Il trasferimento della sede sociale all'estero: dall'analisi della disciplina giuridica al caso Fiat-Chrysler

Trasferimento Sede Sociale Estero

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Riassunto

I.La Mobilità Giuridica degli Enti Privati Trasferimento di Sede all Estero e Fusioni Transfrontaliere

Questo elaborato analizza la mobilità giuridica degli enti privati, focalizzandosi sul trasferimento della sede sociale all'estero e sulle fusioni transfrontaliere nell'ambito dell'Unione Europea. L'obiettivo è comprendere la disciplina giuridica di queste operazioni, in particolare alla luce della giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea (CGE), e le implicazioni per diverse categorie di soggetti interessati, come soci di minoranza e creditori. Vengono esaminati i concetti chiave di sede amministrativa, COMI (Centro degli interessi principali del debitore) e i criteri di collegamento del diritto internazionale privato. Si analizzano le sentenze chiave, tra cui Segers, Centros, Daily Mail, Inspire Art e Cartesio, che hanno contribuito a definire la libertà di stabilimento delle società all'interno dell'UE. Si considera anche l'influenza della Direttiva 2005/56/CE sulle fusioni transfrontaliere e il ruolo della legislazione nazionale italiana, con particolare riferimento alla Legge n. 218 del 1995 e alle sue interpretazioni giurisprudenziali.

1. Strumenti Giuridici per la Mobilità delle Imprese e Ragioni del Trasferimento

Questa sezione del documento analizza gli strumenti giuridici che consentono la mobilità delle imprese, focalizzandosi sul trasferimento della sede all'estero, sulle fusioni transfrontaliere e sulla costituzione di una Società Europea (SE). Viene effettuata un'indagine storica sull'evoluzione normativa, giurisprudenziale e dottrinale di questi strumenti, considerando i risultati attesi, raggiunti e gli obiettivi futuri. Particolare attenzione è dedicata all'analisi della sentenza Sevic, che riguarda una fusione transnazionale, evidenziando la stretta relazione tra il trasferimento di sede e le fusioni transfrontaliere, in quanto entrambi comportano un cambiamento della legge societaria applicabile e l'incorporazione in uno Stato diverso da quello di origine. L'analisi include lo studio della Direttiva 2005/56/CE sulle fusioni transfrontaliere e del Decreto Legislativo di attuazione n. 108 del 2008, con un approccio funzionalistico volto a individuare gli strumenti di tutela per i soggetti i cui interessi potrebbero essere lesi (soci di minoranza, creditori, lavoratori). La sezione introduce anche i concetti cruciali di sede amministrativa e COMI (Center of Main Interests), evidenziando le complessità legate alla loro definizione e alle implicazioni nel diritto internazionale privato. Viene inoltre preso in considerazione l'articolo 54 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea, che condiziona il riconoscimento della libertà di stabilimento alla localizzazione della sede sociale, dell'amministrazione centrale o del centro d'attività principale. La sezione si conclude con una riflessione sul fenomeno della concentrazione di imprese in giurisdizioni come il Delaware, interpretato da alcuni come un 'race to the bottom' in termini di tutela degli azionisti di minoranza e dei creditori.

2. Evoluzione del Diritto Societario Europeo e Casi Giurisprudenziali

Questa sezione ripercorre l'evoluzione del dibattito sul diritto societario europeo riguardo alla mobilità degli enti privati. Si parte dal fallimento della Convenzione di Bruxelles del 1968 sul mutuo riconoscimento delle società, a causa del rifiuto dei Paesi Bassi, che preferivano la 'law of incorporation'. Si analizza poi il ruolo dell'articolo 293 (ex articolo 220) del Trattato istitutivo della Comunità Europea (ora Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea), che prevedeva il trasferimento di sede, ma rimase inattuato. Vengono esaminate le sentenze della Corte di Giustizia Europea (CGE) in materia di libertà di stabilimento, a partire dal caso Segers (1986), che ha affermato che una limitazione indiretta alla libertà di stabilimento è illegittima anche se la società opera esclusivamente nello Stato della succursale. Il caso Centros (C-212/97) conferma ulteriormente la libertà di stabilimento, anche in assenza di attività effettiva nello Stato di costituzione. L'analisi prosegue con il caso Sevic, che affronta le fusioni transfrontaliere, assimilandole al trasferimento di sede per gli effetti prodotti (cambiamento di legge applicabile e incorporazione in uno Stato diverso). Il caso Cartesio (C-210/96) evidenzia l'atteggiamento differente della CGE riguardo agli ostacoli posti dallo Stato di origine e da quello di destinazione, mostrando maggiore indulgenza nei confronti dei primi. La sezione si conclude con una riflessione sulla direttiva comunitaria che intendeva creare una regolamentazione minima uniforme, rinviando alle legislazioni nazionali per incentivare la competizione tra ordinamenti giuridici.

3. Il Trasferimento di Sede nell Ordinamento Italiano e il Caso Fiat Chrysler

Questa parte si concentra sulla disciplina del trasferimento di sede nell'ordinamento giuridico italiano, evidenziando le lacune normative in materia. Non esiste una procedura specifica per il trasferimento della sede all'estero, e l'analisi si basa quindi su una ricostruzione della disciplina attraverso le norme che si occupano dell'argomento in modo diretto o indiretto, integrando l'interpretazione giurisprudenziale e la prassi applicativa. Viene analizzato l'articolo 25 della legge n. 218 del 1995, sulla riforma del diritto internazionale privato, evidenziando la sua ambiguità tra la teoria dell'incorporazione e la rilevanza della sede amministrativa o dell'oggetto principale in Italia. Si esaminano diverse pronunce giurisprudenziali, mostrando posizioni contrastanti sull'ammissibilità del mutamento di lex societatis senza scioglimento dell'ente. La sezione presenta anche la prassi applicativa di alcune Camere di commercio, che ammettono la libertà di scelta per le persone giuridiche italiane di mantenere lo status giuridico italiano o di mutare statuto personale. Il caso Fiat-Chrysler viene approfondito come studio di caso, analizzando le motivazioni economiche e giuridiche alla base del trasferimento della sede sociale e le implicazioni per l'Italia in termini di mantenimento degli impianti produttivi e di posti di lavoro. L'analisi include anche considerazioni fiscali, come l'assenza di una exit tax nel Regno Unito e le differenze di tassazione con l'Italia. L'esempio del processo di fusione tra Fiat e Chrysler e la successiva creazione di FCA evidenzia le sfide e le opportunità del trasferimento internazionale della sede sociale.

II.Il Ruolo della Giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea CGE

La CGE ha svolto un ruolo fondamentale nell'interpretare la libertà di stabilimento (art. 54 TFUE) e nel definire i limiti posti dagli Stati membri al trasferimento di sede e alle fusioni transfrontaliere. Le sentenze esaminate mostrano un approccio più permissivo riguardo agli ostacoli posti dallo Stato di origine e più rigido verso quelli dello Stato di destinazione. Si evidenzia la disparità di trattamento tra le diverse ipotesi di ostacoli alla libertà di stabilimento, con un'interpretazione estensiva delle norme comunitarie per favorire l'integrazione europea. Il caso Centros (C-212/97) è particolarmente rilevante per l'affermazione che l'assenza di attività nello Stato della sede sociale non configura un abuso e non impedisce il godimento della libertà di stabilimento. La sentenza Sevic, poi, analizza l'assimilazione tra il trasferimento di sede e le fusioni transfrontaliere, sottolineando la similarità degli effetti.

1. Libertà di Stabilimento e Interpretazione della Giurisprudenza CGE

Questa sezione analizza l'interpretazione della Corte di Giustizia Europea (CGE) riguardo alla libertà di stabilimento delle società all'interno dell'Unione Europea, in relazione al trasferimento di sede all'estero e alle fusioni transfrontaliere. La CGE, nel tentativo di rispondere alle esigenze delle imprese, ha esteso l'ambito di applicazione della libertà di stabilimento a nuove ipotesi, influenzando significativamente la disciplina giuridica della mobilità degli enti privati. L'analisi si concentra sul ruolo chiave delle sentenze della CGE nel definire i confini giuridici del trasferimento di sede e delle fusioni transfrontaliere. Si evidenzia come la giurisprudenza della Corte abbia contribuito a chiarire i principi fondamentali della libertà di stabilimento, influenzando l'interpretazione delle norme del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) e delle direttive comunitarie. L'esame della giurisprudenza mostra un approccio differenziato a seconda che gli ostacoli alla libertà di stabilimento provengano dallo Stato di origine o dallo Stato di destinazione. La Corte, infatti, ha dimostrato maggiore indulgenza nei confronti degli ostacoli posti dallo Stato di origine, mentre ha assunto una posizione più rigorosa riguardo agli ostacoli posti dallo Stato di destinazione, dichiarandone la non compatibilità con le norme del Trattato. Questo approccio mira a promuovere l'integrazione del mercato interno europeo, garantendo alle imprese la possibilità di scegliere liberamente la loro sede all'interno dell'Unione Europea.

2. Analisi di Casi Giurisprudenziali Chiave Segers Centros Sevic e Cartesio

Questa sezione approfondisce alcuni casi giurisprudenziali chiave decisi dalla Corte di Giustizia Europea (CGE) che hanno contribuito a definire la giurisprudenza in materia di libertà di stabilimento e trasferimento di sede. Il caso Segers (1986) è il primo esempio rilevante, riguardante una società inglese operante nei Paesi Bassi tramite una sussidiaria. La CGE ha considerato il rifiuto di assistenza pensionistica come una limitazione indiretta alla libertà di stabilimento, anche se la società non svolgeva attività nello Stato della sede sociale. Il caso Centros (C-212/97) ha ulteriormente chiarito che l'assenza di attività effettiva nello Stato della sede sociale non costituisce un abuso e non impedisce alla società di beneficiare delle disposizioni comunitarie sulla libertà di stabilimento. Il caso Sevic ha affrontato il tema delle fusioni transfrontaliere, evidenziando la sua stretta relazione con il trasferimento di sede, in quanto entrambe le operazioni comportano un cambiamento di legge societaria applicabile e l'incorporazione in uno Stato diverso. Infine, il caso Cartesio (C-210/96), esaminato alla luce della sentenza Daily Mail, mostra come la Corte abbia mantenuto un approccio diverso a seconda che gli ostacoli provengano dallo Stato di origine o di destinazione. L'analisi di queste sentenze permette di comprendere l'evoluzione della giurisprudenza CGE nella sua interpretazione della libertà di stabilimento, evidenziando il bilanciamento tra le esigenze di integrazione del mercato interno e il rispetto delle normative nazionali.

3. La CGE e la Necessità di una Regolamentazione Uniforme

Questa sezione riflette sul ruolo della Corte di Giustizia Europea (CGE) nel promuovere una regolamentazione uniforme in materia di trasferimento di sede e fusioni transfrontaliere, nonostante le lacune legislative nell'ordinamento europeo. Si analizza come la CGE, attraverso la sua giurisprudenza, abbia cercato di colmare alcune lacune legislative, interpretando in modo estensivo le disposizioni relative alla libertà di stabilimento contenute nel Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). Si evidenzia la mancata attuazione di iniziative legislative come la XIV Direttiva sul trasferimento di sede, nonostante i ripetuti tentativi. La CGE, con le sue sentenze, ha dato un importante contributo alla definizione dei principi applicabili in questo ambito, offrendo un'interpretazione che favorisce l'integrazione europea e la libera circolazione delle imprese. Tuttavia, si sottolinea la necessità di una regolamentazione legislativa più chiara e completa a livello europeo, che definisca in modo preciso le procedure e le tutele per i soggetti coinvolti nel trasferimento di sede e nelle fusioni transfrontaliere. L'approccio della CGE, pur essendo importante, non può sostituire completamente una legislazione specifica e dettagliata, soprattutto in relazione alle tutele per i soci di minoranza e i creditori.

III.La Disciplina Italiana del Trasferimento di Sede e le Tutele dei Soggetti Interessati

La legislazione italiana, pur non offrendo una disciplina completa del trasferimento di sede all'estero, presenta alcune norme pertinenti, come l'art. 25 della Legge n. 218 del 1995. Questa legge, pur basandosi sulla teoria dell'incorporazione, prevede eccezioni che tengono conto della sede amministrativa o dell'oggetto principale dell'attività in Italia. La giurisprudenza italiana mostra posizioni divergenti sull'ammissibilità del cambiamento di lex societatis senza scioglimento dell'ente. Si analizzano le diverse interpretazioni giurisprudenziali e la prassi applicativa, evidenziando l'incertezza normativa in materia. Un'attenzione particolare è dedicata alla tutela dei soci di minoranza e dei creditori, evidenziando i potenziali rischi derivanti dal cambiamento di legge applicabile e la necessità di meccanismi di protezione adeguati. Il caso Fiat-Chrysler è usato come esempio concreto di trasferimento di sede, illustrando le complesse implicazioni politiche, economiche e giuridiche di tali operazioni.

1. Lacune Normative e Interpretazione della Legge n. 218 del 1995

Questa sezione analizza la disciplina del trasferimento di sede sociale all'estero nell'ordinamento giuridico italiano, evidenziando le principali lacune normative. Il legislatore nazionale non fornisce una disciplina completa e univoca sulla procedura da seguire per un tale spostamento. Il documento si concentra sull'analisi della Legge n. 218 del 1995, in materia di riforma del diritto internazionale privato, in particolare sull'articolo 25, che disciplina la legge applicabile alle società. Sebbene a prima vista la norma sembri aderire alla teoria dell'incorporazione, facendo riferimento al luogo di costituzione, l'ultima parte del comma introduce un correttivo, attribuendo rilevanza anche alla sede amministrativa o all'oggetto principale dell'attività in Italia. Questa ambiguità genera incertezza sull'applicazione della legge italiana in caso di trasferimento di sede all'estero. L'analisi considera anche l'interazione dell'articolo 25 con altre disposizioni del codice civile (art. 46) e del codice di procedura civile (art. 19), che individuano la competenza giurisdizionale in base alla sede legale della società. Si evidenzia la mancanza di una normativa specifica che regoli il mutamento di lex societatis in seguito al trasferimento di sede, lasciando spazio ad interpretazioni diverse e generando incertezze applicative.

2. Giurisprudenza Italiana Contraddittoria e Prassi Applicativa

Questa sezione esamina la giurisprudenza italiana in materia di trasferimento di sede, evidenziando la presenza di posizioni contrastanti e l'assenza di un orientamento univoco. Vengono analizzate alcune sentenze, come quella del Tribunale di Verona (1996), che, pur riconoscendo la legittimità del trasferimento di sede a Londra, sottolinea la persistenza della nazionalità italiana e l'applicazione della legge italiana, in linea con il principio di incorporazione. Si contrappone a questa interpretazione la sentenza del Tribunale di Monza (2002), che si dichiara incompetente a giudicare su una società che ha trasferito la sede in Nigeria, partendo dal presupposto che il trasferimento comporti automaticamente il cambiamento di legge applicabile. Il documento critica questa argomentazione, evidenziando l'incongruenza con l'articolo 25 della legge 218/1995. Si evidenzia inoltre la discrepanza tra la giurisprudenza e la prassi applicativa, con alcune Camere di commercio che ammettono la libertà delle persone giuridiche italiane di scegliere tra il mantenimento dello status giuridico italiano e il mutamento di statuto personale, diventando società soggette al diritto di un altro Stato membro dell'Unione Europea. Questa contraddizione tra legge, giurisprudenza e prassi applicativa sottolinea l'urgente bisogno di una maggiore chiarezza normativa nel sistema italiano.

3. Tutela dei Soggetti Interessati Soci di Minoranza e Creditori

Questa sezione si concentra sulla necessità di tutelare le categorie di soggetti i cui interessi potrebbero essere pregiudicati da un trasferimento di sede all'estero, in particolare i soci di minoranza e i creditori. Il mutamento di legge applicabile può comportare modifiche significative nella struttura e nella governance societaria, potenzialmente a discapito dei soci di minoranza. Vengono analizzate le implicazioni economiche del cambiamento di lex societatis per i creditori, che basano il loro rapporto con l'ente anche sulla legge applicabile e sulle regole societarie, includendo il costo del prodotto o del servizio e il tasso di interesse. Un cambiamento della lex societatis potrebbe comportare condizioni meno favorevoli per il credito, creando un potenziale svantaggio per i creditori. Il documento sottolinea la necessità di meccanismi di protezione adeguati per queste categorie di soggetti, al fine di garantire una maggiore equità e trasparenza nelle operazioni di trasferimento di sede all'estero. L'analisi si conclude con una riflessione sulle lacune normative italiane e sulla necessità di una maggiore attenzione alla tutela di queste categorie di portatori di interesse in caso di modifiche sostanziali alla struttura e alla governance societaria.

IV.La Competizione tra Ordinamenti Giuridici e il Mercato delle Regole

L'elaborato analizza il fenomeno della competizione tra gli ordinamenti giuridici degli Stati membri dell'UE, definito come 'mercato delle regole'. Alcuni Stati, come il Delaware (USA) e i Paesi Bassi, attraggono società straniere offrendo condizioni più favorevoli in termini di costi di costituzione, diritto societario flessibile e sistema fiscale. Questo crea una situazione di competizione tra gli ordinamenti, con alcuni Stati che mirano ad attrarre imprese anche senza garantire una presenza fisica sul territorio. La decisione di Fiat di trasferire la propria sede legale nei Paesi Bassi (e successivamente il caso FCA e la sua sede legale) illustra questa dinamica, con la scelta motivata da una maggiore convenienza e competitività, grazie ad un diritto societario più flessibile e ad un regime fiscale vantaggioso. Si considera anche l'argomento del 'race to the bottom' riguardo alla tutela degli azionisti di minoranza e dei creditori.

1. Il Mercato delle Regole e la Competizione tra Ordinamenti

Questa sezione introduce il concetto di 'mercato delle regole', descrivendo la competizione tra diversi ordinamenti giuridici per attrarre imprese. Si evidenzia come alcuni Stati, offrendo legislazioni più favorevoli in termini di costi di costituzione, flessibilità del diritto societario e regime fiscale, riescano ad attrarre un numero maggiore di società, anche senza garantire una presenza fisica delle attività sul loro territorio. Il documento sottolinea che questo fenomeno, descritto come un 'mercato' in cui le società scelgono l'ordinamento giuridico più adatto alle proprie esigenze, può portare a un 'race to the bottom' in termini di tutela degli azionisti di minoranza e dei creditori. Viene citato l'esempio del Delaware negli Stati Uniti, noto per la sua legislazione societaria vantaggiosa, e la 'internal affair doctrine', che lascia ai singoli stati la disciplina delle società. La legislazione del Delaware, con i suoi bassi costi di costituzione e un sistema giurisdizionale specializzato, rappresenta un esempio concreto di come alcuni Stati si posizionino nel 'mercato delle regole' per attrarre investimenti esteri. Questo approccio genera un dibattito dottrinale sull'effetto benefico della competizione tra ordinamenti giuridici, con alcuni che sostengono un miglioramento qualitativo delle legislazioni, e altri che sottolineano i vantaggi per i soggetti più forti, come soci di maggioranza e amministratori.

2. Il Caso Fiat e la Scelta del Diritto Olandese

Questa sezione utilizza il caso Fiat come esempio pratico del 'mercato delle regole'. La scelta di Fiat di sottoporsi alla legislazione olandese, pur mantenendo i siti produttivi in Italia, illustra il meccanismo di scelta dell'ordinamento giuridico più conveniente. Dal lato della domanda, Fiat, pur impegnata a mantenere i siti produttivi in Italia, ha optato per una legislazione più favorevole altrove. Dal lato dell'offerta, il diritto olandese, con la sua giurisdizione neutrale nei confronti di agenti economici esteri e un diritto societario molto flessibile, rende i Paesi Bassi un luogo attraente come base legale per le imprese. Questo caso evidenzia come le società, pur mantenendo la propria attività produttiva in un determinato paese, possano scegliere di sottoporsi alla legislazione di un altro Stato per ragioni di convenienza e competitività. La scelta di Fiat rispecchia l'operatività del 'mercato delle regole', dove le imprese agiscono come 'consumatori' di diritto, scegliendo l'ordinamento giuridico più adatto alle proprie esigenze, mentre gli Stati competono tra loro offrendo sistemi giuridici più o meno attraenti per gli investitori.