in percentuale massa/massa, massa/volume (% p/v), molarità (moli di soluto/litro di soluzione), molalità (moli di soluto/kg di solvente), e normalità (equivalenti di soluto/litro di soluzione). La diluizione consiste nell'aggiungere solvente per ridurre la concentrazione.

1. Concentrazione Percentuale Massa Massa e Massa Volume

La sezione introduce il concetto di concentrazione percentuale, definendola come la quantità di soluto presente in 100 grammi di soluzione. Questa concentrazione è spesso espressa come percentuale in massa (o percentuale in peso). Il testo evidenzia anche l'utilizzo, in ambito clinico, della concentrazione percentuale massa/volume, indicata con il simbolo % (p/v). Questi metodi, pur essendo semplici, forniscono una misura diretta della composizione della soluzione in termini di massa di soluto rispetto alla massa totale o al volume della soluzione. L'utilizzo della percentuale in massa/volume nei laboratori clinici dimostra la rilevanza pratica di questa espressione della concentrazione in specifici contesti applicativi.

2. Molarità Moli di Soluto per Litro di Soluzione

La molarità (M) è definita come il rapporto tra il numero di moli di soluto e il volume della soluzione espresso in litri. Il calcolo della molarità richiede prima la determinazione del numero di moli di soluto, dividendo la massa del soluto per la sua massa molare. Questa unità di concentrazione è ampiamente utilizzata in chimica perché lega direttamente la quantità di sostanza (moli) al volume della soluzione, permettendo calcoli stechiometrici precisi. La formula fornita (Molarità = n soluto (mol) / V soluzione (L)) fornisce uno strumento quantitativo per determinare la concentrazione molare di una soluzione, un parametro fondamentale in molti contesti chimici.

3. Molalità e Normalità Altre Espressioni della Concentrazione

La molalità (m) esprime il numero di moli di soluto presenti in 1000 g di solvente. Si calcola moltiplicando per 1000 il rapporto tra il numero di moli di soluto e i grammi di solvente. A differenza della molarità, la molalità non dipende dal volume della soluzione, risultando indipendente dalle variazioni di temperatura e pressione. La normalità (N) esprime invece il numero di equivalenti di soluto in un litro di soluzione e si basa sul concetto di peso equivalente. L'introduzione della molalità e della normalità amplia il ventaglio degli strumenti per esprimere la concentrazione, offrendo opzioni adatte a diverse situazioni e necessità. La differenza tra molalità e molarità è enfatizzata, evidenziando l'indipendenza della molalità dal volume e quindi dalle variazioni di temperatura e pressione.

4. Diluizione delle Soluzioni

La sezione conclude con una breve trattazione della diluizione delle soluzioni. Diluire una soluzione significa aggiungere solvente per ridurre la sua concentrazione. Il testo evidenzia che durante la diluizione la quantità di soluto rimane invariata. Questo concetto è fondamentale per i calcoli di diluizione, permettendo di determinare il volume di solvente da aggiungere per ottenere la concentrazione desiderata a partire da una soluzione più concentrata. La semplicità del concetto è bilanciata dalla sua importanza pratica nella preparazione di soluzioni a concentrazioni specifiche in laboratorio.

V. Proprietà Colligative Effetto del Soluto sul Solvente

Le proprietà colligative dipendono dal numero di particelle di soluto, non dalla loro natura. Esempi includono l'abbassamento della tensione di vapore (legge di Raoult), l'innalzamento del punto di ebollizione e l'abbassamento del punto di congelamento. La pressione osmotica, una proprietà colligativa, è la pressione necessaria per impedire il passaggio di solvente attraverso una membrana semipermeabile da una soluzione diluita a una più concentrata. Soluzioni possono essere classificate come ipotoniche, isotoniche o ipertoniche a seconda della loro pressione osmotica relativa.

1. Definizione di Proprietà Colligative

Il testo introduce le proprietà colligative delle soluzioni, definendole come proprietà che dipendono dal numero di particelle di soluto disciolte e dalla natura del solvente, ma non dalla natura del soluto stesso. Questo significa che l'effetto di un soluto sulle proprietà colligative dipende solo dalla sua concentrazione e non dalla sua identità chimica. L'importanza di questa distinzione sta nel fatto che permette di prevedere il comportamento di diverse soluzioni basandosi unicamente sulla concentrazione del soluto, semplificando l'analisi di sistemi complessi. La specificazione che le proprietà colligative non dipendono dalla natura del soluto è fondamentale per la loro applicazione in diversi contesti.

2. Tensione di Vapore e Legge di Raoult

Un esempio di proprietà colligativa è l'abbassamento della tensione di vapore di un solvente in presenza di un soluto. La tensione di vapore di una soluzione è inferiore a quella del solvente puro alla stessa temperatura. Questo fenomeno è spiegato dal fatto che le molecole di solvente vengono trattenute dalle molecole di soluto attraverso legami intermolecolari. La relazione tra la tensione di vapore del solvente in soluzione e la sua frazione molare è data dalla legge di Raoult. L'abbassamento della tensione di vapore è direttamente proporzionale alla concentrazione del soluto e rappresenta una conseguenza della diminuzione del numero di molecole di solvente libere di passare in fase vapore. La legge di Raoult fornisce una relazione quantitativa tra la tensione di vapore e la composizione della soluzione.

3. Pressione Osmotica e Membrane Semipermeabili

La pressione osmotica è un'altra importante proprietà colligativa. Quando due soluzioni con lo stesso solvente ma concentrazioni diverse di soluto sono separate da una membrana semipermeabile (che lascia passare il solvente ma non il soluto), il solvente si muove dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata, per equalizzare le concentrazioni. La pressione necessaria per impedire questo movimento è la pressione osmotica. Soluzioni a differenti pressioni osmotiche sono definite ipotoniche, isotoniche o ipertoniche rispetto a una soluzione di riferimento. La descrizione del fenomeno dell'osmosi mette in evidenza l'importanza delle membrane semipermeabili e la relazione tra il movimento del solvente e la differenza di concentrazione del soluto.

4. Abbassamento Crioscopico e Innalzamento Ebullioscopico

La presenza di soluti influenza anche i punti di congelamento e di ebollizione delle soluzioni. L'abbassamento del punto di congelamento (ΔTf) e l'innalzamento del punto di ebollizione (ΔTb) sono proprietà colligative che dipendono dalla molalità della soluzione. Le equazioni ΔTf = Kf · m e ΔTb = Kb · m mostrano la relazione lineare tra queste variazioni di temperatura e la molalità (m), dove Kf e Kb sono costanti crioscopiche ed ebullioscopiche rispettivamente. Queste proprietà colligative hanno importanti applicazioni pratiche, ad esempio nella determinazione della massa molare di un soluto sconosciuto o nel controllo del punto di congelamento dei liquidi.