Etica, responsabilità aziendale e performance economico-sociale: il caso del credito cooperativo

CSR: Etica e Credito Cooperativo

Informazioni sul documento

Autore

Giulia Cipolloni

Scuola

LUISS Guido Carli

Specialità Economia
Luogo Roma
Tipo di documento Tesi di Laurea Magistrale
Lingua Italian
Formato | PDF
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Riassunto

I.La Responsabilità Sociale d Impresa RSI e il suo Ambito di Applicazione

Il documento analizza il concetto di Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR), evidenziando la sua ambiguità e la mancanza di un framework teorico univoco. Vengono delineate due principali scuole di pensiero: una che focalizza sulla massimizzazione del profitto nel rispetto della legge, e un'altra che sottolinea gli obblighi sociali delle imprese. Si discute inoltre del legame tra performance sociale e performance finanziaria, evidenziando le difficoltà nella misurazione della Corporate Social Performance (CSP). Il contributo di Archie B. Carroll, con il suo modello piramidale che classifica le responsabilità economica, legale, etica e filantropica, è considerato un punto di riferimento. Altri modelli come la Corporate Social Responsiveness e la Corporate Citizenship vengono brevemente menzionati, sottolineando le diverse sfaccettature della RSI.

1. Definizione e Ambiguità della Responsabilità Sociale d Impresa RSI

La sezione iniziale si concentra sulla complessità del concetto di Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR). Si sottolinea come, nonostante numerosi tentativi di definizione nel corso degli anni, il concetto rimanga vago e ambiguo, mancando un accordo generale sulla sua dimensione etica. Il testo evidenzia la difficoltà di trovare un consenso unanime su quale debba essere lo scopo delle imprese nella società: la semplice massimizzazione del profitto per gli azionisti, oppure l'assunzione di specifici obblighi sociali? Due scuole di pensiero principali emergono: una che privilegia la massimizzazione del profitto nel rispetto delle leggi e dei minimi standard etici, e un'altra che enfatizza gli obblighi sociali delle imprese verso la comunità. Questa ambiguità di fondo rende difficile una chiara e condivisa definizione di RSI, e costituisce un ostacolo alla sua diffusione e implementazione effettiva nelle aziende. La ricerca di un collegamento tra performance sociale e finanziaria è descritta come impegnativa, a causa della difficoltà nel misurare la Corporate Social Performance (CSP).

2. Il Modello Piramidale di Carroll e Altre Teorie sulla RSI

Il documento presenta il modello piramidale di Archie B. Carroll (1979, versione definitiva 1991) come una delle definizioni più accreditate di CSR. Questo modello gerarchizza quattro responsabilità aziendali: economica (generare profitto), legale (rispettare le leggi), etica (andare oltre la legge, rispondendo alle aspettative sociali non codificate) e filantropica (azioni discrezionali a beneficio della comunità). La CSR, secondo Carroll, implica il soddisfacimento simultaneo di tutte queste responsabilità. Il testo prosegue poi accennando ad altri approcci, come la Corporate Social Performance (CSP), spesso usata come sinonimo di CSR o di Corporate Social Responsiveness, ma con differenze significative in termini di impostazione e contenuti. Vengono menzionate le teorie di Wartick e Cochran (1985) e il modello di Donna J. Wood (1991), che integra principi, processi e risultati della RSI, evidenziando l'interazione tra le varie componenti per una valutazione completa della performance aziendale. Inoltre, viene introdotta la Business Ethics, affermatasi negli anni '70, come parte integrante della Corporate Social Responsibility, enfatizzando l'importanza di integrare la responsabilità sociale nelle politiche e pratiche aziendali. La Corporate Social Responsiveness e la Corporate Citizenship vengono brevemente definite, evidenziando le differenze rispetto alla CSR.

3. La Sostenibilità come Aspetto Trasversale della RSI e le Sfide della Misurazione

La sezione approfondisce il concetto di sostenibilità, sottolineando la sua natura trasversale e l'importanza di un impegno da parte di tutti gli attori sociali. Si evidenzia che il benessere sociale non dipende solo dalla crescita economica, ma dal miglioramento della qualità della vita, senza compromettere le esigenze delle generazioni future. Si citano studi che mostrano come, nei paesi sviluppati, la crescita a tutti i costi spesso porta a disuguaglianze e infelicità, rendendo necessario uno sviluppo sostenibile. Il documento prosegue, discutendo la difficoltà nella ricerca di un legame tra performance sociale e finanziaria, a causa delle problematiche legate alla misurazione della Corporate Social Performance (CSP) e alle diverse metodologie utilizzate nelle ricerche. Si sottolinea la variabilità dei parametri utilizzati per definire la CSR, le differenze nei campioni analizzati, la durata degli studi e i metodi impiegati come fattori che contribuiscono a risultati contrastanti. Al contrario, il calcolo della Corporate Financial Performance (CFP) risulta più semplice, grazie all'utilizzo di indicatori facilmente quantificabili, come il ROE o il ROS. La sezione conclude sottolineando l'importanza della costruzione di un marchio positivo legato alla RSI per raggiungere un vantaggio competitivo, creando un circolo virtuoso che migliora il clima aziendale, la produttività e l'immagine.

II.Il Credito Cooperativo Italiano Un Caso di Studio di RSI

Il documento approfondisce il ruolo del Credito Cooperativo italiano come esempio di RSI nel settore bancario. Le Banche di Credito Cooperativo (BCC), con una storia che risale al 1883 (fondazione della prima Cassa Rurale a Loreggia da Leone Wollemborg), sono presentate come istituzioni differenti, orientate alla creazione di valore condiviso e legate al territorio. La loro missione, delineata nello Statuto, non è la semplice massimizzazione del profitto ma lo sviluppo sociale ed economico della comunità locale. Si evidenzia l'importanza della mutualità, della cooperazione, e del localismo nelle attività delle BCC. La riforma delle BCC del 2016 (DL 14/02/2016, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 08/04/2016, n. 49) è menzionata come un elemento che potrebbe influenzare il futuro del settore, pur salvaguardandone le peculiarità. Si citano strumenti come il Bilancio di Coerenza e la Carta della Finanza Libera come esempi di impegno delle BCC verso la RSI.

1. Il Credito Cooperativo Storia Valori e Missione

Il documento introduce il Credito Cooperativo italiano, sottolineando la sua storia centenaria, iniziata nel 1883 con la fondazione della prima Cassa Rurale a Loreggia (PD) da Leone Wollemborg, ispirandosi al modello di Raiffeisen. Si evidenzia come la sua missione vada oltre la semplice massimizzazione del profitto, concentrandosi sulla creazione di valore condiviso tra gli stakeholder e sullo sviluppo sociale ed economico della comunità locale. I valori fondanti del Credito Cooperativo sono identificati nella cooperazione, nella mutualità e nel localismo, con una forte proprietà diffusa e un legame stretto con il territorio in cui operano le Banche di Credito Cooperativo (BCC). L'articolo 2 dello statuto delle BCC, che non orienta le attività al profitto ma alla creazione di valore condiviso, è citato come elemento chiave di questa impostazione. Questo orientamento è ulteriormente rafforzato da riferimenti all'etica sociale cristiana, dove la persona umana e la sua promozione sono al centro di ogni attività economica, in linea con l'insegnamento di Giovanni Paolo II sull'argomento personalistico nel campo del lavoro.

2. La Riforma del 2016 e le Sfide per il Credito Cooperativo

La sezione discute l'impatto della riforma delle BCC, approvata definitivamente dal Parlamento il 6 aprile 2016 (DL 14/02/2016, n. 18, convertito con modificazioni dalla legge 08/04/2016, n. 49), sulle strategie di Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI). La riforma è presentata come una risposta alla necessità di adattare il Credito Cooperativo al contesto più complesso dell'Unione Bancaria, salvaguardandone al contempo le caratteristiche distintive. Un aspetto fondamentale della riforma è la creazione di una Holding capogruppo che eserciterà poteri di controllo e coordinamento sulle singole banche, attraverso contratti di coesione. I poteri della capogruppo saranno modulati in base al grado di rischio di ciascuna BCC, misurato con parametri oggettivi. La riforma prevede anche l'aumento del numero minimo di soci e del limite massimo di investimento azionario per rafforzare il patrimonio delle BCC. L'opzione 'way out' per le BCC che non intendono aderire a un gruppo bancario, a condizione di possedere un patrimonio netto di almeno 200 milioni di euro e versare un'imposta straordinaria, è menzionata come possibile alternativa alla trasformazione in S.p.A o alla liquidazione.

3. Strumenti e Pratiche di RSI nel Credito Cooperativo Un Analisi di Caso

Questa parte presenta un'analisi di caso, focalizzandosi sulle pratiche di RSI di una BCC (non nominata esplicitamente, ma descritta come una BCC romana con una storia di 13 anni di impegno nel settore). Il documento evidenzia l'utilizzo di strumenti come il Bilancio di Coerenza e la Carta della Finanza Libera, che comunicano l'impegno economico, civile e sociale della banca. Il Bilancio di Coerenza del 2013 mostra un sostegno prevalente a famiglie, PMI e start-up giovanili, con particolare attenzione al settore agricolo e artigiano (riflettendo le origini storiche del Credito Cooperativo). L'attenzione all'ambiente, al biologico e alle energie rinnovabili è sottolineata, così come l'impegno a garantire un buon servizio ai soci e alle comunità locali, anche in aree disagiate. L'analisi comprende anche l'impegno verso i dipendenti attraverso investimenti in formazione e comunicazione, la presenza di un Codice Etico e la priorità data all'erogazione di risorse nel territorio di competenza, con particolare attenzione alle fasce più deboli. Infine, si mettono in luce iniziative per la sostenibilità ambientale come la riduzione degli sprechi e la digitalizzazione.

III.Le Pratiche di RSI nel Credito Cooperativo Un Analisi di Caso

L'analisi di caso si concentra sulle pratiche di RSI attuate da una specifica BCC (il nome non è esplicitamente citato, ma sembra essere una BCC romana con una storia di impegno nella RSI di 13 anni). Vengono evidenziate le iniziative a favore di famiglie, PMI, start-up, con particolare attenzione al settore agricolo e artigiano. L'impegno per l'ambiente (energie rinnovabili, riduzione dei consumi) e la cura del benessere dei dipendenti (formazione, comunicazione, Codice Etico) sono sottolineati come elementi chiave della strategia di RSI. Si conclude affermando che le pratiche di RSI sono profondamente integrate nella cultura e nella missione della BCC analizzata, in linea con i valori del Credito Cooperativo.

1. Analisi di un Caso di Successo Impegno Pluridecennale nella RSI

La sezione presenta un'analisi di caso di una specifica Banca di Credito Cooperativo (BCC), non nominata esplicitamente ma descritta come una realtà romana con un impegno nella Responsabilità Sociale d'Impresa (RSI) di 13 anni. Questo caso studio mira a dimostrare come le pratiche di RSI siano integrate nelle strategie aziendali, nello stile di gestione e nelle prassi operative. L'impegno pluriennale non è considerato una semplice iniziativa di facciata, ma un elemento strutturale che scaturisce dall'accettazione e dalla consapevolezza dell'importanza dei valori della RSI, coerenti con quelli specifici del Credito Cooperativo. Si sottolinea la profonda integrazione tra la RSI e il 'patrimonio genetico' della banca, in perfetta aderenza con la Carta dei Valori del Credito Cooperativo. Questo approccio dimostra la capacità delle BCC di coniugare la sostenibilità economica con la responsabilità sociale, confermando l'importanza di un'attività bancaria che, anziché puntare solo sulla massimizzazione del profitto, consideri anche la propria utilità sociale e il rischio sistemico.

2. Aree di Intervento e Beneficiari delle Iniziative di RSI

L'analisi di caso approfondisce le aree di intervento e i beneficiari delle iniziative di RSI della BCC. Il sostegno è principalmente rivolto a famiglie, PMI e start-up giovanili, con una particolare attenzione al settore agricolo e artigiano, in linea con le origini storiche della banca. Dal Bilancio di Coerenza del 2013 emerge un valore aggiunto di 11 milioni di euro (periodo 2011-2013), generato grazie a queste attività. L'impegno ambientale è un altro pilastro della strategia, con attenzione al biologico e alle energie rinnovabili. L'espansione della rete distributiva è finalizzata a migliorare il servizio ai soci e alle comunità locali, portando servizi bancari anche in aree non coperte da altre banche. L'utilizzo di canali distributivi telematici, integrati con lo sportello fisico (dedicato a consulenze complesse), è menzionato come ulteriore esempio di attenzione alla clientela. Inoltre, l'attenzione si concentra sul benessere dei dipendenti, con investimenti costanti in formazione e comunicazione e l'adozione di un Codice Etico per garantire la coesione interna.

3. Integrazione della RSI nelle Strategie e nelle Prassi Operative

La conclusione dell'analisi di caso evidenzia la profonda integrazione delle pratiche socialmente responsabili nelle strategie aziendali, nello stile di gestione e nei comportamenti della BCC esaminata. L'impegno verso la RSI è considerato ormai un elemento consolidato e parte integrante del 'patrimonio genetico' della banca, strettamente legato alla sua missione di impresa cooperativa, mutualistica e locale. Questo approccio dimostra come la responsabilità sociale non sia un aspetto marginale, ma un elemento centrale e strutturale della sua attività, in piena coerenza con la Carta dei Valori del Credito Cooperativo. L'esperienza della BCC analizzata viene presentata come un esempio concreto di come un'istituzione finanziaria possa perseguire la propria missione economica in modo responsabile e sostenibile, contribuendo al benessere della comunità e al suo sviluppo.

IV.Limiti e Sfide nella Misurazione e Rendicontazione della RSI

Il documento riconosce i limiti dei sistemi di misurazione e rendicontazione della RSI, evidenziando problemi di autoreferenzialità e di comparabilità. Si cita l'esperienza di Banca Etica e l'adozione dello standard GRI-G4 come tentativo di migliorare la trasparenza e la comparabilità. Viene anche menzionato il caso di Volkswagen come esempio di come una reputazione positiva in ambito RSI possa essere compromessa da eventi negativi. L'importanza dell'utilizzo di indicatori sintetici, pur se parziali, per facilitare il confronto tra istituti bancari e migliorare la comprensione del loro impegno verso la RSI, viene suggerita.

1. Limiti dei Bilanci di Sostenibilità e Problemi di Comparabilità

La sezione evidenzia i limiti dei bilanci di sostenibilità, spesso giudicati autoreferenziali a causa dell'eccessiva discrezionalità nella scelta degli indicatori e dei criteri di misurazione. Questa mancanza di oggettività permette alle organizzazioni di evitare la comunicazione di aspetti negativi, riducendo la trasparenza e l'affidabilità dell'informazione. Si cita un rapporto dell'ISTAT (http://www.istat.it/it/files/2013/03/completo.pdf) che sottolinea i problemi di comparabilità nella rendicontazione di sostenibilità, nonostante la diffusione dello standard GRI. L'analisi dell'ISTAT del 2011 ha evidenziato nove tipologie di problemi che ostacolano il confronto tra le informazioni pubblicate dalle diverse aziende. L'esempio negativo di Volkswagen, che prima del dieselgate era considerata leader nella responsabilità sociale, viene usato per illustrare come una buona reputazione in ambito RSI possa essere rapidamente compromessa da eventi negativi, mettendo in luce l'importanza di una rendicontazione completa e trasparente.

2. La Necessità di Indicatori Sintetici e la Situazione Italiana

Il documento sottolinea la necessità di individuare misure sintetiche, anche se parziali, per migliorare la comparabilità dei dati e facilitare il confronto tra le banche, in particolare tra peer group. Si suggerisce, ad esempio, di isolare le spese amministrative non direttamente legate alla gestione ordinaria e straordinaria della banca, evidenziando le spese per iniziative di liberalità, filantropia, etc., in termini assoluti e relativi rispetto al totale dei costi amministrativi e in relazione alla dimensione della banca. Questi indicatori, pur non essendo omnicomprensivi, potrebbero fornire una maggiore consapevolezza del comportamento delle banche rispetto alla CSR. Si fa riferimento al Rapporto Socialis 2013, che indica che il 73% delle aziende italiane attuano strategie di CSR, ma con una graduale contrazione delle risorse destinate a tali iniziative a causa della crisi economica (da un miliardo di euro nel 2012 a 920 milioni nel 2013). Gli ambiti di investimento maggiormente diffusi in Italia riguardano la riduzione dei consumi e degli sprechi e iniziative a vantaggio dei dipendenti, umanitarie e sportive.

3. L esperienza di Banca Etica e la Ricerca di Maggiore Trasparenza

Per contrastare i limiti connessi all'autoreferenzialità dei bilanci di sostenibilità e rafforzare la comparabilità dei risultati, viene citata l'esperienza di Banca Etica. Banca Etica, nella predisposizione del Bilancio Integrato del 2015, ha adottato lo standard GRI-G4, livello "Core", con il supplemento di indicatori specifici per il settore finanziario (Financial Services Sector Supplement). Questa scelta rappresenta un esempio concreto di impegno verso una maggiore trasparenza e comparabilità dei dati di sostenibilità nel settore bancario. Il documento evidenzia la necessità di superare i limiti dei bilanci di sostenibilità tradizionali, sottolineando la complessità nella misurazione della Corporate Social Performance (CSP) e la necessità di metodologie più rigorose e standardizzate per poter effettuare confronti significativi tra le diverse realtà aziendali e valutare effettivamente l'impatto delle iniziative di RSI.

Riferimento del documento

  • Centesimus Annus (Giovanni Paolo II)
  • Laborem exercens (Giovanni Paolo II)
  • Laudato Si’ (Papa Francesco)