
Movimenti per la Pace in Israele
Informazioni sul documento
Scuola | Corso di Laurea magistrale in Asia meridionale e occidentale: lingue, culture e istituzioni |
Specialità | Asia meridionale e occidentale: lingue, culture e istituzioni |
Tipo di documento | Tesi di Laurea |
Lingua | Italian |
Formato | |
Dimensione | 3.05 MB |
Riassunto
I.Movimenti Religiosi Ebraici per la Pace in Israele Obiettivi e Posizioni sul Sionismo e sui Diritti Umani
Questo studio analizza tre importanti movimenti religiosi ebraici impegnati nella ricerca della pace israelo-palestinese e nella difesa dei diritti umani: Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, Rabbini per i Diritti Umani, ed Eretz Shalom. I membri di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, pur essendo ebrei ortodossi di sinistra (una posizione minoritaria dopo il 1977), si battono per la restituzione dei Territori Occupati e per una soluzione che dia priorità al salvataggio della vita umana (mitzvah). Rabbini per i Diritti Umani, pur mantenendosi distanti dalla politica, promuovono un sionismo etico e inclusivo, fondato sul rispetto dell'uguaglianza di tutti gli esseri umani e sulla denuncia delle violazioni dei diritti umani nei Territori Occupati. Eretz Shalom, invece, si concentra sulla dimensione spirituale, cercando la pace attraverso una prospettiva religiosa che trascende il nazionalismo esasperato. Tutti e tre i gruppi condannano il nazionalismo ebraico nella sua forma estrema, proponendo differenti antidoti basati sulla tradizione ebraica per contrastare il conflitto.
1. Introduzione ai Movimenti per la Pace e al loro Obiettivo Comune
Il documento introduce tre movimenti religiosi ebraici israeliani impegnati nell'attivismo per la pace e la difesa dei diritti umani: Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, Rabbini per i Diritti Umani, ed Eretz Shalom. L'originalità dello studio sta nel mettere in relazione gruppi generalmente trattati separatamente, evidenziando un obiettivo condiviso: utilizzare i valori umanitari presenti nella tradizione ebraica per abbattere le barriere al rispetto delle persone e promuovere l'incontro, la compassione e la solidarietà umana, ostacolate da decenni di conflitto. Questo obiettivo comune rappresenta il filo conduttore dell'analisi, ponendo l'accento sull'impegno concreto per la pace israelo-palestinese e la tutela dei diritti umani, in particolare quelli dei palestinesi. L'analisi si concentra sul ruolo della religione ebraica nell'attivismo per la pace, esplorando le diverse interpretazioni e approcci all'interno del contesto israeliano. Il testo sottolinea la necessità di superare la chiusura tradizionale degli ambienti religiosi, promuovendo un approccio più inclusivo e aperto al dialogo.
2. Oz Ve Shalom Netivot Shalom Sionismo Moralità e Restituzione dei Territori
Il movimento Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, nato dall'unione di due gruppi nel 1984, si identifica come ortodosso ma politicamente di sinistra, una posizione minoritaria nel panorama israeliano. La sua nascita è legata alla prima Guerra del Libano e alla conseguente opposizione popolare interna. I fondatori, prevalentemente intellettuali religiosi ortodossi, si sono opposti alla guerra giudicandola inutile e causa di spargimento di sangue. Il movimento ha sempre sostenuto il diritto all'esistenza dello Stato di Israele, ma ha espresso critiche alle politiche governative, sottolineando la necessità di distinguere tra Stato e governo. Il loro impegno per la pace si basa su una profonda riflessione sulla moralità e sull'etica presenti nella tradizione ebraica, da Torah a Yehudah ha-Levi. Un elemento chiave della loro posizione è l'adesione alla restituzione dei Territori Occupati, vista come una necessità morale e strategica per la pace duratura. La loro interpretazione della mitzvah (comandamento) di conquistare la Terra d’Israele è in aperta polemica con l'interpretazione maggioritaria dell'ambiente religioso nazionalista israeliano, dando priorità al salvataggio della vita umana rispetto alla conquista territoriale. Il movimento ha utilizzato strumenti politici, come la costituzione del partito Meimad, per diffondere le proprie idee.
3. Rabbini per i Diritti Umani Sionismo Diritti Umani e Universalismo Etico
I Rabbini per i Diritti Umani si presentano come un movimento sionista impegnato nella difesa dei diritti umani, cercando di far sentire la voce del sionismo e della tradizione ebraica in questo ambito. A differenza di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, mantengono una distanza dal mondo politico, concentrandosi sulla collaborazione con associazioni laiche e religiose che condividono il loro obiettivo. La loro visione dello Stato d’Israele è influenzata da un pensiero liberale e umanistico, che li porta a promuovere l'uguaglianza di tutti gli esseri umani e il pluralismo. Pur non attaccando il nazionalismo in sé, criticano la sua forma degenerata, quella che porta a privilegiare un solo popolo e uno solo Stato a spese degli altri. Il movimento, fondato in parte per rispondere alla sofferenza causata dall’Intifada, si richiama ai principi di giustizia e uguaglianza presenti nella tradizione ebraica, cercando di promuovere un sionismo più inclusivo e rispettoso dei diritti umani, anche attraverso un'attività educativa nelle accademie militari. All'interno del movimento esiste una varietà di opinioni, come quella del Rabbino Moshe Yehudai che, pur dichiarandosi sionista, è disposto a rinunciare ad uno Stato ebraico se ciò fosse a spese del popolo palestinese.
4. Eretz Shalom Fede Spiritualità e Nazionalismo come Ostacolo alla Pace
Il movimento Eretz Shalom si differenzia dai precedenti per il suo approccio prevalentemente religioso alla questione della pace. I suoi membri si identificano come nazionalisti e sionisti, ma la loro attenzione è maggiormente rivolta alla dimensione spirituale e religiosa, piuttosto che al panorama politico. Essi ritengono che il nazionalismo esasperato, sia israeliano che palestinese, sia un ostacolo al dialogo. Per loro, la pace può venire unicamente da Dio e quindi si concentrano su un percorso spirituale di avvicinamento. Nonostante il loro sionismo, ritengono che lo Stato sia uno strumento per permettere agli ebrei di vivere in Terra d’Israele, ma non un fine in sé. La priorità è la presenza ebraica in Terra Santa, e non la costruzione di uno Stato nazionale a tutti i costi; Dio, il popolo e la terra sono sacri, lo Stato invece no. Questa visione si discosta da quella dei movimenti che enfatizzano di più l'azione politica e la critica alle politiche israeliane.
II.Il Rapporto con il Sionismo nei Movimenti per la Pace
Il documento esplora il complesso rapporto tra questi movimenti e il sionismo. Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, pur sostenendo lo Stato d'Israele, critica le politiche governative che danneggiano lo Stato stesso e si oppone all'occupazione dei Territori Occupati. Rabbini per i Diritti Umani si definiscono sionisti, ma promuovono un'idea di Stato ebraico democratico ed egualitario per tutti i cittadini, inclusi i palestinesi. Eretz Shalom, seppur sionista e nazionalista, ritiene che lo Stato sia un mezzo e non un fine, sottolineando la sacralità di Dio, del popolo e della terra, ma non dello Stato stesso. Il movimento Neturei Karta, menzionato come esempio di opposizione religiosa al sionismo, rifiuta completamente lo Stato d'Israele per motivi religiosi.
1. Il Sionismo e la sua Opposizione nel Mondo Religioso Ebraico
Il testo evidenzia la complessa relazione tra il sionismo e il mondo religioso ebraico. Inizialmente, il sionismo, specie quello politico rappresentato da Theodor Herzl, incontrò una forte opposizione da parte della maggioranza degli ebrei religiosi, che vedevano nell'aspirazione a uno Stato ebraico in Terra Santa un'eresia contraria al piano divino, preferendo attendere la venuta del Messia. Si riteneva illegittimo forzare con mezzi puramente umani il progetto divino. Tuttavia, decenni di dibattito interno al mondo ebraico ortodosso e il confronto con il mondo laico hanno portato a un'evoluzione delle posizioni, con una crescente accettazione del sionismo da parte di molti ebrei religiosi. Il documento cita i Neturei Karta, come esempio di movimento ultraortodosso antisionista che tuttora rifiuta l'autorità dello Stato d'Israele, considerando il concetto di Stato ebraico sovrano contrario alla Legge religiosa ebraica, opponendosi all'espropriazione delle terre arabe palestinesi.
2. Le Diverse Posizioni sul Sionismo nei Tre Movimenti per la Pace
Il documento analizza le posizioni dei tre movimenti religiosi rispetto al sionismo. Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, pur non essendo contrario al sionismo né allo Stato d'Israele, solleva obiezioni sulle politiche governative, distinguendo nettamente tra Stato e governo. Per i membri di questo movimento, è necessario opporsi alle politiche del governo che agiscono contro l'interesse dello Stato, ispirandosi all'esempio dei profeti. Rabbini per i Diritti Umani, invece, si definiscono chiaramente sionisti, considerando l'organizzazione come strumento per far sentire la voce del sionismo e della tradizione ebraica nel campo dei diritti umani. La loro visione è influenzata da un pensiero liberale e umanistico, promuovendo uno Stato ebraico democratico ed egualitario. Essi criticano l'attuale realtà israeliana, che non integra correttamente gli elementi religiosi e nazionali dell'identità ebraica. Infine, Eretz Shalom, seppur sionista e nazionalista, considera lo Stato un mezzo e non un fine, con l'obiettivo ultimo di consentire agli ebrei di vivere in Terra d'Israele. Il sionismo, in questo caso, non è il fulcro del dibattito ma piuttosto uno strumento per realizzare una convivenza pacifica.
3. Evoluzioni del Pensiero su Sionismo e Nazionalismo Casi di Moshe Yehudai e Jeremy Milgrom
Il testo presenta due casi emblematici di evoluzione del pensiero sul sionismo: Moshe Yehudai e Jeremy Milgrom. Yehudai, inizialmente antisionista per motivi storici e per la cacciata dei palestinesi, ha poi modificato la sua posizione, diventando sionista ma con riserve, sostenendo la possibilità di rinunciare a uno Stato ebraico se ciò fosse necessario per evitare di danneggiare il popolo palestinese. Milgrom, al contrario, ha percorso un cammino inverso, abbandonando il sionismo per l'antisionismo, considerando la definizione stessa di Stato ebraico una discriminazione per le minoranze e il nazionalismo un'ideologia dannosa. Questi due casi mostrano la complessità del dibattito interno al mondo religioso ebraico sul sionismo e le diverse interpretazioni possibili di questa ideologia, in relazione alla questione palestinese e al concetto di Stato nazionale.
III.Visioni sulla Violenza e la Nonviolenza e il Ruolo dell Esercito
L'atteggiamento nei confronti della violenza e della nonviolenza varia tra i movimenti. Oz Ve Shalom-Netivot Shalom e Rabbini per i Diritti Umani non condannano l'esercito in sé, ma denunciano le violazioni dei diritti umani commesse dai soldati nei Territori Occupati. Rabbini per i Diritti Umani, in particolare, si impegna in attività educative nelle accademie premilitari per promuovere il rispetto per la vita umana. Alcuni membri, come Moshe Yehudai, hanno espresso un pacifismo radicale e un'obiezione di coscienza al servizio militare. Il dibattito sull'obiezione di coscienza e sul ruolo della forza nella risoluzione del conflitto è un tema centrale nel testo.
1. Violenza e Nonviolenza nella Tradizione Ebraica Riflessioni di Oz Ve Shalom
Il documento analizza la posizione di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom sulla violenza e la nonviolenza nell'ebraismo, esaminando una pubblicazione del 1984 intitolata "La violenza e il valore della vita nella tradizione ebraica". Questa pubblicazione, curata da Yehezkel Landau, presenta contributi di diversi esperti che analizzano le Sacre Scritture ebraiche, la halakha, e l'etica ebraica della guerra. Si evidenzia che non si mette in discussione la liceità assoluta dell'uso della forza, ma si esplicitano le condizioni in cui la violenza è moralmente giustificabile. Il Rabbino Immanuel Jakobovits, ad esempio, presenta una panoramica dei casi in cui le Scritture sanciscono la moralità della guerra, sottolineando il diritto alla difesa. Il dibattito interno al movimento evidenzia l'importanza di evitare inutili spargimenti di sangue, come si evince anche da altri opuscoli pubblicati da Oz Ve Shalom negli anni '70 e '80. Il movimento si pone in polemica con chi rifiuta qualsiasi compromesso territoriale in favore della pace, sottolineando l'importanza della priorità del salvataggio della vita umana (come sostenuto anche dal Rabbino Yosef Ovadia).
2. Il Ruolo dell Esercito e l Obiezione di Coscienza Diverse Prospettive
Il documento esplora le diverse posizioni dei movimenti religiosi riguardo al ruolo dell'esercito e all'obiezione di coscienza. Oz Ve Shalom-Netivot Shalom non condanna l'istituzione militare in sé, ma si concentra sulla critica delle azioni dell'esercito nei Territori Occupati. La maggior parte dei membri hanno svolto il servizio militare. Il dibattito sull'obiezione di coscienza viene affrontato con sfumature, riconoscendo la legittimità del rifiuto del servizio militare nei Territori Occupati, ma anche evidenziando le difficoltà e le implicazioni di una scelta radicale. Leah Shakdiel, ad esempio, ritiene che la società israeliana possa tollerare un numero limitato di pacifisti, ammettendo che in alcune situazioni l'uso della forza sia inevitabile. Rabbini per i Diritti Umani, pur non incoraggiando l'obiezione di coscienza, si concentra sull'educazione al rispetto della vita umana, offrendo corsi sui diritti umani nelle accademie premilitari.
3. Il Pacifismo Radicale Il Caso di Moshe Yehudai e Jeremy Milgrom
Il testo presenta due figure chiave che incarnano posizioni estreme sul pacifismo: Moshe Yehudai e Jeremy Milgrom. Yehudai, rifiutandosi di prestare servizio militare per motivi di coscienza, esprime un pacifismo radicale, considerando tutti gli esseri umani uguali a prescindere dalla loro religione o etnia. La sua obiezione di coscienza lo portò a un breve periodo di detenzione militare, seguito da un servizio civile. Milgrom, invece, ha percorso un cammino dall'iniziale supporto al sionismo all'antisionismo radicale e al pacifismo nonviolento. La sua scelta lo ha portato ad aderire a diverse organizzazioni pacifiste e nonviolente, incluso Rabbini per i Diritti Umani. Entrambi i casi evidenziano l'esistenza di un'ampia gamma di posizioni all'interno del dibattito sul ruolo della violenza e della nonviolenza nell'ebraismo e nel contesto del conflitto israelo-palestinese, e mostrano l'ampia gamma di opzioni che possono essere prese, anche al costo di conseguenze personali significative.
IV.Azioni e Strategie dei Movimenti per la Pace
Oltre alla denuncia delle ingiustizie, i movimenti religiosi per la pace adottano strategie diverse. Oz Ve Shalom-Netivot Shalom ha svolto un'intensa attività di pubblicazione e di campagne di sensibilizzazione (es. la campagna anti-Kahane), cercando di promuovere una coscienza critica all'interno della società israeliana. Rabbini per i Diritti Umani si impegna in azioni legali, di monitoraggio e di intervento diretto per la protezione dei palestinesi, collaborando anche con l'esercito israeliano in talune circostanze. Il dialogo interreligioso è un altro aspetto importante del loro lavoro. L'opera di Yehezkel Landau nel promuovere il peacebuilding interreligioso in Israele e Palestina evidenzia l'importanza della partecipazione degli ambienti religiosi nella ricerca della pace israelo-palestinese.
1. Oz Ve Shalom Netivot Shalom Pubblicazioni Eventi e la Campagna Anti Kahane
Oz Ve Shalom-Netivot Shalom ha condotto diverse azioni per promuovere la pace e una coscienza critica in Israele. Il movimento ha prodotto numerose pubblicazioni monografiche in ebraico e inglese, analizzando questioni legate alla fede e alla politica, tra cui la mitzvah della conquista della Terra d’Israele, l’esortazione ad evitare spargimenti di sangue, i diritti delle minoranze, e il ruolo profetico degli ebrei religiosi. Queste pubblicazioni miravano a diffondere le proprie posizioni, in particolare tra gli ebrei religiosi, offrendo una contro-narrazione a chi rifiutava qualsiasi compromesso territoriale. Un esempio notevole è la "campagna anti-Kahane", lanciata dopo le elezioni del 1984, per contrastare lo sciovinismo e le tendenze antidemocratiche all'interno del mondo religioso israeliano. L'evento annuale durante la festa di Sukkot, con conferenze e dibattiti pubblici, dimostra l'impegno del movimento nel promuovere il dialogo e la riflessione sulla pace israelo-palestinese attraverso iniziative culturali e di sensibilizzazione. L'obiettivo era stimolare una coscienza critica all'interno della società israeliana, in particolare tra gli ebrei religiosi.
2. Rabbini per i Diritti Umani Denuncia Protesta e Educazione sui Diritti Umani
I Rabbini per i Diritti Umani svolgono un'intensa attività di denuncia e protesta contro le violazioni dei diritti umani, diffondendo informazioni e promuovendo l'educazione a valori umanistici. L'organizzazione, composta da circa cento rabbini e studenti di diverse correnti dell'ebraismo, si articola in quattro dipartimenti: educativo, legale, giustizia economico-sociale, e diritti nei Territori Occupati. Il Dipartimento Educativo, guidato dalla Rabbina Nava Hefetz, organizza corsi sui diritti umani nelle accademie premilitari, promuovendo il rispetto per la vita umana come antidoto all'obiezione di coscienza totale. L'organizzazione si impegna nella difesa pratica dei diritti umani dei palestinesi nei Territori Occupati e delle fasce più svantaggiate della popolazione israeliana. Le azioni del movimento combinano la denuncia delle ingiustizie con il tentativo di ristabilire la giustizia, tramite attività di formazione e dialogo, evidenziando il ruolo positivo che la religione ebraica può avere nella costruzione della pace.
3. Le Strategie di Peacebuilding Interreligioso Il Ruolo di Yehezkel Landau
Il contributo di Yehezkel Landau, direttore esecutivo di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom (1982-1991), evidenzia l'importanza del peacebuilding interreligioso nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Il suo saggio "Guarire la Terra Santa", basato su interviste con ebrei, cristiani e musulmani impegnati nella costruzione della pace, sottolinea che, nel contesto mediorientale, la religione è un fattore pubblico, non solo privato. Landau evidenzia la necessità di incorporare gli elementi religiosi nella teoria e nella pratica della risoluzione dei conflitti, considerando il coinvolgimento degli ambienti religiosi non un'opzione ma una necessità. Il fallimento del processo di Oslo, secondo Landau, è stato determinato anche dal suo carattere esclusivamente laico, che non ha tenuto conto dei bisogni spirituali dei due popoli. Landau, in linea con altri esperti di trasformazione dei conflitti come il Rabbino Marc Gopin, sostiene che un piano di pace efficace deve considerare e integrare la dimensione spirituale e religiosa, superando approcci puramente politici e laici.
V.Figure chiave e Organizzazioni menzionate
Il testo cita diverse figure chiave, tra cui: Rabbino Avraham Yitzhak Kook (fondatore del sionismo religioso), Rabbino Judah Magnes (proponente di uno Stato egualitario), Rabbino Immanuel Jakobovits (rabbino capo della Gran Bretagna), Rabbino Moshe Yehudai, Rabbino Jeremy Milgrom, e Yehezkel Landau (direttore di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom). Inoltre, vengono menzionate organizzazioni come B’Tselem (centro israeliano per i diritti umani), Meimad (partito politico), Shalom Hartman Institute, e l'Iniziativa di Ginevra.
1. Movimenti per la Pace Figure Chiave e Ruoli
Il documento cita diverse figure chiave all'interno dei movimenti religiosi per la pace. Tra queste, spiccano i nomi di Rabbino Avraham Yitzhak Kook (1865-1935), figura fondamentale del sionismo religioso, la cui visione del sionismo come parte del piano divino è discussa nel testo. Il Rabbino Judah Magnes, che si oppose fermamente al piano di partizione della Palestina nel 1947, è citato per la sua visione di uno Stato egualitario per ebrei e arabi. Il Rabbino Immanuel Jakobovits, rabbino capo della Gran Bretagna, è menzionato per il suo appello alla coscienza ebraica e alla necessità di un compromesso territoriale per la pace, pur sottolineando l'esigenza di sicurezza per Israele. Altri personaggi chiave includono Moshe Yehudai e Jeremy Milgrom, le cui posizioni sull'antisionismo e sul sionismo, e sulle loro evoluzioni nel tempo, sono analizzate nel dettaglio. Infine, Yehezkel Landau, direttore esecutivo di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom (1982-1991), è presentato per il suo lavoro sul peacebuilding interreligioso in Israele/Palestina.
2. Organizzazioni Menzionate e il loro Ruolo nel Contesto
Il testo fa riferimento a diverse organizzazioni rilevanti nel contesto dello studio sui movimenti religiosi ebraici per la pace. Tra queste, B’Tselem, un centro israeliano d'informazione e ricerca per i diritti umani nei Territori Occupati, è citato per i suoi dati sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Il partito politico Meimad, fondato in parte da membri di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom, rappresenta un esempio di coinvolgimento politico di un movimento religioso impegnato nella ricerca della pace. Il Shalom Hartman Institute, fondato dal Rabbino David Hartman, è menzionato come centro di ortodossia moderna liberale e illuminata, che promuove il dialogo interreligioso. L'Iniziativa di Ginevra, un'iniziativa extragovernativa di israeliani e palestinesi, è citata per le sue proposte di pace simili a quelle di Oz Ve Shalom-Netivot Shalom. L'analisi delle azioni e delle pubblicazioni di queste organizzazioni fornisce un quadro più completo del contesto in cui operano i movimenti religiosi per la pace in Israele e contribuisce all'approfondimento delle strategie per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese.