I contratti di impresa nell'evoluzione del sistema privatistico italianio

Contratti d'Impresa: Guida Completa

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Riassunto

I.I Contratti d Impresa Autonomia Negoziale e Limiti

Il documento analizza l'autonomia contrattuale nell'ambito dei contratti d'impresa, evidenziando il ruolo centrale dell'impresa nel mercato e il suo utilizzo dei contratti standard e delle clausole generali. Si discute il delicato equilibrio tra la libertà di contrattazione (art. 41 Cost.) e i limiti imposti dall'utilità sociale e dalla concorrenza, con particolare attenzione all'abuso di dipendenza economica e alla tutela del contraente debole, come il consumatore. La buona fede e l'equità sono principi fondamentali che influenzano l'interpretazione e la validità dei contratti, soprattutto in presenza di clausole vessatorie.

1. Definizione dei Contratti d Impresa

La sezione iniziale si concentra sulla definizione stessa di "contratti d'impresa", preferendo questa espressione ad altre proposte dalla dottrina. L'enfasi è posta sulla funzione reale e oggettiva del contratto, che va oltre la semplice partecipazione dell'imprenditore. I contratti d'impresa sono definiti come quelli che strumentalmente servono all'esercizio di un'attività economica organizzata, finalizzata alla produzione o allo scambio di beni o servizi. Questa definizione include anche i contratti con i consumatori, tipici accordi tra imprenditore e consumatore. La scelta terminologica di "contratti d'impresa" evidenzia la connessione intrinseca tra il contratto e l'attività imprenditoriale stessa, andando oltre una semplice classificazione formale.

2. Tutela Legale e Finalità dei Contratti d Impresa

Si analizza l'intervento del legislatore per garantire l'attuazione ed efficacia delle disposizioni relative ai contratti d'impresa. L'attribuzione al giudice ordinario della competenza in materia di abuso di dipendenza economica e il potere sanzionatorio dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dimostrano una duplice tutela, civile e antitrust. Questa doppia tutela riflette la natura ibrida dell'istituto. La finalità della normativa appare duplice: protezione del contraente debole (civilistica) e garanzia dell'efficienza del mercato (concorrenziale). Si sottolinea quindi come la legislazione mira a bilanciare la libertà contrattuale con la tutela del contraente più vulnerabile e l'interesse pubblico alla concorrenza.

3. Autonomia Negoziale e Contratti in Serie vs. Contratti Isolati

Il documento distingue tra contratti negoziati individualmente (contratti in isolato) e contratti in serie, dove il regolamento contrattuale è unilateralmente predisposto dall'impresa. Nel secondo caso, si evidenzia la necessità di tutelare l'altro contraente da eventuali abusi del predisponente. Questa distinzione è fondamentale per comprendere il contesto della contrattazione standardizzata o di massa tipica dell'economia di impresa. L'attenzione si sposta sull'importanza delle trattative precontrattuali e degli strumenti utilizzati dalle imprese per garantire uniformità nella disciplina dei singoli rapporti contrattuali. Si pone quindi il problema del bilanciamento tra efficienza ed equità nel contesto della contrattazione di massa.

4. Trasparenza e Informazione nella Fase Precontrattuale

Si approfondisce il ruolo della trasparenza e dell'informazione nella fase precontrattuale, soprattutto in riferimento ai contratti a distanza. Gli artt. 3 e 4 del d.lgs. 185/1999 vengono citati come esempi di obblighi informativi imposti all'imprenditore nei confronti del consumatore. La mancata fornitura delle informazioni obbligatorie può comportare la nullità del contratto. Questa sezione evidenzia l'importanza della legislazione nel rendere trasparente l'agire imprenditoriale e garantire una maggiore parità di trattamento tra le parti, anche in situazioni di asimmetria informativa. La trasparenza è quindi presentata come uno strumento fondamentale per contrastare potenziali abusi.

5. L Evoluzione del Concetto di Autonomia Contrattuale

Questa sezione analizza la crisi del dogma dell'insindacabilità dell'autonomia contrattuale, evidenziando il cambiamento di prospettiva avvenuto negli anni Novanta. Si discute il ruolo dell'attività economica nell'influenzare il contratto e l'esigenza di conciliare la libertà contrattuale d'impresa (art. 41, comma 1, Cost.) con i limiti dell'utilità sociale (art. 41, comma 2, Cost.). L'intervento del legislatore nazionale e comunitario nell'apprestare strumenti di tutela per il contraente debole è visto come risposta alla necessità di bilanciare libertà contrattuale e interessi sociali. La buona fede e l'equità diventano strumenti chiave per interpretare e regolare i contratti d'impresa.

6. Equilibrio Contrattuale Buona Fede ed Equità

Si approfondisce il rapporto tra autonomia contrattuale ed equità, riconoscendo la non univocità del concetto di equità. Si analizzano gli istituti della rescissione e della risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta (art. 1467 c.c.) come strumenti per affrontare gli squilibri contrattuali derivanti da eventi straordinari e imprevedibili. Nonostante l'attenzione crescente verso l'equilibrio contrattuale, il testo afferma che l'equilibrio rimane quello derivante dalle libere contrattazioni, pur riconoscendo la spesso formale natura di tale libertà nella contrattazione d'impresa, soprattutto in presenza di asimmetrie di potere. La buona fede, come principio generale dell'ordinamento, gioca un ruolo chiave nella interpretazione e applicazione di questi istituti.

II.Il Contratto di Franchising Un Caso Studio di Contratto d Impresa

Il documento approfondisce il contratto di franchising (o contratto di affiliazione commerciale), analizzandone le caratteristiche e la tutela giuridica. Si fa riferimento al Regolamento (non reiterato) n. 4087/88/CE e alla legge italiana n. 129/2004, evidenziando gli obblighi del franchisor e del franchisee, nonché gli aspetti relativi al know-how e alla penetrazione del mercato. La sentenza del Tribunale di Milano del 28 febbraio 2002 (Giurisprudenza milanese, 2002, 273) viene citata come esempio di giurisprudenza in materia.

1. Il Contratto di Franchising Natura e Meritevolezza di Tutela

Il documento introduce il contratto di franchising, descrivendolo come un contratto ormai affermato nella prassi negoziale e meritevole di tutela. La sua meritevolezza deriva dalle reciproche prestazioni di servizi che consentono all'affiliante una maggiore penetrazione del mercato e all'affiliato di beneficiare della reputazione dell'affiliante, inserendosi nel mercato sfruttando la notorietà del marchio principale. Una sentenza del Tribunale di Milano del 28 febbraio 2002 (Giurisprudenza milanese, 2002, 273) è citata a supporto di questa affermazione, evidenziando come il buon funzionamento del servizio offerto all'affiliato sia una condizione essenziale per il raggiungimento dello scopo contrattuale. Il documento sottolinea che ciascuna parte agisce con i propri rischi imprenditoriali.

2. Normativa Comunitaria e Legge Italiana sul Franchising

La sezione analizza la normativa comunitaria e quella italiana sul contratto di franchising. Prima dell'entrata in vigore della legge italiana n. 129/2004, la normativa comunitaria era rappresentata dal Regolamento (non reiterato) n. 4087/88/CE. Questo regolamento precisava che gli accordi di franchising potevano essere vietati ex art. 85, TCE, paragrafo 1 (ora articolo 101 TFUE), se influenzavano il commercio intracomunitario. D'altro canto, si riconosceva che tali accordi migliorano la distribuzione di merci e servizi, consentendo ai concedenti la creazione di una rete uniforme con investimenti modesti. La legge italiana n. 129/2004, invece, introduce specifiche disposizioni, come l'obbligo, per l'affiliante, di consegnare all'aspirante affiliato, almeno 30 giorni prima della sottoscrizione, una copia completa del contratto corredata di allegati, eccetto quelli con esigenze di riservatezza.

3. Obblighi dell Affiliante e Contenuto del Contratto di Franchising L. 129 2004

L'articolo 4 della legge 129/2004 specifica gli obblighi dell'affiliante prima della sottoscrizione del contratto di affiliazione commerciale. Questi obblighi includono la consegna di informazioni dettagliate sull'affiliante (dati, bilancio), sui marchi utilizzati (registrazione, licenze), sull'attività oggetto dell'affiliazione, sulla lista degli affiliati e dei punti vendita diretti dell'affiliante, sulle variazioni annuali del numero degli affiliati e, infine, una descrizione sintetica degli eventuali procedimenti giudiziari o arbitrali conclusi negli ultimi tre anni. L’eccezione riguarda solo le informazioni soggette ad oggettive e specifiche esigenze di riservatezza, che dovranno comunque essere citate nel contratto stesso. Questa parte sottolinea l'importanza della trasparenza e dell'informazione per garantire una maggiore equità nel rapporto tra affiliante e affiliato.

III.La Contrattazione di Massa e le Condizioni Generali di Contratto

La sezione si concentra sulla contrattazione di massa e l'utilizzo di moduli e formulari da parte delle imprese, analizzando il rapporto tra contratto in serie e contratto isolato. Si discute la potenziale vessatorietà delle clausole generali e i meccanismi di tutela previsti dal codice del consumo per i consumatori, evidenziando le criticità dell'art. 1341 c.c. L'intervento dell'Autorità Antitrust e le direttive comunitarie volte a garantire la trasparenza e la comprensibilità dei contratti sono menzionati come strumenti per contrastare gli abusi.

1. Il Contratto di Massa Aspetti Giuridici della Produzione Industriale

La sezione inizia descrivendo il contratto di massa come la conseguenza giuridica della produzione industriale e del commercio su larga scala. Analogamente alla produzione standardizzata di beni e servizi, anche i rapporti contrattuali vengono regolamentati in modo uniforme attraverso le condizioni generali di contratto, spesso contenute in moduli o formulari predefiniti. Questo approccio mira a disciplinare in modo uniforme i rapporti tra il predisponente e tutti i potenziali aderenti. Si evidenzia la corrispondenza tra produzione standardizzata e contrattazione standardizzata, contrapposta a una contrattazione individualistica tipica di una produzione non in serie. La differenza tra contratto in serie e contratto isolato dipende dalla natura dell'affare, non dalla sua dimensione.

2. Condizioni Generali di Contratto e Posizione dell Impresa

Si analizza il ruolo delle condizioni generali di contratto per le imprese, evidenziando come la semplificazione, unificazione e imposizione delle proprie condizioni a una massa di clienti (professionisti o consumatori) siano i principali obiettivi. Il testo descrive il consumatore come un contraente spesso distratto e impreparato, giustificando, secondo un'ottica precedente, l'atteggiamento non competitivo delle imprese, che vedono il contratto come strumento per rafforzare la propria posizione di mercato. Tuttavia, si sottolinea che questa prospettiva sta cambiando a causa dell'intervento dell'Autorità Antitrust e dell'introduzione di nuove discipline legislative ispirate dalle direttive comunitarie, volte a promuovere la chiarezza, la comprensibilità e la correttezza delle informazioni contrattuali.

3. Clausole Vessatorie e Tutela del Contraente Aderente

La sezione affronta il tema delle clausole vessatorie, evidenziando l'inadeguatezza della disciplina codicistica (art. 1341 c.c.) secondo una parte della dottrina. La tutela codicistica è definita meramente formale e facilmente aggirabile, perché la doppia firma dell'aderente rende la clausola, anche se vessatoria, inoppugnabile. Si critica inoltre la limitata applicazione della norma, circoscritta alle condizioni generali utilizzate per un numero indeterminato di contratti. Il codice del consumo, invece, introduce una definizione più ampia e oggettiva di clausola vessatoria, dichiarandole nulle se determinano uno squilibrio significativo tra i diritti e gli obblighi contrattuali, indipendentemente dalla buona fede del professionista. Le clausole oggetto di trattativa individuale sono escluse da questo sindacato, a condizione che la trattativa sia seria, effettiva e individuale.

IV.Contratti Normativi e Rimedi Giudiziali

Il documento introduce i contratti normativi, analizzando le loro peculiarità e la loro utilità nel contesto dell'agire d'impresa. Si discute il dibattito dottrinale sulla loro legittimità, e l'importanza di bilanciare la libertà contrattuale con la tutela del contraente più debole. Si accenna ai rimedi disponibili in caso di squilibrio contrattuale, come la rinegoziazione e la possibile rescissione o risoluzione del contratto. L'intervento del giudice è considerato, ma sottolineata la necessità di rispettare l’autonomia contrattuale.

1. I Contratti Normativi Uno Strumento per l Uniformità Contrattuale

La sezione introduce il concetto di contratti normativi, presentandoli come strumenti utili per garantire una regolamentazione celere e uniforme dei rapporti contrattuali nell'ambito dell'attività d'impresa. Questi contratti, a differenza dei moduli o formulari, vedono la determinazione del contenuto contrattuale rimessa alla comune volontà delle parti, con lo scopo di attenuare la disparità di potere tra imprenditore e consumatore. Si evidenzia il dibattito dottrinale sulla idoneità della categoria del "terzo contratto" ad individuare un autonomo statuto normativo, con alcune opinioni che ne riconoscono l'utilità descrittiva ed evocativa, pur non ritenendolo un paradigma normativo completamente autonomo rispetto al primo e secondo contratto. L’obiettivo principale è quello di definire un quadro normativo più preciso e funzionale alle esigenze della contrattazione d'impresa.

2. Contratti Normativi e Contrattazione con i Consumatori Differenze

Il testo evidenzia le differenze tra le peculiarità normative dei contratti normativi e la contrattazione con i consumatori. Mentre i contratti dei consumatori presentano uno statuto ordinario e omogeneo, il regime normativo dei contratti normativi si applica a situazioni particolari, legate alla dipendenza economica dell'impresa, alle peculiarità di rapporti come il franchising, e ad aspetti specifici come i ritardi nei pagamenti (d.lgs. 231/2002). Si argomenta che, a differenza della contrattazione con i consumatori, nei contratti normativi non vi è una situazione di debolezza generale dell'impresa che giustifichi una disciplina normativa differente dal diritto comune. La diversità sta quindi nella generalità della disciplina per i contratti con i consumatori contro la specificità e la contestualità della normativa per i contratti normativi.

3. Legittima Imposizione o Convenienza Economica

La sezione discute le iniziali perplessità sulla legittimità dei contratti normativi, visti come una forma di imposizione da parte dell'impresa più forte nei confronti del contraente più debole. Tuttavia, queste perplessità vengono superate, focalizzandosi sugli aspetti di convenienza economica e giustizia che bilanciano i potenziali inconvenienti. Si argomenta che negare alle imprese la possibilità di formulare offerte con clausole specifiche per la propria organizzazione e risorse arrecherebbe un danno maggiore al principio di libertà contrattuale. La possibilità di un approccio “prendere o lasciare” viene giustificata dalla complessità di gestire un regime contrattuale diverso per ogni singolo rapporto con la clientela, soprattutto per le grandi imprese. Si afferma quindi la legittimità di questi contratti, ma con la necessità di tutele contro eventuali abusi.

4. Il Ruolo del Giudice nell Adeguamento Contrattuale

La sezione si concentra sul possibile intervento del giudice nei contratti normativi, analizzando i limiti del suo intervento rispetto all’autonomia contrattuale. Si afferma che l'intervento giudiziale è possibile solo in caso di inadempimento dell'obbligo di rinegoziazione. Tale intervento potrebbe essere ammesso se le parti hanno predisposto parametri specifici per l'adeguamento del contratto, in quanto la rinegoziazione diventerebbe un atto esecutivo di una volontà già espressa. L’adeguamento giudiziale è ammissibile anche se le parti hanno rimesso la determinazione all’equo apprezzamento di un terzo in caso di fallimento della rinegoziazione. Si evidenzia quindi un approccio cauto dell’intervento giudiziale, limitato a casi specifici e che non sostituisca la volontà delle parti.

V.L Istituto dell Hardship e la Rinegoziazione Contrattuale

Si approfondisce l'istituto dell'hardship, ovvero l'eccessiva onerosità sopravvenuta, analizzandone i requisiti (evento perturbante, imprevedibilità, esternalità) e le conseguenze. La rinegoziazione contrattuale è presentata come il principale strumento per ristabilire l'equilibrio economico del contratto, con l'intervento del giudice o di un arbitro come ultima ratio. Si sottolinea l'importanza della notifica della situazione di hardship e del rispetto della buona fede nel corso delle trattative di rinegoziazione.

1. L Istituto dell Hardship Squilibrio Contrattuale e Rimedi

La sezione introduce l'istituto giuridico dell'hardship, focalizzandosi sulla sua applicazione in situazioni di squilibrio contrattuale significativo. Si evidenzia che la norma non può essere utilizzata per esonerare una parte dai rischi normali del contratto (alea normale), ma interviene solo quando lo squilibrio è decisivo. La natura "sostanziale" di tale alterazione dipende dalle circostanze specifiche del caso e può manifestarsi come un aumento sostanziale dei costi per una parte o una diminuzione sostanziale del valore della prestazione ricevuta. In quest'ultimo caso, è fondamentale che la diminuzione sia oggettivamente misurabile. Si sottolinea quindi la necessità di un'alterazione sostanziale dell'equilibrio contrattuale per poter invocare l'hardship.

2. Requisiti dell Hardship Evento Perturbante Prevedibilità ed Esternalità

Si analizzano i requisiti per l'applicazione dell'istituto dell'hardship, evidenziando tre aspetti fondamentali: la natura dell'evento perturbante (irrilevante ai fini dell'applicazione), il momento in cui si produce (anteriore o posteriore alla stipula del contratto), e la sua imprevedibilità ed esternalità. L'imprevedibilità dell'evento è un elemento chiave: se prevedibile o ragionevolmente prevedibile, la parte svantaggiata non può invocare l'hardship. L’esternalità può essere intesa in due modi: come evento fuori dal controllo della parte svantaggiata o come mancata assunzione del rischio da parte della parte lesa. Quest'ultimo aspetto riguarda in particolare i contratti aleatori, dove il rischio è consapevolmente assunto dalle parti. L’analisi si concentra quindi sull’oggettività dell’evento e la sua imprevedibilità per la parte lesa.

3. La Rinegoziazione Contrattuale Procedimento e Ruolo della Buona Fede

La sezione descrive la rinegoziazione contrattuale come il rimedio principale in caso di hardship. Questa prevede che la parte svantaggiata informi senza ingiustificato ritardo la controparte circa il sopraggiungere dell’hardship, le sue conseguenze e l’inizio delle negoziazioni. La notifica funge da input per avviare la negoziazione, legittimando la parte lesa ad adire l’autorità giudiziaria in caso di mancato accordo entro un termine ragionevole. L'intero processo di rinegoziazione deve avvenire nel rispetto del principio di buona fede e leale collaborazione. La richiesta di rinegoziazione non legittima, di per sé, la parte svantaggiata a non adempiere la propria prestazione. In mancanza di un accordo, l'autorità adita può disporre l’adeguamento del contratto o la sua risoluzione.

4. Adeguamento Giudiziale o Arbitrale del Contratto

L’ultima parte descrive le possibili decisioni dell’autorità giudiziaria o arbitrale in caso di hardship accertata. L’autorità può disporre l'adeguamento del contratto alle mutate circostanze, la sua risoluzione (solo se l'evento non era prevedibile e l'adeguamento è impossibile), o indirizzare le parti a ricominciare i negoziati. L'adeguamento giudiziale ha una duplice funzione: fornisce una cornice alla contrattazione e funge da rimedio per situazioni di impasse. Tuttavia, il limite sta nell'impossibilità di imporre un nuovo contratto alle parti: la modifica deve essere prevedibile o legata all'originario contratto, secondo criteri di ragionevolezza ed equa distribuzione delle perdite, nell’ottica di ristabilire lo status quo ante. Si conferma quindi il ruolo della negoziazione come strumento primario per la risoluzione delle controversie.

VI.Subfornitura e Reti di Imprese

Il documento tratta la subfornitura e le reti d'impresa, evidenziando le possibili asimmetrie di potere tra le imprese coinvolte (committente e subfornitore) e l'intervento legislativo (legge 192/1998) volto a tutelare le piccole e medie imprese. Il contratto di rete, introdotto dalla legge 33/09 e modificato dalla legge 122/10, è analizzato come strumento per la cooperazione tra imprese e il miglioramento della loro competitività. Si distinguono diversi tipi di reti d'impresa in base a criteri organizzativi e contrattuali.

1. La Subfornitura Asimmetrie di Potere e Intervento Legislativo

La sezione introduce la subfornitura, descrivendola come una realtà nei moderni processi di produzione industriale, dove un'impresa principale (committente) affida la produzione di singoli componenti ad altre imprese (satelliti). Si evidenzia la possibile posizione di dominanza del committente, sia nella definizione del regolamento contrattuale che nel pagamento finale, che può creare condizioni di inferiorità per le piccole e medie imprese subfornitrici. Il legislatore, consapevole di questa asimmetria, è intervenuto con la legge 18 giugno 1998, n. 192, "Disciplina della subfornitura nelle attività produttive", per attenuare tale squilibrio tra le parti contraenti. Si sottolinea quindi la necessità di una legislazione specifica per proteggere le imprese più piccole e meno potenti nel mercato.

2. Reti di Imprese Un Modello di Organizzazione Alternativo

Il testo introduce le reti di imprese come un modello organizzativo alternativo all'impresa verticalmente integrata, che si è affermato a partire dagli anni Settanta. Si descrive il passaggio da un modello gerarchico a una maggiore flessibilità organizzativa e diversificazione merceologica, favorito anche dalla crisi della grande impresa e dall'emergere di nuove strategie imprenditoriali. Le reti di imprese si basano sulla collaborazione tra più imprenditori, con una de-verticalizzazione attraverso l'outsourcing e la necessità di modelli di governance per il coordinamento. L’obiettivo principale è quello di aumentare l’efficienza allocativa, reperire nuovi mercati, implementare progetti di sviluppo e migliorare il rating delle imprese aderenti tramite la cooperazione. Il modello delle reti è quindi descritto come un modo per migliorare la competitività e l’innovazione nel contesto imprenditoriale.

3. Il Contratto di Rete Caratteristiche e Evoluzione Legislativa

La sezione presenta il contratto di rete, nato da un iter legislativo complesso, come strumento giuridico per la collaborazione tra imprese. Si definiscono gli elementi caratterizzanti: la natura contrattuale e plurilaterale con comunione di scopo, l'obbligo di esercizio comune di attività economiche per accrescere la capacità innovativa e la competitività, l'istituzione di un organo comune di gestione e rappresentanza, e la previsione di un patrimonio di rete. Si evidenzia l'evoluzione normativa, in particolare l'intervento della legge n. 99/2009 e della legge n. 122/2010, che ha reso facoltativa l'istituzione di un fondo patrimoniale e di un organo comune, rendendo il contratto più flessibile e adattabile a diverse realtà imprenditoriali. Si sottolinea anche l'integrazione della disciplina in materia di recesso e il riconoscimento di un ruolo specifico dell’organo comune.